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mercoledì 31 ottobre 2018

Vacanze in USA #10

Sali a bordo, viso pallido!

Purtroppo la giornata piovosa ha impedito stamane di andare a cavallo. So, democraticamente, abbiamo deciso di ripiegare sulla riserva dei Cherokee, circa un’ora by car da Gatlinburg. Prima, però, urge fare colazione all’americana. Eccoci dunque al Crockett’s Breakfast Camp per fare il pieno di pancake e Maple Syrup! Mmm!!! Ah, il pioniere Davy “Crockett” Maple originario di questi luoghi, è nato nel 1840 e sposato nel 1928, ma la sua statua lignea regala un’immagine diversa, più umana, di quella celebrativa veicolata dalle pellicole Made in USA. Strano, ma vero. Ovviamente, siccome normally nessuno cucina qui, bisogna fare la fila per fare colazione, causa sold out! Anche questo è business: trasformare una situazione in soldi! Possiamo imparare, no? Una volta dentro un'ambientazione da polveroso west accoglie il cliente. Barilotti, vasche di metallo, selle, tavole in legno, incudini, tende e basse lanterne che fanno tanto atmosfera di un passato consegnato al mito. Ya- ahhh!!!


L’ho già detto che la colazione media americana prevede uova strapazzate, acqua, caffè, bacon, waffle, pancake, te o coke, rotolo alla cannella? Sì? Beh lo ripeto! Un consiglio: meglio assaggiare un po’ di tutto perché, non essendo abituati, si rischiano dei problemi intestinali. Ma la ragione di queste colazioni pantagrueliche è semplice. I ritmi americani sono diversi dai nostri. Qui la casa non la si vive, vi si dorme e basta. Per il resto della giornata l’americano corre di qua e di là, a bordo degli horses d’acciaio e vive girovagando di negozio in negozio. Pertanto, consuma solo due pasti al dì, la colazione e la cena. Il pranzo infatti è più uno snack da Street Food o Hand Food. Sazio, satollo e con un principio di acidità, mi alzo dal tavolo e seguo gli altri alla prossima tappa: la riserva Cherokee.



Un’ora di strada a velocità sostenuta, attraversando per intero il Great Smoky Mountains National Park, superando il Tennessee e sconfinando nel North Caroline. Varcato il confine, ecco il villaggio dei nativi americani. L’atmosfera da giocoso sogno di Glatinburg evapora nei colori caserecci e grigi di tettoie di metallo, reti zincate e negozietti in stile zingaresco gettati sulla strada principale. Tutto molto poco caratteristico, ma la morfologia degli abitanti è decisamente diversa dagli altri abitanti della zona IN degli USA. Carnagione scura, neri capelli lunghi, occhi neri, anima perduta nel retaggio culturale di cui dovrebbero far parte e che sentono di non rispecchiare più, soggiogati dalla concorrenza della modernità. Eppure, sono disponibili a vestire con chincaglierie di plastica, simili a quelle originarie del loro clan, e a svolgere alcuni balletti rituali della loro cultura. Un’esibizione breve ma dall’indubbio sapore amerindo sulle forze della Natura, dalla Tartaruga all’Aquila! Ovviamente, sono bene accette le mance dei turisti. Come si dice dalle mie parti, “the business is the business"! Il resto di shops è uno show di pacchianerie Made in China sul quale stendo un velo pietoso. Degno di nota, invece, è il museo dei Cherokee. Qui viene narrata la triste storia dei nativi americani scacciati a forza verso West, con l’interruzione della loro storia. E attraverso i resti della loro civiltà, maschere, pipe, punte di freccia, lance, rivive l’anima orgogliosa dei Cherokee. Sicuramente, non l’anima spenta del nativo che ha cantato e ballato per noi.



Di ritorno, la stessa pioggia dell’andata ci ha accompagnato lungo i tornanti delle montagne. Ma il nostro generoso anfitrione di volta in volta si fermava negli appositi spazi di overlook per farci ammirare le nuvole impigliata tra i monti. Le Smoky Mountains, appunto!



Tornati in città, ecco la notizia. Non ceneremo in cabin nei pressi del Singing River, peraltro assai ingrossato oggi per la lunga pioggia, ma all’Old Mill. Un locale presso il quale avevamo provato a cenare alcuni giorni prima, ma senza successo a causa della lunghissima lista d’attesa. Riproveremo oggi. Come diceva mia nonna, try again!

Stay tuned!

lunedì 29 ottobre 2018

Vacanze in USA #9

Cena con spettacolo

Siccome negli USA non si mangia, non si beve e ci si annoia, i nostri anfitrioni decidono di portarci in una sala dove si mangia seduti, rigorosamente con le mani, e si assiste ad uno spettacolo cowboys in tempo reale. Bene, questo favoloso luogo, difficilmente ripetibile nelle arene nostrane, si chiama Dolly Parton’s Stampede! O, altrimenti, impresa fabbrica soldi, per i titolari. Poi c’è sempre la conversa, ovvero fabbrica mangiasoldi, per gli avventori. Un immenso parcheggio, di consueto pulito, ordinato e arioso, ti accoglie. Per accedere al caseggiato si passa accanto alle stalle dei cavalli. Lo spettacolo è infatti a cavallo. L’ho già detto? Fa’ niente! Superate le stalle, un cartello bene in evidenza avverte che non è possibile entrare con vivande, una cosa piuttosto ovvia a mio modo di vedere, coltelli, cosa anch’essa piuttosto ovvia a mio onesto parere, e, udite udite, armi … sì, armi! Nel Paese ‘God and Gun’,vi sono poche eccezioni alla legge del Far West, ovvero le scuole, l’università e questa attrazione! Alla reception, degli addetti controllano le tue borse … insomma, stiamo andando ad una cena, no? Sarà pur un luogo di divertimento, no?


Eppure … Un lungo corridoio ti conduce ad un angolo dove due esuberanti giovanotti ti fanno accomodare davanti ad uno schermo verde e ti scatta delle fotografie, che in seguito puoi tranquillamente acquistare in sala durante lo spettacolo. Dopo ci si accomoda su tavolate lunghe e sottili ove un trio folk intrattengono, suonando e cantando dal vivo, gli avventori per circa trenta minuti. Ovviamente, se vuoi, se proprio lo desideri, puoi ordinare del pop corn o del nachos e delle bevande. Dico ‘ovviamente’ perché questa consumazione non è prevista nello spettacolo per il quale si è pagato il biglietto. Come dicevo poc’anzi? Fabbrica produce soldi. O mangia soldi. A seconda del punto di vista, ovviamente. Lo spettacolo è accompagnato dai lazzi del trio, che si reggono il gioco, interpretando degli specifici ruoli, favorendo nel pubblico una immedesimazione emotiva, e cercando l’interazione attiva con quest’ultimo. Il pubblico, dell’anziano disabile in terza fila, all’adolescente annoiata in prima, alla donna obesa in seconda fila, al non più giovanissimo uomo in quarta fila con cappello da cowboy e atteggiamento da duro, al timido bimbo complessato o disagiato in seconda fila, partecipa con risa, urla di giubilo o cantando al seguito del trio. Insomma, benvenuti in America! Spettacolo allo stato puro. Avremmo da imparare, non trovate? Terminato il pre - show, la gente sfolla verso le scale e, tramite il piano, superiore, si accede infine all’enorme arena dove assisteremo allo spettacolo e consumeremo il nostro frugale pasto. Se i romani organizzavano gli spettacoli pubblici con le corse dei cavalli, gli americani sanno fare di meglio. Ovviamente, i  nostri limiti di anfitrioni ci hanno regalato lo spettacolo nella prima fila … Wow! Ai nostri piedi, un’arena chiusa animerà lo svago.


Le luci si abbassano, inizia lo show! Entrano uomini e donne a cavallo, gli uni vestiti di rosso e gli altri di blu. Bene, dovete sapere che la località di Pidgeon Forge si trova nel Tennessee, ovvero nel regno della Confederazione. Ebbene, lo spettacolo inscena la rivalità tra Nord e Sud, gli artisti vestiti di rosso rappresentano il Nord mentre quelli vestiti di blu il Sud. L’arena è, a sua volta, divisa in nordisti e sudisti e il pubblico è invitato a partecipare alla rivalità, con fischi e urla di approvazione rivolti ai rappresentanti della propria fazione o con fischi ed urla di disapprovazione ai colori avversi. Alla parola ‘Stampede’ tutti devono battere i piedi sul pavimento di legno. Ho già detto che in questo angolo di USA tutto è fatto con il legno? Bene, sappiate comunque che il baccano sa essere coinvolgente. Si svolgono varie acrobazie volanti o a cavallo. Tutto perfettamente sincronizzato e con eccezionali livelli di professionalità, nonostante la voluta impressione di vita quotidiana. V’è anche un character in salopette e berrettino che impersona lo stereotipo del bifolco c'entro americano. La sua funzione mi pare lampante: spezzare il ritmo serrato delle esibizioni artistiche con gag con il presentatore.


Ma aspettate di sapere il resto …


Bene, sì svolgono anche alcuni momenti di gioco in arena con il pubblico pagante. Avete capito bene. Si paga e si partecipa allo show! Ovviamente, per volere dei nostri munifici ospitati, il sottoscritto viene chiamato a partecipare ad uno dei giochi. La nostra cameriera di settore mi prende in consegna e mi indica dove andare. Scendo in un settore compreso tra i due semicircoli di nordisti e sudisti e incontro due cow boy dello staff. Energumeni di due metri e passa, per tacere della stazza complessiva. Un altro tizio mi raggiunge, è il mio sfidante, il nemico nordista. Il cow boy ci illustra cosa succederà e come funzionerà il gioco. Alla fine ci chiede se abbiamo capito e insieme rispondiamo ‘yeah, ok’. Inutile, forse, aggiungere che non ho capito un bel nulla. Ma ormai è tardi. Veniamo chiamato dallo speaker, il cancello si apre ed entriamo nell’arena accompagnati dalle urla degli astanti. Ora so cosa potevano provare i gladiatori… ma la mia è una farsa gioiosa. Come gladiatori impacciati, avanziamo a fatica tra la polvere verso il centro dell’arena, con l’andatura da cowboy, questo ci era stato chiesto di fare, e questa è l’unica cosa che ho capito. Ci vengono chiesti i nostri nomi e i due membri dello staff ci collocano l’uno davanti all’altro in corrispondenza della diversa appartenenza territoriale. Il gioco è semplice, tre lanci per centrare un anello posto a dieci metri davanti a noi. Semplice, a parole. Nessuno dei due c'entra l’asta, ma il nordista colloca i suoi ferri da cavallo più vicini dei miei all’asta. Lui wins, io lose. Game over. E riceve una medaglia in premio. Torno mesto al mio posto, qualcuno dei sudisti mi guarda sorpreso, io filo via. E termino la mia cena. In ordine, abbiamo consumato: una zuppa; un biscotto salato aromatizzato; un pollo (intero); una fetta di pancetta; una mezza patata; una mezza pannocchia di granoturco; una fetta di pane; una sfogliatina di mela e cannella. L’ho già detto che gli americani amano la cannella? Che la mettono ovunque? No? Bene, ora lo sapete.


Terminato lo show, la gente sfolla per una direzione diversa da quella di arrivo. Anche perché mentre noi ci avviamo all’uscita, altri stanno assistendo al pre - show del trio folk di prima. Ricordate? No? Male! Comunque, danno tre spettacoli al giorno, il primo alle 15:30, il nostro; il secondo alle 18:30 e il terzo alle 20:30. Chiaro? Mille posti per volta, tutto sold out! Ho detto tutto. Uscendo, però, ci costringono a transitare per un negozietto di souvenir a tema Stampede. Altri soldi, altro business! Ma qui vendono una riproduzione della medaglia che non ho vinto. I nostri anfitrioni l’acquistano e me la donano. Bene, anch’io ho vinto qualcosa durante questo straordinario soggiorno in USA e stanotte dormirò da vincente!


Purtroppo, sulla via del ritorno l’insegna di Krispy Kreme è accesa di rosso.


Allora bisogna farvi una capatina perché le donuts sono appena sfornate. Una goduria che si scioglie in bocca … mmm … valeva la pena fermarsi! E comprendo anche la sfrenata passione di Homer Simpson per le ciambelle.


Domani, meteo permettendo, andremo a vedere i Cherokee oppure a fare un giro sui cavalli.

Restate connessi, ne leggerete delle belle. O delle brutte! Chissà!

giovedì 25 ottobre 2018

Vacanze in USA #8

Il Villaggio di Santa Clause

Scesi a Gatlinburg, torniamo un giorno sulla via principale lungo la città commerciale, giungiamo a Pidgeon Forge. La città di giorno appare un pochino più spartana della scintillante città notturna, ma la spinta compulsiva a spendere nel frivolo e nel superfluo é la stessa. Così, avendo prenotato per il primo pomeriggio dei posti in un locale ove si assiste ad uno spettacolo a cavallo mentre si consuma un pasto in american style, i nostri anfitrioni ci portano al Villaggio di Babbo Natale … un enorme store monotematico: decorazioni ed articoli natalizi per tutti i gusti e tutte le tasche! Babbini, alberi, luci, carte decorative e per regali, Grinch, Rudolph, in legno, in plastica, in gomma, morbidi, rigidi, delicati, kitsch! Nel frattempo che giri per l’enorme edificio dolci melodie natalizie ti fanno sentire dolce e spensierato! Naturalmente, diventa impossibile resistere e così anche noi abbiamo comprato. Ancora, non ho capito cosa, ma qualcosa a tema natalizio!


Curiosità! Mica poteva mancare la sezione di Halloween, no? Così teschi in abiti natalizi, zucche più o meno a tema, fantasmi colorati e così via! Qualcuno potrebbe storcere il naso e fare snob, magari sente così superiore rispetto a questo marchiano e grossolano successo del capitalismo, ma, al di là di un iniziale straniamento dovuto all’american way of life, non riesco a fare lo snob, proprio No, ma riesco solo a dire sob … per via del conto da pagare!



Ah, sì poi abbiamo assistito allo spettacolo.

Restate connessi, segue aggiornamento