(immagine tratta da: https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEia1K7ybQEq-CwsA1EGZ9P8667yqUbSqUGS5FP1Jca_tlhzBr0pBTlHnEy-f_phtdC-SlCyxkaSZOXTm7JGaMzIa-38n29gacl531hFHJNSVz2e8iULIiuwa5V19_CZEBNCU_sveNJzcOur/s1600/egovernment1.jpg)
Cosa può fare la logica deontica per l’informatica giuridica?
Alessandro Pizzo
Introduzione
Sin dal 1951 la
logica deontica, fondata da Georg Henrik von Wright[1], un logico e filosofo
finlandese, allievo di Wittgenstein, ha mostrato una spiccata attitudine a
risultare utile a molte differenti branche della ricerca filosofica, dal campo
della logica sino a quello del diritto[2].
Tuttavia, le
cose, purtroppo, non vanno molto bene, e a dispetto delle attese. La ragione di
ciò è semplice: la logica deontica cattura solamente le nostre intuizioni normative
del linguaggio che adoperiamo[3], ma nient’altro, nulla di più. Questo perché
essa nacque come un particolare trattamento formale delle proposizioni non
assertorie, sostanzialmente un risultato del coevo neopositivismo logico[4].
Sicuramente, v’è una tensione tra le teorie formali e il linguaggio umano[5], segnatamente
quello pratico, ma ciò non significa impedire di formalizzare gli usi normativi
del linguaggio stesso. O, perlomeno, non è una buona ragione per farlo.
Al contrario,
penso che sia uno strumento utile per analizzare (anche) gli usi normative del
linguaggio, cosa adoperiamo per esprimere proposizioni normative come comandi,
facoltà, probizioni, e così via … Forse, si tratta delle stesse proposizioni
normative che adoperiamo normalmente nel diritto.
Pertanto,
desidero descrivere in questa occasione cosa possa fare la logica deontica per
una partciolare branca del diritto: la sua implementazione informatica. Infine,
ritengo la logica deontica uno strumento dell’informatica giuridica, anche se,
ovviamente, persistano innumerevoli difficoltà che vanno tenute in debito conto
prima di poter procedure oltre.
Informatica giuridica
A partire dal 1949 l’Information Technology ha avuto
una grande influenza sul diritto, non solo sul suo studio, ma anche sulle sue
applicazioni. D’altra parte, apparve immediatamente necessario “aggiornare” il diritto ai nuovi
sviluppi della storia umana.
Fu Loevinger il
primo a proporre l’uso di un nuovo termine per questo nuovo ambito del diritto,
Jurimetric, oggi meglio conosciuto
come Computer Law[6]. Con ogni probabilità. Egli pensava ai computers come
possibile strumenti per insegnare il diritto (i.e. l’apprendimento del diritto)
o per risolvere alcuni compiti connessi (i.e. la memorizzazione dei casi legali).
Allo stesso
modo, Wiener propose di adoperare l’information technology per tutti gli ambiti
della vita umana. Così, anche per risolvere molti problemi legali.
Allora, il
termine adoperato ‘Giurimetrica’significa
‘the scientific
investigation of legal problem’ con il support, certo non indifferente, dei
computers o della cibernetica. Possiamo così chiederci: cosa può fare il
computer per il diritto? Generalmente, l’aiuto consiste in alcune
possibilità:
1)
processamento
dei dati legali;
2)
archiviazione
dei dati legali;
3)
progettazione
di esempi legali di ragionamento forense.
In
Italia, Frosini propose, al riguardo, due differenti versioni:
(i)
l’«informatica
giuridica» documentale;
(ii)
l’«informatica
giuridica» metadocumentale.
La prima indicava il «computer law» come
espresso sotto (1) e (2) mentre la seconda per come espresso sotto (3).
Nel 1969, un altro studioso italiano,
Losano, propose di utilizzare il termine ‘Giuscibernetica’ intendendo con esso
l’insieme delle applicazioni cibernetiche al diritto[7].
Più precisamente, desiderava superare
l’approccio di Loevinger distinguendo quattro differenti modi di «fare»
‘informatica giuridica’ o Computer Law:
(x) approccio filosofico;
(xx) cibernetica con sistemi dinamici;
(xxx) applicazione della logica moderna
alle formule del diritto;
(xxxx) usi del computer nell’intero
campo del diritto.
Credo che I Quattro significati di
Losano possano venir considerati quali semplici obiettivi, ma che non vi siano
al proposito importanti differenza tra i vari modi (x) – (xxxx).
Sicuramente, come
von Wright puntualizzava: «the novelty of computer technology consists in its revolutioning
impact on the work of the brain for purposes of human cognition»[8]. Anche se v’è
certamente chi ritiene che siamo in errore perché la locuzione ‘informatica
giuridica’ significa che «l’informatica giuridica […] si occupa dell’applicazione
dell’informatics ai contesti
giuridici e come tale coinvolge tutte le organizzazioni che hanno a che fare
con la legge, gli utenti dell’informazione e l’uso delle tecnologie all’interno
di queste organizzazioni e dei loro utenti»[9]. Così, se desideriamo non
generare confusion tra Legal Informatics
e una applicazione della Computer Science
al diritto, ci sono alcuni significati differenti della nostra locuzione:
(i)
studio
delle tecniche di ‘information retrieval’;
(ii)
studio
della relazione tra il diritto e l’«information technology»;
(iii)
studio
sull’accesso alle informazioni legali;
(iv)
studio
delle varie pratiche afferent alla sfera legale (i.e. giudici; avvocati; e così
via)[10].
La presente è sicuramente una delle
prospettive possibili, ma non pure una delle mie al riguardo.
Viviamo dentro una rivoluzione operata
dalla «computer technology» che ha un impatto profondo sulla nostra vita, con
inevitabili costi e benefici. Tuttavia, nessuno può rinunciare ai computers né
tantomeno alla stessa «information technology». Cosa sarebbe la nostra vita senza?
Così, la nostra vita resta influenzata dalla «computer
technology», viene determinata dalle possibilità, e soluzioni, dei computers,
così come dai suoi limiti. Ma è questa oramai la nostra vita!
I computers aiutano la nostra esistenza, così
come supportano anche il diritto. I loro servigi sono essenzialmente due:
(1)
elaborazione delle informazioni legali e fattuali;
(2) modellazione
del ragionamento legale.
In breve, il collegamento tra il diritto
e l’informatica può venir mostrato con lo schema seguente:
Esiste una doppia natura della «Computer
Law», sempre che sia possible parlare in questi termini: (i) l’associazione della
Computer Science e del diritto produce un processo algoritmico dei dati legali
e materiali (i.e. uso della tecnologia informatica per tutte le funzioni del diritto:
ottenere documenti legali; ottenere dati legali; richiedere consigli legali;
and so on); (ii) l’associazione della Computer Science e del diritto produce un
modello formale di ragionamento legale (i.e.
rappresentazione informatica di come ragiona un giurista). Perché I giurisiti
usano il computer nel loro lavoro? Risposta semplice: perché nessuno può farne
a meno.
Maybe
the relationship between the law and computer is complicated but each needs of
other[11]. Today all lawyers or legal human experts utilize computers for their
purposes: (a) processing legal data (i.e. to require legal precedents or to
compile legal forms); (b) processing human informations (i.e. to determine the
exact course of the affairs); (c) aiding to solve legal problems (i.e. to play
the application of a rule). So, it’s clear following schema:
Esistono certamente due diverse, ma
non irrelate, forme di Computer Law: (i) Computer
Law Teoretica (una particolare prospettiva filosofica della materia); e,
(ii) Computer Law Pratica (una
particolare prospettiva tecnica della materia). La prima ottica è apprezzata
più dai non specialist del diritto (i.e. philosophers; law teachers; and so on
…) mentre la seconda è più rilevante per gli specialist del diritto (i.e.
lawyers; judges; notaries; law students; and so on …).
Comunque, mi sembra che tale distinzione
rifletta una distinzione analoga tra due differenti approcci in filosofia: (1) Filosofia
teoretica; e, (2) Filosofia pratica. La prima è apprezzata più dai filosofi
contemplative mentre la seconda dai filosofi che desiderano prendere in
considerazione problemi concreti (i.e. ethical dilemmas; social costs; and so
on …). Ciò risulterà chiaro alla luce del seguente schema:
Attenzione, però: l’uno non
contraddice l’altro (e viceversa). Il primo e il secondo significato coesistono.
Sotto una certa prospettiva ciascun
problema dell’Informatica Giuridica è mostrato dal rappresentare la conoscenza
legale in forma algoritmica. Ma penso
che le cose non stiano solo così[12]. Peraltro, l’idea cuore della Computer Law
è basata sulla concezione di Turing di un modello di computer simile all’agente
umano. Infatti, Turing concepiva il computer una macchina che sia capace di
riprodurre il comportamento intelligente umano senza però che sia possibile
distinguere tra macchina e agente umano. Sfortunatamente, però, siamo molto
lontano da questo obiettivo poiché i nostri sistemi esperti possono certamente
fare molte cose ma non ripetere dati comportamenti senza essere riconosciuti
come machine piuttosto che umani.
Nello stesso tempo, comunque, oggi I sistemi esperti ci
offrono alcuniesempi di applicazioni legali, i ben conosciuti legal expert systems: macchine programmate
per trattare dati legali e produrre ragionamenti o decisioni legali in modo automatico,
senza alcun operatore umano[13].
Ovviamente, credo che vi siano molti
problem in Computer Law, anche se questo è un risultato sgradevole di una
differenza naturale tra ‘linguaggio’ e ‘tecnica’, una particolare tensione tra le
nostre intuizioni morali e le loro formalizzazioni in Computer technology[14]. La
stessa che è presente in logica deontica, come ci dice Makinson[15] assieme a von
Wright[16].
Infine, la vita del diritto è innovata
dalla tecnologia informatica. E non è possibile tornare indietro.
Se le cose stanno così, come può aiutarci la logica deontica?
Logica
deontica
La logica deontica è naturalmente una
parte importante della logica. Come afferma Sartor: «La logica si
propone di fornire strumenti per l’analisi del linguaggio e del ragionamento»[17],
la logica è uno strumento per analizzare il linguaggio e il ragionamento. Ma di
sicuro le cose sono più piane perché esiste un accord di fondo tra tre livelli
differenti: (a) deontica; (b) pratica; and, (c) epistemica. Così, Van Den Hoven e Lokhorst suggeriscono
il successivo schema[18]:
Deontic
|
Action
|
Epistemic/Doxastic
|
The right
The obligation
The permission
Duty
The
right
|
To get
To see it that
To let someone
To prevent
people from
To remain
|
Information
Others know
Know
Believing falsehoods
Ignorant
|
Ottica interessante ma ritengo più importante
tornare alla logica deontica.
Come detto, la logica deontica è una
parte particolare della ricerca logica la quale cattura il comportamento logico
dei concetti normativi. Essa è parte della rinascita della logica modale nel
corso del ‘900. Infatti, il suo fondatore la concepì nei termini di una
interrelazione con I concetti aletici, presi in considerazione dalla Logica
Modale[19]. Pertanto, la logica deontica prende in considerazione I concetti
normative per come essi funzionano all’interno del linguaggio. In breve, essa
risulta una logica delle proposizioni normative. Come suggeriscono Føllesdal e Hilpinen: «Normative expressions include the words
‘obligation’, ‘duty’, ‘permission’, ‘right’, and related expressions»[20]. Ma possiamo
definirla una logica del linguaggio normativo perché è attraverso il linguaggio
che esprimiamo usi normative dello stesso.
Per Sartor la
logica deontica è problematica se desideriamo adoperarla nella formalizzazione del
diritto in informatica poiché produce un numero severo di paradossi[21], frutti
proibiti per una teoria morale razionale, qual è il diritto. In un mio recente
scritto, scrissi:
The
paradoxes invalidate host theoretical system’s rationality. Since its origin
deontic logic was an attempt to formalize moral reasoning, moral theory’s
language. Now, if it seems irrational, or incoherent in many achievement, is
moral theory irrational too? […] if deontic logic is incoherent, so
inconsistent, then entire moral theory is irrational. This is a result unpalatable.
In fact, it implies to expel practical reason from rational domain[22]
Artosi, per esempio, la pensa come
Sartor[23], ma mi sembra un’esagerazione in quanto il compito della logica deontica
non è formalizzare il linguaggio giuridico. Peraltro lo stesso Sartor scriveva
alcuni anni prima:
una logica per la
rappresentazione della conoscenza giuridica dovrebbe comprendere comprendere
logiche modali, deontiche, epistemiche, temporali, dell’azione, e ogni altra
logica necessaria per affrontare i concetti del linguaggio comune[24]
Forse, la Computer Law necessita di molte
logiche (i.e. modal logics; epistemic logics; tense logics; action logics; and
so on), sicuramente anche della logica deontica, ma non solo.
Così, i problemi formali della logica deontica
non escludono la possibilità di utilizzarla in Computer Law. È certamente un
elemento che deve essere considerato ma non l’unico. Comunque, la presenza di
paradossi deontici non implica che il pensiero pratico sia inconsistente[25].
Per di più, la Computer Law ha altri problemi,
non solo questo[26]. Così torniamo alla questione iniziale: cosa può fare la
logica deontica per l’informatica giuridica?
Brevemente, la questione chiave della
material è la seguente: la logica deontica ci dice più di quanto possa dirci il
diritto. In accordo a una data prospettiva, la logica deontica non può fare
molto più del diritto in quanto fornisce un modello teorico del diritto, ma
nient’altro.
Comunque, mi sembra che sia una buona
ragione per considerare la logica deontica con maggior interesse. Infatti, essa
è in grado di modellare un impianto formale del diritto, uno strumento utile
per una migliore comprensione del diritto. In accordo ad un’altra prospettiva, la
logica deontica è rilevante per il diritto perché fornisce una ricostruzione
razionale del diritto. Onestamente non la penso così. Piuttosto la logica deontica
è interessante per il diritto ma non per questa ragione. Se vogliamo produrre
un insieme giuridico di proposizioni giuridiche, allora la logica deontica è
utile in Computer Law, altrimenti non funziona. Ad esempio, Mangiameli considera
la logica deontica uno strumento per illuminare «il rapporto logico tra i vari
tipi di norme»[27], un compito importante per la presente materia. Infatti, uno
dei suoi compiti è formalizzare le enunciazioni giuridiche.
Infine, credo sia possibile porre la
seguente questione: cosa può fare la logica (deontica) per il diritto? Questa
questione è cruciale per la Computer Law ma è anche una questione più complicate
di quanto sembri. Infatti, a questo punto, penso che la logica possa offrirci
un “assaggio” del diritto, ma non tutto. Come suggerisce
Haack: «Something, but not All»[28]. Così, possiamo ripetere la precedente questione: cosa
può (non) fare la logica deontica per la Computer Law? Tuttavia, lascio ad
altri la responsabilità di rispondere.
Bibliografia
A. Artosi, il paradosso di
Chisholm. Un’indagine sulla logica del pensiero
normativo,
Clueb, Bologna, 2000.
J. Van Den Hoven – G.J. Lokhorst, Deontic Logic and Computer – Supported Computer Ethics, “Metaphilosophy”, 33, 2002, pp. 376 – 386.
F. Føllesdal – R. Hilpinen, Deontic Logic: An Introduction, in R. Hilpinen, Deontic
Logic: Introductory and Systematic Readings, D. Reidel Publishing Company,
Dordrecht – Holland, 1971, pp. 1 - 35.
V. Frosini, Cibernetica,
diritto, società, Comunità,
Milano, 19782.
S. Haack, On Logic in the Law: “Something, but not All”, “Ratio Juris”, 1,
2007, pp. 1 – 31.
S. O. Hansson, Formalization in Philosophy, “The Bullettin
of Symbolic Logic”, 2, 2000, pp. 162 – 175.
S. O. Hansson, Ideal Worlds – Wishful Thinking in Deontic Logic, “Studia Logica”, 82, 2006, pp. 329 – 336.
J. Hintikka, Deontic Logic and Its Philosophical Morals, in J. Hintikka,
Models for Modalities. Selected Essays, Reidel,
Dordrecht, 1969, pp. 184 – 214.
S. Iaselli, Sistemi esperti legali, Simone, Napoli,
2001.
M. G. Losano, Giuscibernetica. Macchine e modelli
cibernetici nel diritto,
Einaudi, Torino 1969.
D. Makinson, On a Fundamental Problem of Deontic Logic, in P. A.
McNamarra - H. Prakken, Norms, Logics and Information Systems. New
Studies in Deontic Logic and Conputer Science, IOS, Amsterdam, 1999, pp. 29
– 53.
A. c. a.
mangiameli,
Informatica giuridica, Giappichelli,
Torino, 2010.
A. Pizzo, Deontic Paradoxes and Moral Theory,
Ilmiolibro, Roma, 2012, ISBN: 9788891014184.
A. Pizzo, Informatica giuridica: un inventario di
problemi, in A. Pizzo, Logica del linguaggio normativo. Saggi su
logica deontica ed informatica giuridica, Aracne, Roma, 2010, pp. 139 –
148.
A. Pizzo, Logica, informatica, scienze normative:
rappresentare la conoscenza, in “Diritto & diritti”, Electronic Law Review, ISSN: 1127-8579, link: http://www.diritto.it/archivio/1/20437.pdf.
A. Pizzo, Nodi critici dell’informatica giuridica,
in A. Pizzo, Logica del linguaggio normativo. Saggi su logica deontica ed
informatica giuridica, Aracne, Roma, 2010, pp. 15 – 34.
A. Pizzo, Pensiero pratico e logica deontica: assenza
o presenza di razionalità?, in A.
Pizzo, Logica del linguaggio
normativo. Saggi su logica deontica ed informatica giuridica, Aracne, Roma,
2010, pp. 93 – 128.
N. Rescher, The Logic of Commands, Routledge & Kegan
Paul, London, 1966.
N. Rescher, Topics in Philosophical Logic, Reidel, Dordrecht, 1967.
a. rossetti, i temi emergenti nell’informatica giuridica,
in a. rossetti (ed.), Legal Informatics, Moretti Honegger,
Bergamo, 2008, pp. 13 – 28.
G. Sartor, Le applicazioni giuridiche dell’intelligenza
artificiale. La rappresentazione della conoscenza, Giuffré, Milano, 1990.
G. H. von Wright, An Essay in Modal Logic, North –
Holland, Amsterdam, 1951.
G. H. von Wright, On the Logic of Norms and Action, in R. Hilpinen (ed.), New Studies in Deontic Logic, Reidel, Dordrecht, 1981, pp. 3 – 35.
Note
[1] Cfr. S. O. Hansson, Ideal Worlds – Wishful Thinking in Deontic Logic, “Studia Logica”, 82, 2006, p. 329.
[2]
Cfr. A. Artosi, , Il paradosso
di Chisholm. Un’indagine
sulla logica del pensiero normativo, Clueb, Bologna, 2000, p. 7.
[3] Cfr. N. Rescher, Topics in Philosophical Logic, Reidel, Dordrecht, 1967, p. 231. The
author suggests to face the difficulties in deontic logic as an attempt to
account for gap between forma language and moral reality.
[4] Cfr. N. Rescher, The Logic of Commands, Routledge & Kegan
Paul, London, 1966, p. vi. I suggest to consider Jørgensen’s dilemma as a
particular form of this public debate: are the norms true or false?
[5] Cfr. S. O. Hansson, Formalization in Philosophy, “The Bulletin of
Symbolic Logic”, 2, 2000, p. 163. According to the author, the philosophy always
formalize even when it doesn’t seem. Single concepts are reality’s
formalizations yet. It seems to me that’s a correct perspective, even if I have
some reservation about it.
[6] This field is named
‘Informatica giuridica’ in Italian tongue.
[7]
Cfr. M. G. Losano, Giuscibernetica. Macchine e modelli
cibernetici nel diritto,
Einaudi, Torino 1969. Losano used new field of the Law early in time, combining traditional
knownledges with new purchases. However his effort was not accepted by all the
authors. Is my idea that it is depended by the choice chosen in this field:
Cybernetics or Computer Science applied to the Law?
[8] Cfr. G. H. von Wright, Inaugural Address, in A. A.
Martino (eds.), Expert System in
Law, North – Holland, Amsterdam, 1992, p. 1. Finnish philosopher was ever
forward-looking in his considerations on human societies and the future of
human culture.
[9]
Cfr. a. rossetti, i temi emergenti nell’informatica giuridica,
in a. rossetti (ed.), Legal Informatics, Moretti Honegger,
Bergamo, 2008, p. 13.
[10]
Ibidem.
[11]
Cfr. V. Frosini, Cibernetica,
diritto, società, Comunità,
Milano, 19782. I appreciate
this author because he combines traditional philosophy with new theorical
frontiers.
[12]
Cfr. A. Pizzo, Logica, informatica, scienze normative:
rappresentare la conoscenza, in “Diritto & diritti”, Electronic Law Review, ISSN: 1127-8579, link: http://www.diritto.it/archivio/1/20437.pdf. It seems to me that it is not sufficient to translate into algorithimic
language legal knowledge and juridical formulary.
[13]
Cfr. S. Iaselli, Sistemi esperti legali, Simone, Napoli,
2001. In this monograph the author accounts a brief overwiev
about the matter.
[14]
Cfr. A. Pizzo, Nodi critici dell’informatica giuridica,
in A. Pizzo, Logica del linguaggio normativo. Saggi su logica deontica ed
informatica giuridica, Aracne, Roma, 2010, pp. 15 – 34. The Computer Law shows many points to be clarified.
[15] Cfr. D. Makinson, On a Fundamental Problem of Deontic Logic, in P.
McNamarra – H. Prakken (eds.), Norms, Logics and information Systems. New
Studies in Deontic Logic and Computer Science, IOS, Amsterdam, 1999, p. 29.
[16] Cfr. G. H. von Wright, On the Logic of Norms and Action, in R. Hilpinen (ed.), New
Studies in Deontic Logic, Reidel, Dordrecht, 1981, p. 7. For von Wright the
difference between formalism and normative intuitions is the root of deontic
logic’s many difficulties but I cannot to agree with this perspective.
[17]
Cfr. G. Sartor, Linguaggio
giuridico e linguaggi di programmazione, Clueb, Bologna, 1992, p. 362.
[18] Cfr. J. Van Den
Hoven – G.J. Lokhorst, Deontic Logic and Computer – Supported Computer Ethics, “Metaphilosophy”, 33, 2002, p. 379.
[19] Cfr. G. H. von Wright, An Essay in Modal Logic, North – Holland, Amsterdam, 1951, p. 36.
[20] Cfr. F.
Føllesdal – R. Hilpinen, Deontic Logic: An Introduction, in R. Hilpinen (ed.), Deontic
Logic: Introductory and Systematic Readings, D. Reidel Publishing Company,
Dordrecht – Holland, 1971, p. 1.
[21]
Cfr. G. Sartor, Informatica
giuridica. Un’introduzione, Giuffré, Milano, 1996, p. 87. The author thinks of the
matter as a hard field in the Computer Law because it makes off numerous and
difficult paradoxes, inconsistencies not solvable. Perhaps, the things are not
so compromised as long as we re – interpret deontic logic as a metaethic consideration
about normative language.
[22] Cfr. A. Pizzo, Deontic Paradoxes and Moral Theory, Ilmiolibro, Roma, 2012, ISBN:
9788891014184, pp. 35 - 6.
[23]
Cfr. A. Artosi, il paradosso di
Chisholm. Un’indagine
sulla logica del pensiero normativo, Clueb, Bologna, 2000, p. 69: «la
logica deontica è una fonte insidiosa e
inesauribile di paradossi». Notably, Artosi
believes that deontic logic makes ever and dangerously paradoxes. On the other
hand, he is in agreement with Hintikka who thinks thata deontic logic is source
of many paradoxes. See J. Hintikka, Deontic Logic and Its Philosophical Morals, in J. Hintikka,
Models for Modalities. Selected Essays, Reidel,
Dordrecht, 1969, pp. 191 – 2.
[24]
Cfr. G. Sartor, Le applicazioni giuridiche dell’intelligenza
artificiale. La rappresentazione della conoscenza, Giuffré, Milano, 1990,
p. 297.
[25]
Cfr. A. Pizzo, Pensiero pratico e logica deontica: assenza
o presenza di razionalità?, in A.
Pizzo, Logica … op. cit., pp.
93 – 128. The same idea is supported by von Wright: practical
thinking is still thinking. How can it be irrational?
[26]
Cfr. A. Pizzo, Informatica giuridica: un inventario di
problemi, in A. Pizzo, Logica … op. cit., pp. 139 – 148. The text contains a list of problematic issues in the
Computer Law.
[27] Cfr. A. c. a. mangiameli, Informatica
giuridica, Giappichelli, Torino, 2010, p. 106. In fact, if deontic logic offers
a rational account of logical properties between legal pro position, then it is
an important tool for the Computer Law because it makes possible to implement
legal formulae in computer applications so to make negligible differences
between a legal human operator and a legal non – human operator.
[28] Cfr. S. Haack, On Logic in the Law: “Something, but not All”, “Ratio Juris”, 1,
2007, p. 1 and so on. It
seems to me important to consider A.
Pizzo, Diritto, società e sistemi giuridici. Dall’antropologia del diritto all’informatica giuridica, in A.
Pizzo, Logica … op. cit., pp.
149 – 164.
Nessun commento:
Posta un commento
Se desideri commentare un mio post, ti prego, sii rispettoso dell'altrui pensiero e non lasciarti andare alla verve polemica per il semplice fatto che il web 2.0 rimuove la limitazione del confronto vis-a-vi, disinibendo così la facile tentazione all'insulto verace! Posso fidarmi di te?