" La maggior parte dei mortali, o Paolino, si lagna per la cattiveria della natura, perché
siamo messi al mondo per un esiguo periodo di tempo, perché questi periodi di tempo a
noi concessi trascorrono così velocemente, così in fretta che, tranne pochissimi, la vita
abbandoni gli altri nello stesso sorgere della vita. Né di tale calamità, comune a tutti, come
credono, si lamentò solo la folla e il dissennato popolino; questo stato d’animo suscitò le
lamentele anche di personaggi famosi. Da qui deriva la famosa esclamazione del più
illustre dei medici, che la vita è breve, l’arte lunga; di qui la contesa, poco decorosa per un
saggio, dell’esigente Aristotele con la natura delle cose, perché essa è stata tanto
benevola nei confronti degli animali, che possono vivere cinque o dieci generazioni, ed
invece ha concesso un tempo tanto più breve all’uomo, nato a tante e così grandi cose.
Noi non disponiamo di poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto. La vita è lunga
abbastanza e ci è stata data con larghezza per la realizzazione delle più grandi imprese,
se fosse impiegata tutta con diligenza; ma quando essa trascorre nello spreco e
nell’indifferenza, quando non viene spesa per nulla di buono, spinti alla fine dall’estrema
necessità, ci accorgiamo che essa è passata e non ci siamo accorti del suo trascorrere"
(Seneca)
(url: http://www.shakespeareinitaly.it/seneca.jpg)
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