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domenica 13 ottobre 2013

Diritto esistente!



"Il cittadino vede la sagoma del treno nei suoi aspetti periferici esterni e facilmente riconoscibili, impara a riconoscere il treno e quindi anche a comprendere e praticare perfettamente l'attività di prendere il treno; essa include anche la comprensione della importante attività di perdere il treno. Ma l'ingegnere e il meccanico pur vedendo lo stesso treno, guardano oltre, nei meccanismi che lo fanno viaggiare e lo tengono insieme. Così i giuristi per il diritto"



(M. Jori, Del diritto inesistente. Saggio di metagiurisprudenza descrittiva, ETS; Pisa, 2010, p. 69)



Con uno stile che mi ricorda molto Ross, Jori confeziona una metafora chiarissima sul diritto:



1. il senso comune non conosce i meccanismi del treno, vale a dire del diritto, ma sa riconoscere benissimo come funziona in quanto pratica sociale;


2. i giuristi, che in questo caso non fanno parte del senso comune, conoscono i meccanismi del treno e, quindi, posseggono una conoscenza superiore del diritto rispetto ai comuni mortali (o almeno così dovrebbe essere).



Ora, ai fini (realistici) della metagiurisprudenza di Jori, importa forse conoscere gli ingranaggi del diritto oppure saper riconoscerne la fisionomia, in quanto pratica sociale, e comportarsi di conseguenza? 


La differenza tra i comuni mortali, non giuristi, e i giuristi, massimi conoscitori del diritto, è indubbia, ma cosa conta davvero ai fini del riconoscimento di una pratica sociale? Conoscere il diritto in maniera intima, o esoterica, o riconoscerne le fattezze e le movenze sociali? 


I comuni mortali, infatti, direbbe Jori, sanno riconoscere il diritto pur non sapendo cosa sia ...





(immagine tratta da: http://img.radioradicale.it/foto/0001/2212778.jpg)




giovedì 10 ottobre 2013

Diritto o pratica?



"Hanno quindi ragione per metà i giuristi quando sostengono o implicano che il fondamento della conoscenza del diritto fornita dalla giurisprudenza è il diritto stesso. La giurisprudenza è una scienza sussidiaria a una pratica sociale, una pratica che il senso comune chiama diritto e che si colloca in una zona costante della società, la coazione organizzata da norme"


(M. Jori, Del diritto inesistente. Saggio di metagiurispridenza descrittiva, ETS, Pisa, 2010, p. 62)


In maniera succinta, diciamo che Jori ha ragione nel sostenere quanto sostiene, ed anche che è nel giusto quando incontra nella sua descrizione i seguenti elementi:



1. il diritto è una pratica sociale;
2. quella dimensione normativa della società è giustamente identificata con il diritto (dal senso comune);
3. la giurisprudenza è una conoscenza derivata dal tipo di pratica sociale che intenziona;
4. il fondamento della conoscenza del diritto è il diritto medesimo, vale a dire quella porzione di società istituita e regolata da norme.



Se così stanno le cose, in cosa al contrario Jori è in torto? In negativo, rispetto all'elenco (in positivo) precedente, è possibile scorgere anche degli errori o, comunque, dei passaggi "tortuosi" nella sua descrizione. Sarebbe però troppo facile se li indicassi io, che sia il lettore a farlo!



(immagine tratta da: http://www.edizioniets.it/Priv_Foto_Libro/2297.jpg)