"L’interpretazione, si dice, non è interpretazione di qualcosa: non esistono cose o fatti o verità da interpretare, ma solo interpretazioni e interpretazioni di interpretazioni. Penso che ciò non sia conforme al concetto di interpretazione, la quale o è interpretazione di qualcosa o non lo è: l’interpretazione che dissolve in sé stessa ciò ch’essa ha da interpretare, e che quindi vi si sostituisce, cessa con ciò stesso d’essere interpretazione"
(L.
Pareyson,
Pensiero ermeneutico e
pensiero tragico, in
J. Jacobelli
(a cura di), Dove va la
filosofia italiana?,
Laterza, Roma – Bari, 1986, pp. 136 – 137)
Buon vecchio Pareyson: chi ci libererà dal collasso su sé stesso del pensiero occidentale?
Di quella, per dirla altrimenti, particolare turba che viene chiamato anche postpensiero?
Sarebbe bello saperlo, per intanto, cerchiamo di interpretare quel che altri ci offrono all'interpretazione.
(immagine tratta da: http://www.pareyson.unito.it/par800.jpg)