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venerdì 23 agosto 2013

Singoli senza comunità?

"La morte della patria è certamente l’avvenimento più grandioso che possa occorrere nella vita dell’individuo. Come naufrago che la tempesta ha gettato in un’isola deserta, nella notte profonda che cala lentamente sulla sua solitudine egli sente infrangersi ad uno ad uno i legami che lo avvincono alla vita, e un problema pauroso, che la presenza viva e operante (anche se male operante) della patria gli impediva di sentire, sorge e giganteggia tra le rovine: il problema dell’esistenza"

(S. Satta, De profundis,Milano, Adelphi, 1980, pp. 16 – 7)


Buon viatico al completamento del lavoro in progress al quale mi sto dedicando in questi ultimi giorni di un'estate tanto calda quanto interlocutoria ...

... al di là del lirismo della prosa di Satta, comunque, a mio modesto modo di vedere, va colta la consonanza tra il problema del dissolvimento dello Stato con il problema dell'esistenza del singolo ...

... forse che sia possibile un singolo senza comunità?

... forse che sia possibile una comunità senza singoli?

... o forse che la prospettiva reale è equidistante dai due punti della (presunta) polarità singolarità - comunità?



(immagine tratta da: http://ecx.images-amazon.com/images/I/41DZysX7qBL._.jpg)