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martedì 8 luglio 2014

Disabilità




"La persona disabile sta in una zona intermedia, di confine, è su un crinale: ha abbandonato lo status di “normale”, ma non è estraneo al mondo; non è perfettamente sano, ma non è neanche malato; non è morto, ma non fa pienamente parte del mondo dei vivi; non è pienamente umano, ma non è neanche un animale; non è completamente rifiutato, ma non è neanche pienamente accettato"




(M. Schianchi, La terza nazione del mondo. I disabili tra pregiudizio e realtà, Feltrinelli, Milano, 2009, p. 47)




L'effetto della stigmatizzazione delle persone disabili: collocarle nella terra di nessuno della condizione di mezzo tra opposti, vale a dire dislocarle al di fuori dello spazio quotidianamente vissuto dai (presunti) normali ...



(url immagine: http://www.semprediritti.it/media/k2/items/cache/778faba3e3dc8c6c6db24b403da494ae_XL.jpg)


venerdì 31 maggio 2013

Inval ... sì!



Lo spauracchio degli ultimi anni per la scuola italiana non è più il taglio nei bilanci, cosa ormai accettata di buon grado, nonostante i suoi devastanti pesi e esistenziali, per chi vi lavora, e strutturali, per la qualità finale del servizio erogato, ma la cosiddetta valutazione (tutta italica) del sistema d'istruzione, e che passa attraverso i famigerati test Invalsi.

Non m'importa qui il merito della questione né tantomeno argomentare pro o contra gli stessi: m'interessa solamente aggiungere alla discussione una semplice indicazione, peraltro di assoluta banalità.

Leggo di passaggio in un recente testo di Viesti:


"Un insegnante di un liceo milanese frequentato dalla borghesia più agiata ha studenti che raggiungono risultati elevati, ma non è necessariamente più bravo di un insegnante che nell'hinterland napoletano lotta giorno dopo giorno per dare una formazione decente ai suoi ragazzi"[1]


E' una considerazione oserei dire ovvia dal momento che sussistono sul territorio delle differenze socioculturali difficilmente oscurabili. Una famiglia dove non circolano libri e dove il titolo di studio più elevato è la licenza elementare avrà figli che non potranno eccellere a scuola. E questo quasi indipendentemente dalla bravura o meno del personale scolastico.

Quando si avvia un processo di valutazione del sistema d'istruzione, bisognerebbe, per onestà intellettuale, tener conto anche di ciò, anche delle differenze socioculturali della rispettiva utenza, e non demandare il tutto a livelli (presunti) standard, peraltro molto elevati, valutati sulla base di griglie e crocette (sulle competenze di base in lettura, comprensione e calcolo).

Non è sbagliato valutare, è sbagliata, a mio sommesso parere, la modalità di valutazione, standard, e non flessibile nel caso specifico, così come è sbagliato l'uso retorico che pubblicamente si fa dei risultati.

Purtroppo, le precedenti rilevazioni sono state brandite per giustificare decisioni politiche peraltro già prese prima ancora di conoscere i dati statistici, al fine di dividere il Paese in zone non omogenee e per stilare vere e proprie graduatorie di merito tra gli operatori scolastici. In genere, al Nord i migliori, al Sud i peggiori.

Questo approccio è stato ideologico e poco produttivo in termini di resa statistica dei dati stessi.

Aggiunge ancora Viesti:

"Una valutazione si può fare in assoluto: dove funziona meglio che cosa. ma è assai più utile fatta in termini realtivi: dove funziona meglio che cosa, alla luce delle risorse utilizzate. Merito non significa che chi è più avanti è più bravo, se i punti di partenza non sono uguali. Il più bravo è chi, per dove opera e per le risorse che ha disposizione, raggiunge i risultati migliori"[2]

Invece, il ragionamento pubblico seguito è stato, grosso modo, il seguente: considerati i risultati conseguiti, è meglio non spendere altro denaro.

Il cane ha continuato a mordersi la coda: per migliorare le prestazioni, bisognerebbe spendere ancora di più, ma l'aleatorietà del rapporto costo - beneficio futuro sconsiglia l'investimento.


Pertanto, meglio confermare lo stereotipo del Nord civile, e virtuoso, e del Sud africano, e vizioso, che accettare di interpretare i nudi dati.

Ma questa, si sa, è politica, non statistica!


(immagine tratta da: http://www.roars.it/online/wp-content/uploads/2013/05/invalsi.jpg)


Note
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[1] Cfr. G. Viesti, “Il Sud vive sulle spalle dell'Italia che produce” (Falso!), Laterza, Roma – Bari, 2013, p. 59.
[2] Ivi, p. 58.