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domenica 14 dicembre 2014

Argomenti ontologici e non ...

Dio non esiste!

Dio esiste!

E come fa ad esistere con il male nel mondo?

E come fa a non esistere dato il male nel mondo?

Non posso crederci ...

Se non dovesse esistere perché c'è anche altro nel mondo, esistiamo forse noi?

...

Questo, in estrema sintesi il messaggio spiazzante del video seguente.

sabato 29 novembre 2014

Veronesi ... e Dio



""Dopo Auschwitz, il cancro è un'altra prova che Dio non esiste". La dura presa di posizione arriva da Umberto Veronesi, che scrive così in “Il mestiere di uomo”, il suo ultimo libro pubblicato da Einaudi. Di fronte ad un bambino consumato da un tumore inguaribile, Veronesi non crede più che ci siano verità rivelate, non esistono frasi per lenire la sofferenza dei genitori"






(tratto da qui)




(url immagine: http://img5.ilmessaggero.it/MsgrNews/PANORAMA/20141117_c1_veronesi.jpg)










Argomento vecchio, si potrebbe dire e chiudere qui la faccenda.









Siccome, però, chiama in questione un pilastro fondamentale della coscienza occidentale, non lo si può liquidare in questo modo, anche se lo meriterebbe.









Bene, allora, esaminiamolo.






Primo. Il richiamo ad Auschwitz. Chiediamoci: fu una prova di cosa? Dell'inesistenza di Dio, ripetono in tanti, non tutti. Ovvio, provò storicamente il male degli uomini. Ma cosa ci dice su Dio? Nulla di nuovo rispetto a quanto non sapessimo già, e cioé che gli uomini sono liberi, anche di rifiutare Dio, pagandone il fio, ovviamente. Ma da qui a dimostrare che Dio non è ce ne corre ...






Secondo. Il cancro infantile. Male. Certo. Dolore. Certo. Sofferenza. Certo. Manifestazione radicale e violenta della vulnerabilità umana. Ovviamente. Ma dov'è il Dio chiamato in causa? Dov'è il Dio oggetto di accusa? Ecco il problema: come ad Auschwitz, così Dio non c'entra con la sofferenza, il dolore, il limite, l'ingiustizia, la violenza di questo mondo. Soffrivano i patriarchi, perché non dovremmo soffrire noi? E non faccio l'apologeta della sofferenza tout - court, dico solamente che siamo uomini proprio in quanto esseri doppiamente vulnerabili: alla limitazione fisica e alla forza altrui ...






Terzo. Cosa dice Veronesi di Dio? Nulla di diverso, forse, dagli amici a Giobbe: vedi che amico il tuo Dio? Ti lascia soffrire, nonostante la tua fedeltà ... Ma questa è una concezione del tutto mondana di Dio, solamente umana aggiungerei, la quale pretende di sottomettere la mestà divina alla logica del secolo ... anzi, magari a quest'ultima, in realtà è una logica ancora più bassa, è quella di Simon Mago: dammi i Tuoi poteri e li elargirò (a pagamento) ai miei simili. O, peggio ancora, quella dell'Avversario: adorami, e (forse) ti salverò. Se c'è il cancro, non per forza non c'è Dio. Se c'è il malum mundi, antico arcano ed enigma per l'umanità di ogni tempo, ciò non nega affatto Dio. D'altra parte, Dio non è un mago che opera miracoli a comando né tantomeno è un tappabuchi che copra qua e là le crepe nella creazione, almeno di quegli inconvenienti della bellezza del creato che crediamo pecche ...






Quarto. Veronesi, in realtà, mi par di capire, manco ce l'ha con Dio, contraddizione in termini (come si potrebbe avercela seriamente con Dio?), ma con la fede. Il punto, o lo scandalo in questione, è appunto l'affidarsi a Dio. Auschwitz, come il cancro, o la malattia, o la morte stessa, mette alla prova la fede umana in un rapporto segreto e misterioso con il Creatore ... ma la fede è debole, spesso latita, sovente si scandalizza, molto spesso si accomoda con compromessi secolari: io non ti cerco, tu mi lasci tranquillo. Un po' come Giona: solo che Dio non lo lasciò tranquillo (e come potrebbe?). E siccome anche Veronesi, molto probabilmente, non si sente lasciato in pace, ecco che "spara" veleno contro (la fede in ) Dio ...






Sesto. E come si potrebbe in qualsiasi caso lenire il pianto dei genitori? Non si può. E d'altra parte manco la fede lo fa. Al momento giusto, placata un po' l'ira, Dio torna a farsi sentire, con calma, con discrezione ... e la possibilità di corrispondere all'antico appello non viene meno per il lutto, per la sofferenza, per lo scandalo del male del mondo ...






Anzi, Dio mica viene meno perché c'è il mondo stesso.

lunedì 2 dicembre 2013

L'oggetto di fede



"Il Dio della fede non è l'oggetto di una dimostrazione matematica o di una prova scientifica legata a ciò che si vede"


(B. Forte, Introduzione, a: Papa Francesco, Lumen Fidei, La Scuola, Brescia, 2013, p. 5)


Due spunti soltanto.


Il primo: la fede non è oggetto di dimostrazione in positivo, vale a dire che il suo oggetto teista è indisponibile a lasciarsi catturare entro le strette maglie di un'argomentazione matematica o scientifica. Ergo, chi avrebbe bisogno di una tale dimostrazione? Solo chi non possiede una fede sicura e vorrebbe delegare a terzi la sicurezza del proprio credo.



Il secondo: come la fede non è oggetto di dimostrazione in positivo, vale pure la conversa, ossia la dimostrazione in negativo (dimostrare che Dio non è) né in maniera matematica né in maniera (pseudo-)scientifica. Detto altrimenti, chi avrebbe bisogno di una dimostrazione ateistica? Specularmente, quanti non riescono a reggere il giogo, o il rischio, della propria non - fede (in Dio) al punto da necessitare di sostegni in questo atteggiamento di fede, di spalle altrui sulle quali scaricare il peso della propria incredulità.



Forse ha ragione Plantinga quando sostiene che tanto la posizione teista quanto quella ateista giocano al ribasso ciascuna per parte propria, negando sufficiente evidenza alla tesi avversaria, e tralasciando il carattere forte dell'atteggiamento di fede, vale a dire la scelta per l'una o per l'altra tesi.


Piuttosto, l'oggetto di fede è indocile alle costruzioni umane, sia che si veda sia che non si veda, sia che si accetti sia che non lo si accetti.