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lunedì 2 dicembre 2013

L'oggetto di fede



"Il Dio della fede non è l'oggetto di una dimostrazione matematica o di una prova scientifica legata a ciò che si vede"


(B. Forte, Introduzione, a: Papa Francesco, Lumen Fidei, La Scuola, Brescia, 2013, p. 5)


Due spunti soltanto.


Il primo: la fede non è oggetto di dimostrazione in positivo, vale a dire che il suo oggetto teista è indisponibile a lasciarsi catturare entro le strette maglie di un'argomentazione matematica o scientifica. Ergo, chi avrebbe bisogno di una tale dimostrazione? Solo chi non possiede una fede sicura e vorrebbe delegare a terzi la sicurezza del proprio credo.



Il secondo: come la fede non è oggetto di dimostrazione in positivo, vale pure la conversa, ossia la dimostrazione in negativo (dimostrare che Dio non è) né in maniera matematica né in maniera (pseudo-)scientifica. Detto altrimenti, chi avrebbe bisogno di una dimostrazione ateistica? Specularmente, quanti non riescono a reggere il giogo, o il rischio, della propria non - fede (in Dio) al punto da necessitare di sostegni in questo atteggiamento di fede, di spalle altrui sulle quali scaricare il peso della propria incredulità.



Forse ha ragione Plantinga quando sostiene che tanto la posizione teista quanto quella ateista giocano al ribasso ciascuna per parte propria, negando sufficiente evidenza alla tesi avversaria, e tralasciando il carattere forte dell'atteggiamento di fede, vale a dire la scelta per l'una o per l'altra tesi.


Piuttosto, l'oggetto di fede è indocile alle costruzioni umane, sia che si veda sia che non si veda, sia che si accetti sia che non lo si accetti.

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