(riscrittura di: http://alessandropizzo.blogspot.it/2013/12/un-trascendentalista-poco-kantiano.html)
Per come Husserl delinei l'orizzonte della logica
pura e per come intenda il suo
rapporto e con la
conoscenza in generale e
con le singole scienze in particolare, pare chiaro, a mio avviso,
come la ricerca logica descritta, sia nei suoi termini generali sia
negli esempi concreti che seguono ai Prolegomeni stessi,
non condivida nulla con la logica moderna, ma, piuttosto, si
configuri espressamente in meri termini epistemologici, vale a dire
che assume le sembianze di uno
studio sulla validità
di qualsiasi teoria. Come sostiene, infatti, Husserl stesso, la
logica pura indaga un
insieme delimitato di problemi inerenti tutti “all'idea della
teoria”[1].
Il problema del
regresso intenzionale alla sorgente unica dei molti vissuti
psicologici dei soggetti è ridotto in questa sede, da parte di
Husserl, ad uno studio dei limiti di validità della
razionalità umana, ossia nei termini di una logica pura che
funga da tecnologia normativa per il pensiero retto,
vale a dire per tutte le conoscenze fondate, o, meglio ancora,
come canone di validità, e significanza, per qualsivoglia
teoria conoscitiva, attuale o anche solamente ipotetica.
I Prolegomeni
alla logica pura, dunque, costituiscono un'introduzione non alla logica, ma a
quella riduzione fenomenologica che prenderà consistenza solo alcuni
anni dopo.
Come a dire che, sia pure provocatoriamente, le Ricerche Logiche altro non siano se non una
lunga introduzione alle Idee per una fenomenologia pura, dei
lunghi Prolegomeni a queste ultime. Anche perché mettono in
scena una logica che è pura solo a parole, e che, al
contrario, fa impudica mostra di una sua vergognosa impurità. La ragione di ciò, a mio avviso, va ricercata nella
concezione logica di Husserl secondo la quale è compito della logica
accertare e chiarire “i concetti e le leggi che conferiscono ad
ogni conoscenza significato obiettivo ed unità teoretica”[2].
Di conseguenza, dice ancora Husserl, nella parte conclusiva dei
Prolegomeni, ai logici puri non interessa affatto il “fenomeno
psichico concreto”[3] ma piuttosto “il giudizio logico”[4],
vale a dire l'“enunciato significativo identico”[5] che resta “unico in rapporto ai molteplici vissuti di giudizio”[6].
In altri
termini, nelle Ricerche logiche Husserl cerca di mettere a
fuoco quel soggetto logico che altri non è se non il cogito[7] che successivamente verrà ridotto alle strutture fondamentali
e “catturato” in quello spazio di coscienza al cui interno hanno
luogo i fenomeni, ove è cioè possibile cogliere le pure
essenze delle cose, la dimensione eidetica delle stesse, anche
del pensiero in quanto tale.
Prima, però, è necessario “congelare”
l'atteggiamento con il quale naturalmente le cose vengono
percepite, al fine, cioè, di far emergere la loro natura
essenziale o formale[8].
Prima di pervenire alla logica vera e propria, una sorta di
logica più vicina alla logica moderna della variante pura
sinora descritta, Husserl ritiene che sia necessaria una preliminare
analisi fenomenologica “dei vissuti logici”[9] al fine di “dare significati determinati”[10] ai concetti logici fondamentali.
La logica per Husserl è, dunque,
una teoria della conoscenza che metta in chiaro gli elementi
intrinseci ed eterogenei presenti tanto nelle rappresentazioni quanto
nei concetti puri[11].
Detto altrimenti, la logica cui guarda il filosofo austriaco,
naturalizzato tedesco, è una “logica filosofica, chiarificata a
partire dalle fonti originarie della fenomenologia”[12].
L'intuizione alla
base del metodo fenomenologico consiste nella riduzione che
elimina quanto v'è di superfluo nei pensieri e li riduce, nel
contempo, a quanto v'è di necessario, di essenziale[13].
Si tratta, infatti, e sotto ogni punto di vista, di un'intuizione
eidetica[14] dal momento che conduce all'eidos delle cose[15],
ossia ai fenomeni nella loro manifestazione all'interno della
coscienza di chi pensa[16].
Questo, a detta di Ricouer, il più grande merito della
fenomenologia, ovvero aver elevato al rango di scienza, via la
riduzione per epochè, l'investigazione dell'apparire[17],
ossia della manifestazione dei fenomeni, in quanto plesso a partire
dal quale, e solo successivamente, si definiscono i ruoli
complementari del soggetto, che conosce, e dell'oggetto, che viene
conosciuto. Ed una volta fatto questo, si può preparare il terreno
alla logica, vale a dire ad una determinata “teoria della
conoscenza”[18].
Nelle Ricerche
logiche, allora, e in conclusione, Husserl ha di mira non la logica, ma
il meccanismo coscienziale che rende possibili i pensieri delle cose,
ovvero la scienza dei fenomeni rispetto alla quale, infatti,
il metodo della fenomenologia è unicamente un metodo di
fenomeni[19] e a partire dai quali diviene chiaro come si costruisca il
significato dei contenuti dei vissuti logici.
Note
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1 Cfr. E. Husserl, Ricerche Logiche. Volume I, Net, Milano, 2005, p. 259.
2 Ivi, p. 269.
3 Ivi, p. 270.
4 Ibidem.
5 Supra.
6 Ibidem.
7 Cfr. P. Ricouer, Studi di fenomenologia. Verso il formalismo giuridico?,
Giappichelli, Torino, 2009, p. 112: «Di diritto il Cogito è il soggetto trascendentale».
8 Cfr. N. Ghigi, Dalla Vorhandenheit all'eidetico: una riflessione sul superamento fenomenologico dell'atteggiamento naturale, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 5 (2003) [inserito il 31 gennaio 2003], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [89 KB], ISSN 1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/ng02.htm.
9 Cfr. E. Husserl, Ricerche … op. cit., p. 272.
10 Ibidem.
11 Ivi, p. 280.
12 Ivi, p. 281.
13 Cfr. P. Ricouer, op. cit., p. 121: «La grande scoperta della fenomenologia è che l'Io Penso, non è solo il riferimento delle 'altre' scienze, ma è da se stessa una “sfera d'essere” (ein Seinsphäre) che si presta una esperienza articolata e strutturata».
14 Cfr. A. A. Bello, Husserl interprete di Kant, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 7 (2005) [inserito il 7 luglio 2005], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [91 KB], ISSN1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/aab02.htm.
15 Cfr. E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Volume I, Einaudi, Torino, 2002, p. 15.
16 Cfr. P. Ricouer, op. cit., p. 157: «L'atto di riduzione scopre la relatività di ciò che appare alla coscienza operante; questa relatività definisce esattamente il fenomeno».
17 Ivi, p. 191: «La gloria della fenomenologia consiste nell'aver elevato a dignità di scienza, mediante la “riduzione”, l'investigazione dell'apparire». Cfr. R. Bodei, La filosofia del Novecento, Donzelli, Roma, 20062, p. 109: «la coscienza è «intenzionalità», è sempre coscienza di qualcosa, dimodoché non esiste da un lato la coscienza e dall'altro la cosa, da una parte il soggetto e dall'altra l'oggetto, ma sempre un legame bipolare inscindibile e costitutivo».
18 Cfr. E. Husserl, Ricerche … op. cit., p. 284.
19 Cfr. R. M. Lupo, Questioni di metodo. Sullo statuto fenomenologico della metafisica, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 15 (2013) [inserito il 10 luglio 2013], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [65 KB], ISSN 1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/rml01.htm.
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