Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Husserl. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Husserl. Mostra tutti i post

venerdì 14 febbraio 2014

La domanda fondamentale della filosofia

"Perchè vi è, in generale, l'essente e non il nulla?"

(M. Heidegger, Introduzione alla metafisica, Mursia, Milano, 1990, p. 13)

Questa la domanda fondamentale, che rende tale qualsiasi interrogazione filosofica, per il peggior allievo di Husserl che ripete, malamente, la medesima domanda essenziale posta nel XVIII secolo da Leibniz, uno dei filosofi più fraintesi nell'intera storia della filosofia occidentale.

E noi che risposta diamo a questa domanda?

Come mai v'è qualcosa anziché esservi un niente?


(immagine tratta da: http://people.bu.edu/wwildman/WeirdWildWeb/media/galleries/philosophy/modern_late/heidegger5.jpg)



domenica 26 gennaio 2014

Quella logica là ...




"La logica non è semplicemente un operare tecnico – simbolico, ma il luogo in cui deve radicarsi ogni sapere […] La logica, dunque, proprio in virtù della sua formalità, è il presupposto di ogni pensare, e ad essa deve conformarsi ogni procedere razionale"


(V. Costa, Husserl, Carocci, Roma, 2009, p. 67)


Husserl si è dedicato anche a ricerche logiche oppure solamente a (neokantiane) ricerche epistemologiche?


Il problema resta aperto e, temo, anche privo di futura possibile soluzione.


Meditazioni (non cartesiane) in corso di stesura e di pubblicazione ...


Frammenti di filosofia novecentesca ...


... schegge (quasi) impazzite di filosofia contemporanea ...

Per dire cosa, infine?

Semplice.

Sì, si occupò di logica, tanto per dire ...


(immagine tratta da: http://hilobrow.com/wp-content/uploads/2009/07/Husserl-1.jpg)

martedì 17 dicembre 2013

Un trascendentalista poco kantiano ... III


Per come Husserl delinei l'orizzonte della logica pura e per come intenda il suo rapporto e con la conoscenza in generale e con le singole scienze in particolare, pare chiaro, a mio avviso, come la ricerca logica descritta, sia nei suoi termini generali sia negli esempi concreti che seguono ai Prolegomeni stessi, non condivida nulla con la logica moderna, ma, piuttosto, si configuri espressamente in meri termini epistemologici, vale a dire che assume le sembianze di uno studio sulla validità di qualsiasi teoria. Come sostiene, infatti, Husserl stesso, la logica pura indaga un insieme delimitato di problemi inerenti tutti “all'idea della teoria”[1].


Il problema del regresso intenzionale alla sorgente unica dei molti vissuti psicologici dei soggetti è ridotto in questa sede, da parte di Husserl, ad uno studio dei limiti di validità della razionalità umana, ossia nei termini di una logica pura che funga da tecnologia normativa per il pensiero retto, vale a dire per tutte le conoscenze fondate, o, meglio ancora, come canone di validità, e significanza, per qualsivoglia teoria conoscitiva, attuale o anche solamente ipotetica.


I Prolegomeni alla logica pura, dunque, costituiscono un'introduzione non alla logica, ma a quella riduzione fenomenologica che prenderà consistenza solo alcuni anni dopo. 


Come a dire che, sia pure provocatoriamente, le Ricerche Logiche altro non siano se non una lunga introduzione alle Idee per una fenomenologia pura, dei lunghi Prolegomeni a queste ultime. Anche perché mettono in scena una logica che è pura solo a parole, e che, al contrario, fa impudica mostra di una sua vergognosa impurità. La ragione di ciò, a mio avviso, va ricercata nella concezione logica di Husserl secondo la quale è compito della logica accertare e chiarire “i concetti e le leggi che conferiscono ad ogni conoscenza significato obiettivo ed unità teoretica”[2]


Di conseguenza, dice ancora Husserl, nella parte conclusiva dei Prolegomeni, ai logici puri non interessa affatto il “fenomeno psichico concreto”[3] ma piuttosto “il giudizio logico”[4], vale a dire l'“enunciato significativo identico”[5] che resta “unico in rapporto ai molteplici vissuti di giudizio”[6].


In altri termini, nelle Ricerche logiche Husserl cerca di mettere a fuoco quel soggetto logico che altri non è se non il cogito[7] che successivamente verrà ridotto alle strutture fondamentali e “catturato” in quello spazio di coscienza al cui interno hanno luogo i fenomeni, ove è cioè possibile cogliere le pure essenze delle cose, la dimensione eidetica delle stesse, anche del pensiero in quanto tale. 


Prima, però, è necessario “congelare” l'atteggiamento con il quale naturalmente le cose vengono percepite, al fine, cioè, di far emergere la loro natura essenziale o formale[8]. Prima di pervenire alla logica vera e propria, una sorta di logica più vicina alla logica moderna della variante pura sinora descritta, Husserl ritiene che sia necessaria una preliminare analisi fenomenologica “dei vissuti logici”[9] al fine di “dare significati determinati”[10] ai concetti logici fondamentali. 


La logica per Husserl è, dunque, una teoria della conoscenza che metta in chiaro gli elementi intrinseci ed eterogenei presenti tanto nelle rappresentazioni quanto nei concetti puri[11]. Detto altrimenti, la logica cui guarda il filosofo austriaco, naturalizzato tedesco, è una “logica filosofica, chiarificata a partire dalle fonti originarie della fenomenologia”[12].


L'intuizione alla base del metodo fenomenologico consiste nella riduzione che elimina quanto v'è di superfluo nei pensieri e li riduce, nel contempo, a quanto v'è di necessario, di essenziale[13]. Si tratta, infatti, e sotto ogni punto di vista, di un'intuizione eidetica[14] dal momento che conduce all'eidos delle cose[15], ossia ai fenomeni nella loro manifestazione all'interno della coscienza di chi pensa[16]. Questo, a detta di Ricouer, il più grande merito della fenomenologia, ovvero aver elevato al rango di scienza, via la riduzione per epochè, l'investigazione dell'apparire[17], ossia della manifestazione dei fenomeni, in quanto plesso a partire dal quale, e solo successivamente, si definiscono i ruoli complementari del soggetto, che conosce, e dell'oggetto, che viene conosciuto. Ed una volta fatto questo, si può preparare il terreno alla logica, vale a dire ad una determinata “teoria della conoscenza”[18].


Nelle Ricerche logiche, allora, e in conclusione, Husserl ha di mira non la logica, ma il meccanismo coscienziale che rende possibili i pensieri delle cose, ovvero la scienza dei fenomeni rispetto alla quale, infatti, il metodo della fenomenologia è unicamente un metodo di fenomeni[19] e a partire dai quali diviene chiaro come si costruisca il significato dei contenuti dei vissuti logici.



Note
------------
1 Cfr. E. Husserl, Ricerche Logiche. Volume I, Net, Milano, 2005, p. 259. 
2 Ivi, p. 269. 
3 Ivi, p. 270. 
4 Ibidem
5 Supra
6 Ibidem
7 Cfr. P. Ricouer, Studi di fenomenologia. Verso il formalismo giuridico?, Giappichelli, Torino, 2009, p. 112: «Di diritto il Cogito è il soggetto trascendentale». 
8 Cfr. N. Ghigi, Dalla Vorhandenheit all'eidetico: una riflessione sul superamento fenomenologico dell'atteggiamento naturale, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 5 (2003) [inserito il 31 gennaio 2003], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [89 KB], ISSN 1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/ng02.htm
9 Cfr. E. Husserl, Ricerche … op. cit., p. 272. 
10 Ibidem
11 Ivi, p. 280. 
12 Ivi, p. 281. 
13 Cfr. P. Ricouer, op. cit., p. 121: «La grande scoperta della fenomenologia è che l'Io Penso, non è solo il riferimento delle 'altre' scienze, ma è da se stessa una “sfera d'essere” (ein Seinsphäre) che si presta una esperienza articolata e strutturata». 
14 Cfr. A. A. Bello, Husserl interprete di Kant, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 7 (2005) [inserito il 7 luglio 2005], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [91 KB], ISSN1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/aab02.htm
15 Cfr. E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Volume I, Einaudi, Torino, 2002, p. 15. 
16 Cfr. P. Ricouer, op. cit., p. 157: «L'atto di riduzione scopre la relatività di ciò che appare alla coscienza operante; questa relatività definisce esattamente il fenomeno». 
17 Ivi, p. 191: «La gloria della fenomenologia consiste nell'aver elevato a dignità di scienza, mediante la “riduzione”, l'investigazione dell'apparire». Cfr. R. Bodei, La filosofia del Novecento, Donzelli, Roma, 20062, p. 109: «la coscienza è «intenzionalità», è sempre coscienza di qualcosa, dimodoché non esiste da un lato la coscienza e dall'altro la cosa, da una parte il soggetto e dall'altra l'oggetto, ma sempre un legame bipolare inscindibile e costitutivo». 
18 Cfr. E. Husserl, Ricerche … op. cit., p. 284. 
19 Cfr. R. M. Lupo, Questioni di metodo. Sullo statuto fenomenologico della metafisica, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 15 (2013) [inserito il 10 luglio 2013], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [65 KB], ISSN 1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/rml01.htm.

martedì 3 dicembre 2013

Un trascendentalista poco kantiano oppure un kantiano privo di trascendentalismo ... III

(prosegue da: http://alessandropizzo.blogspot.it/2013/11/un-trascendentalista-poco-kantiano.html)

I prolegomeni alla logica pura, almeno per come li intende e li scrive Husserl, costituiscono un'introduzione doverosa non alla logica, ma a quella riduzione fenomenologica che prenderà consistenza solo alcuni anni dopo. 


Nelle Ricerche logiche Husserl cerca di mettere a fuoco quel soggetto logico che altri non è se non il cogito[1] che successivamente verrà ridotto alle strutture fondamentali e “catturato” in quello spazio di coscienza al cui interno hanno luogo i fenomeni, ove è cioè possibile cogliere le pure essenze delle cose, la dimensione eidetica delle cose, anche del pensiero stesso. 


Prima, però, è necessario “congelare” l'atteggiamento con il quale naturaliter le cose vengono percepite e pensate, al fine, cioè, di far emergere la loro natura essenziale o formale[2]. L'intuizione al base del metodo fenomenologico consiste appunto in questa riduzione che elimina quanto v'è di superfluo nei pensieri e li riduce, nel contempo, a quanto v'è di necessario, di essenziale[3]. Si tratta, infatti, e sotto ogni punto di vista, di un'intuizione eidetica[4] dal momento che conduce all'eidos delle cose, ossia ai fenomeni nella loro manifestazione all'interno della coscienza di chi pensa[5]. 


Questo, a detta di Ricouer, il più grande merito della fenomenologia, ovvero aver elevato al rango di scienza, via la riduzione per epochè, l'investigazione dell'apparire[6], ossia della manifestazione dei fenomeni, in quanto plesso a partire dal quale, e solo successivamente, si definiscono i ruoli complementari del soggetto, che conosce, e dell'oggetto, che viene conosciuto.



Nelle Ricerche logiche, per dirla altrimenti, Husserl ha di mira non la logica, ma il meccanismo coscienziale che rende possibile i pensieri delle cose, ovvero la scienza dei fenomeni rispetto alla quale, infatti, il metodo della fenomenologia è unicamente un metodo di fenomeni[7].


Note
----------------
[1] Cfr. P. Ricouer, Studi di fenomenologia. Verso il formalismo giuridico?, Giappichelli, Torino, 2009, p. 112: «Di diritto il Cogito è il soggetto trascendentale».
[2] Cfr. N. Ghigi, Dalla Vorhandenheit all'eidetico: una riflessione sul superamento fenomenologico dell'atteggiamento naturale, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 5 (2003) [inserito il 31 gennaio 2003], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [89 KB], ISSN 1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/ng02.htm
[3] Cfr. P. Ricouer, op. cit., p. 121: «La grande scoperta della fenomenologia è che l'Io Penso, non è solo il riferimento delle 'altre' scienze, ma è da se stessa una “sfera d'essere” (ein Seinsphäre) che si presta una esperienza articolata e strutturata».
[4] Cfr. A. A. Bello, Husserl interprete di KantDialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 7 (2005) [inserito il 7 luglio 2005], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [91 KB], ISSN1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/aab02.htm.
[5] Cfr. P. Ricouer, op. cit., p. 157: «L'atto di riduzione scopre la relatività di ciò che appare alla coscienza operante; questa relatività definisce esattamente il fenomeno».
[6] Ivi, p. 191: «La gloria della fenomenologia consiste nell'aver elevato a dignità di scienza, mediante la “riduzione”, l'investigazione dell'apparire». Cfr. R. Bodei, La filosofia del Novecento, Donzelli, Roma, 20062, p. 109: «la coscienza è «intenzionalità», è sempre coscienza di qualcosa, dimodoché non esiste da un lato la coscienza e dall'altro la cosa, da una parte il soggetto e dall'altra l'oggetto, ma sempre un legame bipolare inscindibile e costitutivo».

[7] Cfr. R. M. Lupo, Questioni di metodo. Sullo statuto fenomenologico della metafisica, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 15 (2013) [inserito il 10 luglio 2013], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [65 KB], ISSN 1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/rml01.htm.

venerdì 29 novembre 2013

Un trascendentalista poco kantiano oppure un kantiano privo di trascendentalismo ... II



(immagine tratta da: http://www.phillwebb.net/History/Twentieth/Continental/Phenomenology/Husserl/Husserl8.jpg)


Stabilito che lo sguardo fenomenologico prescinde dal contenuto della singola cosa, in quanto proprio la cosa - questa - qui, la fenomenologia husserliana si caratterizza in termini trascendentali perché la riduzione fenomenologica dei dati di esperienza costituisce un complesso di saperi rivolti alle essenze delle cose[1].



Certo ci troviamo distanti anni luce dalla filosofia trascendentale di Kant, ma la natura originale di Husserl va colta nella sua interezza. Il vago riferimento trascendentale, ad un Io - penso che conosce oggetti logici, vale a dire oggetti - di - pensiero, che entrano nello spazio attivo della coscienza, e che si strutturano di conseguenza per quel che appaiono, è dovuto al dibattito intenso di Husserl con i neokantiani di inizio XX sec.




Husserl frequenta le "arie" kantiane per loro tramite, anche se la finalità del proprio procedere travalica gli argini stessi del kantismo propriamente detto, per investigare la natura dello sguardo intensionale dell'uomo che prende in considerazione i correlati non empirici delle cose, in forza dei quali il dato di esperienza perde la sua materialità bruta per divenire, di per sè stesso, un oggetto di pensiero, vale a dire un oggetto della costruzione logica del soggetto, ergo un oggetto logico.




Per altri motivi, l'intento di Husserl è, in maniera duplice, oltre che plurale, idealistico e nostalgico: è idealistico perché pretende, in maniera alquanto incoerente, di ricostituire quell'unità pre - moderna, spezzata dal progresso conoscitivo, e dalla posteriore specializzazione disciplinare, tra scienze esatte, o naturali, e scienze umane, o dello spirito; è nostalgica perché, pur essendo ammirevole, non si rende consapevole della definitiva frattura intercorsa tra le due branche della scienza umana, dovuta non a un metodo di ricerca responsabile di una reductio ad unum degli oggetti della scienza, ma ad una finalità della ricerca stessa che diverge profondamente a seconda che gli oggetti di esperienza vengano presi in considerazione, rispettivamente, per spiegare come funzionino le cose stesse oppure per comprendere come la fisiologia naturale influisca sui comportamenti umani.




Husserl segue ancora la linea storica della filosofia come scienza rigorosa, in grado di soddisfare le più alte esigenze teoretiche dell'uomo[2], vale a dire come visione olistica della scienza occidentale, che prescinde dalle singole ontologie regionali e che tutte contiene al proprio interno.



In questo modo, il suo discorso appare originale nel panorama complessivo della storia della filosofia di inzio Novecento ma anche profondamente "solitario" entro i medesimi confini da lui stesso tratteggiati per la riduzione fenomenologica. Infatti, a parte qualche epigono di basso livello e un famoso fraintendimento clamoroso, la fenomenologia non ha lasciato un'influenza davvero irresistibile alle sue spalle, se si eccettua l'attuale revival il quale, però, data la sua enorme distanza temporale dalla sorgente originale non può che tradirne e le finalità e le aspettative. In qualche modo, infatti, esso è dovuto più alla temperie attuale, che non alle ragioni che ispirarono Husserl stesso.


(continua)

Note
---------
[1] Cfr. E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica I, Einaudi, Torino, 2012, p. 6.
[2] Cfr. E. Husserl, La filosofia come scienza rigorosa, Laterza, Roma – Bari, 1994, p. 3.

mercoledì 27 novembre 2013

Un trascendentalista poco kantiano oppure un kantiano privo di trascendentalismo ... I

(ci vuol fegato per approcciarsi ad Husserl, ci vuole ingegno sincero per comprenderlo. A partire da questo post, cercherò di avere sia l'uno che l'altro in un processo plurale di progressiva comprensione di questo, per me, illustre sconosciuto)


(immagine tratta da: http://biografieonline.it/img/bio/Edmund_Husserl_1.jpg)



Chi non vuole buttarsi su Heidegger e nel contempo rimanere lontano dal mantra del postmoderno, in genere, assume Husserl come il prototipo dell'ultimo VERO filosofo.


Questo, secondo certi aspetti oppure da un determinato punto di vista, è vero, ma corre il rischio della banalizzazione oppure dell'azione secondo falsa coscienza.



Dobbiamo, piuttosto, sfrondare il linguaggio husserliano, così debitore, a suo modo, alla cultura, anche scientifica, del suo tempo da apparire quanto meno "strano" ad un lettore odierno.


Così, prendiamo in considerazione solamente il suo Manifesto: Idee per una fenomenologia pura[1]. 

Cosa intende Husserl con filosofia? Glossiamo il suo linguaggio e cerchiamo di chiarire un poco le idee.

In primo luogo, egli considera la filosofia una fenomenologia. Ma che vuol dire fenomenologia? E' evidente come il discorso si collochi ben distante dal suo principale termine di paragone, vale a dire il fenomenismo trascendentale di Kant. Husserl si riferisce ad un generico campo di fenomeni per dire solamente che la filosofia consiste in questo sguardo trascendentale sui fenomeni. Al punto da poter essere una "scienza di fenomeni"[2]. 


Ora se per Kant la conoscenza è il frutto della (doppia) sintesi di giudizi a priori e di giudizi empirici, in Husserl questo non importa. Non si tratta infatti di determinare le condizioni a priori di ogni conoscenza futura o possibile, vale a dire esattamente l'orizzonte trascendentale del cogito, o Io penso, ma più dinamicamente la maniera attraverso la quale il fenomeno entra nello spazio della coscienza, diviene cioè oggetto di pensiero[3].

Per dirla altrimenti, se in Kant conta stabilire con quale attendibilità il soggetto pensa quel che pensa, in Husserl conta stabilire come pensa chi pensa.


Per questo motivo, e sin dalle Ricerche logiche, egli prende posizione contro la psicologia empirica[4]: non ha alcuna importanza ancorare la conoscenza dei processi gnostici, vale a dire conoscitivi, in quanto frutto dell'articolazione del cogito umano, alla loro dimensione materiale, vale a dire fisica o cerebrale; importa, piuttosto, descrivere come funziona il pensiero umano nel momento stesso in cui ha luogo.

Ecco come mai Husserl appare così lontano dai nostri orizzonti: egli non si limita a fornire un resoconto ex post, ossia al termine del processo del pensiero, ma ne fornisce una presa diretta, dando luogo a quel caratteristico "rumore di fondo" che è possibile cogliere leggendo le sue pagine ...


A questo punto, però, dovrebbe risultare del tutto chiaramente, come egli stia a Kant come Kant stia a Copernico. Husserl si richiama molto da lontano al fenomenismo trascendentale kantiano ma subito per smarcarsi e gettare le fondamenta di quella che lui stesso considera una "scienza essenzialmente nuova"[5], la fenomenologia, vale a dire la descrizione dinamica, ed interna, della maniera attraverso la quale la coscienza fa esperienza di fenomeni, vale a dire di idee pure, o essenze

In questo modo, quella di Husserl non può venir considerata una filosofia trascendentale, ma una fenomenologia che punta ad essere una scienza delle idee, vale a dire è una scienza eidetica.


E cosa significa scienza eidetica? Anche a costo di apparir superficiale o scolastico, sostengo che è una particolare curvatura del discorso filosofico la quale prende in considerazione le essenze delle cose, ossia la natura loro propria dei ... fenomeni. 


Detto altrimenti, quel che è quanto appare. 


Kant parlava in termini critici di noumeni, vale a dire di sorgenti inconoscibili delle conoscenze, ossia la combinazione mista, a priori ed empirica, dei fenomeni, invece qui Husserl parla di essenze, vale a dire di sorgenti conoscibili delle cause della conoscenza, ossia dei fenomeni una volta che entrino nello spazio della coscienza, gli "elementi strutturali alla nostra esperienza"[6].

(continua)

Note
--------------------
[1] Cfr. E. Husserl Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, Einaudi, Torino, 2012.
[2] Ivi, p. 3.
[3] Ivi, p. 5.
[4] Ivi, p. 3 e sg.
[5] Ivi, p. 3.
[6] Cfr. V. Costa, Husserl, Carocci, Roma, 2009, p. 33.

lunedì 7 gennaio 2013

A proposito di (neo)realismo ...




"Il che, in certa misura, è coerente con gli scopi presenti dato che proprio in Parmenide ravvisiamo la fondazione di tale questione: una svolta ontologica che è, nel contempo, anche logica. Dunque, l’essere è perché al limite imponderabile della riflessione v’è una congiunzione, alquanto paradossale, tra essere e pensare, visti e considerati equipollenti in uno dei frammenti più noti dell’eleate. 

Il discorso parmenideo, giunti a questo punto, è di facile comprensione. A differenza di altri autori a lui coevi, l’eleate mette a punto un dato tipo di ricerca speculativa che prende in considerazione il tutto che esiste e cerca di spiegarlo non facendo ricorso a ragioni religiose o tradizionali, ma sulla base della semplice ragione. 

L’uso corretto delle facoltà razionali consente agli uomini di percorrere tutta la strada che conduce alla ben rotonda verità, ossia alla conoscenza fondata. Questa doppia movenza, ontologica e logica insieme, con ogni probabilità dovuta al retaggio culturale dell’epoca di Parmenide, costituisce una svolta che avrebbe segnato in profondità l’intera filosofia occidentale, restando viva ed operante anche ai giorni nostri. Anzi, proprio ai nostri giorni quando si realizza una sorta di Anselmo renaissance, possibile solo attraverso una ripresa del registro filosofico parmenideo[1], ivi compresa quell’iniziale trattazione delle modalità[2]. Ma, in fin dei conti, Parmenide non fa altro che compiere quella incessante attività filosofica di scavo nella realtà di quelle caratteristiche che la rendono tale, ossia la possibilità, e le sue varie declinazioni. Forse, non ha torto Heidegger quando scrive come «La fenomenologia è il modo di raggiungere e di determinare dimostrativamente ciò che deve costituire il tema dell’ontologia. L’ontologia non è possibile che come fenomenologia»[3], come indicazione del ventaglio modale dell’essere (che siamo e conosciamo)"




Questa è la conclusione di un mio recente articolo[4] e riassume, a mio sommesso parere, gran parte, sia pure metaforicamente - nel senso che il lettore dev'essere in grado di coglierla -, i termini dell'attuale diatriba tra realismo e non - realismo. Pamernide, tanto ignorato e tanto misconosciuto, ben insegnava come non del nulla si possa parlare e pensare.







Note





[1] Cfr. C. Arata (2009), Dio oltre il principio di non contraddizione, Brescia, Morcelliana, p. 21. 


[2] Cfr. A. Pizzo (2009), Argomento ontologico. Una storia convergente per un’interpretazione divergente, Roma, Aracne, p 82 e sgg. 


[3] Cfr. M. Heidegger (2000), Essere e tempo, Milano, Longanesi, p. 56.

[4] Cfr. A. PIZZO (2012). La svolta ontologica in Parmenide: come e cosa si pensa quando si dice "è", in I. Pozzoni (cur.), Elementi eleatici, VILLASANTA, Casa Editrice Limina Mentis, ISBN 9788895881720, p. 357-388.


Alessandro Pizzo

Crea il tuo badge