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martedì 17 aprile 2012

SSFO ... Pluralisti bis!

Anassagora


(immagine tratta da: http://www.scienzenoetiche.it/forum/files/posted_images/2/anassagora.jpg)


Anassagora ... mmm ... come brucare il vasto campo ... filo per filo ... manto per manto ... graminacea per graminacea ... certamente, come abbiamo già visto, uno dei cosiddetti "filosofi pluralisti, ossia coloro i quali pensarono di poter conciliare l'essere con il divenire, Parmenide con Eraclito, l'oscuro, per il tramite della distinzione tra elementi, immutabili, eterni, perenni, e i composti, mutevoli, storici, perituri ... non intendo certo riprendere l'argomento, sottoporlo ad ulteriore disamina e/o commento, lo prendo semplicemente per buono, come farebbe un qualunque (buon) storico della filosofia.

Allora, cosa diceva Anassagora, pur all'interno della cornice pluralista? E', fatte queste precisazioni, piuttosto semplice, anche se presenta indubbiamente alcune complessità ulteriori rispetto ad Empedocle. Infatti, egli pensa, come Parmenide, che nulla nasca e perisca, ma interpreta rispettivamente la nascita e la morte come “riunione” e “separazione” di elementi eterni, che chiama «semi» (omeomerie) e che sono di qualità diverse. 

Omeomerie ... si mangiano forse? Purtroppo no. Sono le particelle più piccole della realtà, elementi infinitamente divisibili. Anassagora ritiene anche che la presenza in misura maggiore di semi di un certo tipo determini la natura propria di una data cosa (esempio: in un capello vi sono semi di varia natura, ma abbiamo il capello perché vi si concentrano in misura maggiore i semi dei capelli).


D'accordo, nascita e morte, inizio e fine, vengono spiegati nei termini di unione e separazione delle omeomerie, ma come accadono in concreto questi processi? Come Empedocle, Anassagora fa ricorso a forze esterne, ma le riduce ad una soltanto. Così, le omeomerie sono animate da una forza cosmica, detta Noûs, Intelligenza divina, che divide i semi tra loro, ordinandoli, una sorta di "soffio" che anima lo spazio occupato dai semi.

Allora, che ve ne pare? Semplice, non trovate? Anche se, ovviamente, si potrebbe pur obiettare che queste righe siano troppo semplici per valere in maniera (davvero) adeguata. Tuttavia, a mia giustificazione, sia pure parziale, queste sono solo bozze in vista di un futuro lavoro, quindi, di per sé già provvisorie, messe in circolazione sul web su un blog ... vale la pena prendersela tanto? Penso di no.

Per quanto riguarda la conoscenza, Anassagora pensa che, diversamente da Empedocle, il dissimile si conosca attraverso il suo contrario, ossia il dissimile. Noi sentiamo, ad esempio, il freddo non con il freddo, ma con il caldo, con la qualità opposta. Riconosciamo nelle cose una qualità in misura maggiore nel suo opposto. Da qui una sorta di "soggettività" conoscitiva: l'acqua del mare per me potrebbe essere fredda e per te, invece, calda ... tutto qui.

Cosa aggiungere ancora? Che la comparazione di Emepedocle e di Anassagora è fuori luogo dato che nel primo caso il discorso appare più concreto esclusivamente perché utilizza categorie (apparentemente) più concrete, come "acqua", "aria", e così via. Ma, a ben guardare, le cose sono un poco più sofisticate perché tolta questa concretezza, solo apparente, Empedocle è formale tanto quanto Anassagora ... eh sì! Lettore avvisato ...

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