Il logos
è sempre un modo di parlare che non cerca il sussidio della
tradizione e che anzi si presenta agli altri come originale e che,
proprio a causa di questa sua caratteristica, vuole essere giudicato
e giudicare a sua volta. In ciò il logos
ha la sua virtù e il suo vizio; la sua arbitrarietà costituisce, e
fonda, la pretesa di chiunque tanto a parlare quanto a confutare: in
ogni caso un logos
genera un altro logos;
il logos invita alla
proliferazione della parola; il suo numero è il plurale: logoi,
non logos
(A.
Cozzo, Conoscenza, logos e razionalità nella Grecia
antica, Carocci, Roma, 2001, pp. 92 – 3)
Discorso suadente, ma poco convincente, e non per demeriti particolari dell'autore.
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