La realtà è
veramente realtà solo se, semplicemente, è: proprio perché è si
può pensare che prima di essere fosse possibile o necessaria, nel
senso che si può asserire indifferentemente, tanto «ormai è, ma
poteva non essere» quanto «ormai è, e quindi non può più non
essere». Questo carattere instaurativo e primario della realtà vien
meno quando la si indebolisce ed estenua o insistendo sulla
concezione della realtà come contingenza o assumendo la necessità
nella sua accezione logico-metafisica. Per un verso la contingenza,
attribuendo alla realtà un poter non essere, la ricollega ancora con
la possibilità, con l’effetto di affondarla nella nebbia
dell’irreale, in cui valgono i fantasmi del caso, dell’ipotesi,
del rischio, dell’arbitrio, della virtualità
(L.
Pareyson, Ontologia della libertà, in L. Pareyson, Ontologia
della libertà. Il male e la sofferenza, Einaudi, Torino, 1995,
pp. 87 – 88)
Meditazioni che brancolano ancora nell'oscurità innanzi ad un enigma che mal si presta ad essere compreso secondo categorie umane.
(immagine tratta da: http://www.pareyson.unito.it/par800.jpg)
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