"La morte della patria è certamente l'avvenimento più grandioso che possa occorrere nella vita dell'individuo. Come naufrago che la tempesta ha gettato in un'isola deserta, nella notte profonda che cala lentamente sulla sua solitudine, egli sente infrangersi ad uno ad uno i legami che lo avvincono alla vita, e un problema pauroso, che la presenza viva e operante (anche male operante) della patria gli impediva di sentire, sorge e giganteggia tra le rovine: il problema dell'esistenza"
(S. Satta, De Profundis, Ilisso, Nuoro, 2003, p. 53)
Il tenore della narrazione è immediatamente fosco e volutamente tragico. D'altro canto, la ricostruzione è meno storica di quanto possa apparire, e tutta giocata sul dispositivo morale: enfatizzare l'atomizzazione del destino personale e, di conseguenza, il venir meno di ogni legame sociale, di qualsiasi solidarietà umana, di qualsiasi legame umano tra i cittadini. Ciò appare propedeutico a far imporre il problema fondamentale per eccellenza per la coscienza morale dell'italiano a seguito dell'armistizio, ovvero come sopravvivere nel marasma del Secondo Conflitto Mondiale ...
(continua)
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