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venerdì 25 gennaio 2013

Scene da un corso di formazione

Incalzato dalla giovane relatrice, decido di dare un senso, sia pure stentato, alla mia partecipazione alle giornate seminariali. Così, produco la seguente lesson plan inclusiva:


Titolo: Social School

Premessa

[...] ho pensato questo piano didattico come uno schema di lezione a grandi linee, inteso come cornice generale al cui interno calare i segmenti curriculari delle varie discipline, uno schema generalissimo il quale, adoperando i moderni strumenti tecnologici, possa indirizzare in senso inclusivo la mediazione didattica all'interno di una classe di secondaria di secondo grado.

Situazione di partenza:

Classe I Istituto Professionale:

[...]

Normalmente si osserva come i nostri alunni siano bravissimi a padroneggiare qualsiasi contenuto multimediale, vivendo le loro esistenze costantemente connessi, o in rete o tramite discussioni a più attori su cellulare. Si osserva anche come gli stessi desiderino mantenersi sempre in relazione, sempre connessi con gli smartphone di cui (quasi) tutti sono oramai dotati. La velocità con la quale si collegano a internet, accedono alle informazioni richieste o si scambiano tra loro le stesse, fa pensare che per loro la normale lezione scolastica possa generare solo noia, non raccordandosi con i loro tempi né con le concrete modalità di relazione che sentono loro proprie. Non a caso, forse, si parla di nativi digitali, anche se si tratta di generazioni più simili alle nostre, per le quali, cioè, la mediazione tecnologica è posteriore alla prima infanzia. Ciononostante, però, sono attentissimi alle novità e alle risorse in rete e ciò può costituire naturalmente un punto di forza: puntare sulla dimensione della connettività per migliorare la pratica didattica. Inoltre, anche l'alunno diversamente abile presente in classe condivide, sia pure in misura minore se posto a confronto, la medesima attenzione alla connettività e all'accesso a internet tramite telefonini cellulari.
Tutti gli alunni sono dotati di cellulari di nuova generazione, con accesso illimitato ad internet, e tutti possiedono un account Facebook. Si presume, allora, come siano edotti circa la gestione di base della piattaforma digitale.
Diventa, così, possibile pensare ad un'integrazione virtuale della medesima classe tramite attivazione di un gruppo facebook, con caricamento in remoto di informazioni, links e note della lezione. Il presente progetto rende, pertanto, social la scuola nel senso che la coniuga con le risorse che i social networks rendono disponibili. Ovviamente, lo specifico contenuto disciplinare, o educativo, non è automatico quando si tratta di tecnologie, e lo è ancor meno quando si tratta di reti sociali. Bisogna, così prevedere alcune misure atte ad evitare alcuni difetti e/o problemi che possono sorgere nel mandare ad effetto questo piano didattico. A queste si rinvia infra nella sezione 'osservazioni'.



Obiettivi disciplinari: gli stessi delle materie di indirizzo del percorso professionale scelto.

Bisogni educativi speciali:

  1. attivare dei processi di focalizzazione dell'attenzione;
  2. motivazione al compito;
  3. motivazione intrinseca al successo formativo;
  4. miglioramento dell'autostima;
  5. raccordo con le abilità pregresse.

Strumenti:

In funzione degli obiettivi attesi e dei bisogni educativi speciali emersi, si è pensato di coniugare la normale pratica didattica in aula con l'utilizzo di strumenti appositi. In altri termini, si propone di adoperare il canale tecnologico per migliorare, anche in senso maggiormente inclusivo, la naturale didattica quale si realizza in classe. Realisticamente, pensato cioè nel concreto della pratica didattica, l'uso dei seguenti strumenti viene ritenuto fattibile e fruttuoso per le seguenti ragioni:

  1. utilizzo del cellulare per collegarsi alla piattaforma digitale di supporto con lavoro individualizzato all'interno del gruppo classe virtuale;
  2. possibilità d'integrare il lavoro personale sulla piattaforma digitale durante l'orario scolastico;
  3. possibilità di accedere “direttamente” al materiale reperibile on – line per gli alunni che non riescono a seguire la lezione in aula.



Tempi:

Sono gli stessi previsti normalmente per la somministrazione del singolo segmento curriculare. L'utilizzo di nuovi media, però, richiede che questi ultimi vengano resi flessibili, prevedendo la normale dilatazione dei tempi dovuti alla dinamica del feedback della piattaforma.

Osservazioni:

La piattaforma digitale alla quale si fa riferimento è un gruppo chiuso aperto su Facebook sul quale il docente, in qualità di amministratore, caricherà materiali ulteriori, come riassunti, mappe concettuali, consigli di studio, indicazioni di approfondimenti, video, e valuterà la partecipazione dei singoli alunni, chiedendo loro la pubblicazione di post contenenti risposte alle richieste del docente.
La natura non in presenza di suddetto gruppo, analogo digitale della classe in presenza, consente la dilatazione della frequenza al lavoro didattico, consentendo agli alunni la possibilità di rivivere quanto fatto in classe in tempi differiti oppure seguire dei canali di reperimento delle informazioni necessarie secondo lo stile di studio loro più consono.
Sfruttando la natura 'ludica' della connettività esperita dagli alunni, si può anche prevedere la possibilità di un'interazione in classe alla stessa piattaforma, consentendo alla classe di collegarsi tramite i loro dispositivi. Questa possibilità, rispetto alla quale i docenti sono solitamente restii, opera però su due differenti piani:

a. valorizzazione della dimensione “ludica” connessa all'uso dello smartphone;
b. miglioramento dell'approccio didattico facilitando l'accesso alle informazioni, e al connesso lavoro didattico, tramite strumenti quotidiani e familiari per gli alunni.

I due piani, a. e b., dilatano il tempo di somministrazione, studio e verifica, del singolo segmento curriculare, attivando dei canali differenti ed aiutando gli alunni ad accedere in maniera più efficace ai saperi, sviluppando abilità e raggiungendo gli obiettivi richiesti.
Peraltro, la natura dinamica della piattaforma consente al docente di controllare, anche in tempo reale, l'effettiva partecipazione del singolo alunno al lavoro proposto, potendo, di conseguenza, revocare in qualsiasi momento l'abilitazione dello stesso alla piattaforma.
É possibile evitare concreti rischi di dispersione su internet del tempo didattico, anziché come lavoro sulla piattaforma, monitorando costantemente l'attività al gruppo e potendo revocare in qualsiasi momento l'utilizzo del canale tecnologico nella prassi didattica quotidiana.




Conclusioni:

Come si vede l'assenza di ulteriori indicazioni, come, ad esempio, di una griglia di valutazione, indica come il presente piano sia inteso quale cornice generale valevole per qualsiasi materia prevista nel curriculo scolastico. Esso, in altri termini, è inteso quale uno strumento ulteriore per la didattica che, valendosi del canale tecnologico più prossimo ai nostri alunni, consenta di legare, di più e meglio, la prassi didattica alle abilità pregresse e alle conoscenze di questi ultimi, mostrando un volto meno giurassico per la scuola che frequentano ed eliminando, nel contempo, molti alibi che vengono addotti.
L'unico ostacolo, però, potrebbe venire dalla resistenza del docente che, per svariati motivi, non colga la bontà del progetto.
In qualità di docente di sostegno, comunque, posso suggerire delle possibilità che rendano maggiormente inclusiva la normale lezione.



Sinceramente non ci ho perso molto tempo sopra. Tuttavia, posso ritenermi altrettanto soddisfatto del risultato finale, ed anche dei complimenti di chi tiene il corso. Certo mi piacerebbe se i colleghi integrassero questo mio progetto con loro contributi personali affinché non rimanesse quel che è: parole sulla carta ....

mercoledì 2 gennaio 2013

Lesson plan ... what is this?




Quest'anno ho deciso di frequentare un corso di formazione sulle nuove tecnologie didattiche. Alla prima lezione, sento parlare di lesson plan ... cerco nei cassetti della mia memoria, ma senza risultati. Pur avendo frequentato la SISS, il castello in aria della mera didattica teorica, la cattedrale accademica nel deserto educativo, non ravvengo alcun informazione in merito ... ricordo sì di Unità didattiche, di Percorso, di Modulo, di ripartizioni orarie, e qualcos'altro intorno alla libido docendi - così la chiamava un docente ex cathedra - e al cooperative learning - francamente mai compreso davvero cosa s'intendesse - ivi compreso il brain storming - v'immaginate una masnada di adolescenti lasciati liberi di proseguire per associazioni mentali intorno ad una parola? Che effetti mirabolanti potremmo scovare! - non ricordo si sia mai parlato di lesson plan


Un piano di lezione? Francamente, mi sembra un po' troppo scendere nei dettagli rispetto al programma che il singolo docente mette in piedi avendo davanti a sé un'utenza ben precisa, in carne ed ossa, e bisogni educativi ben determinati, e non la classe ideale ...


Ricordo moduli scritti in ore di beata meditazione astratta intorno alla materia, da insegnare, e entità non meglio precisate di alunni, solo immaginati come tali, verso i quali indirizzare il processo di apprendimento. Sì, facevamo del tirocinio, ma guarda caso le classi che sognavamo erano solo perfette, del tutto ideali, le migliori possibili ... beate speranze!


Ma se rispetto a queste ultime è già difficile mettere assieme una programmazione sia pur minimamente degna di questo nome, come si può pretendere addirittura una pianificazione nel dettaglio della lezione che si desidera mettere in campo?

Sia la programmazione che i moduli prevedono un monte ore da utilizzare e un insieme di attività singole da realizzare per conseguire determinati obiettivi, curriculari e trasversali, ma prevedere più nel dettaglio cosa s'intenda fare mi pare un po' forzato.


Peraltro, in letteratura di lingua italiana non esiste documentazione al riguardo. Piano di lezione ... e cos'è? Allora, decido di sfruttare le risorse (limitate) del web 2.0 e cerco su ****** lesson plan. Vengo immediatamente indirizzato a wikipedia, in lingua inglese, ove si parla nei termini seguenti di lesson plan:


"While there are many formats for a lesson plan, most lesson plans contain some or all of these elements, typically in this order:
  • Title of the lesson
  • Time required to complete the lesson
  • List of required materials
  • List of objectives, which may be behavioral objectives (what the student can do at lesson completion) or knowledge objectives (what the student knows at lesson completion)
  • The set (or lead-in, or bridge-in) that focuses students on the lesson's skills or concepts—these include showing pictures or models, asking leading questions, or reviewing previous lessons
  • An instructional component that describes the sequence of events that make up the lesson, including the teacher's instructional input and guided practice the students use to try new skills or work with new ideas
  • Independent practice that allows students to extend skills or knowledge on their own
  • summary, where the teacher wraps up the discussion and answers questions
  • An evaluation component, a test for mastery of the instructed skills or concepts—such as a set of questions to answer or a set of instructions to follow
  • A risk assessment where the lesson's risks and the steps taken to minimize them are documented.
  • Analysis component the teacher uses to reflect on the lesson itself —such as what worked, what needs improving
  • continuity component reviews and reflects on content from the previous lesson"[1]



Oh cavolo, mi dico! Sembra una lista dei desideri piuttosto che un'organizzazione efficace della mediazione didattica!




Titolo ... tempi ... lista degli strumenti ... obiettivi ... i mezzi ... la griglia di valutazione .. ed anche la qualificazione del rischio previsto e delle misure messe in campo per contenerlo ...



Sembra, molto probabilmente, un modo più in voga, forse anche più figo, di dire, più o meno, le stessissime cose che ho appreso durante quel noiosissimo triennio di SISS ... solo che ora lo diciamo in english! Vuoi mettere?





Bene, adesso che so, più o meno, cosa sia una lesson plan, posso ottemperare alla richiesta fattami di costruire una lesson plan inclusiva ... e siamo solo alla prima giornata di corso!


Poi dicono che noi docenti non vogliamo formarci ... che ci sostenessero almeno! Invece no, la logica è quella del lavoro e della formazione, per tacere degli altri oneri, "sommersi"![2] 


Il trucco sta nel non riconoscerli (e quindi nel non finanziarli) ... ;)

Note
[1] Cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Lesson_plan.
[2] Cfr. http://www.lavagnataquotidiana.org/2012/10/le-24-ore-settimanali-sfogo.html .



(immagine tratta da: http://nancyspoint.com/wp-content/uploads/2012/09/lessonplanpic1.gif)