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martedì 2 novembre 2021

 Nuova risorsa sulla scienza storica di Marx!

Che attendete? Fate play!

E non dimenticate comunque che l'apprendimento passa sempre per l'impegno personale sui libri!


domenica 15 novembre 2020

Lady Oscar e la vita di corte ...

 

Insegnare la storia partendo da un anime? Si può fare!


Qui di seguito un esempio parziale, dal momento che l'attività si sviluppa oltre la semplice risorsa qui allegata.


Come vedete, l'unico limite alla didattica è l'incapacità di scorgere soluzioni in luogo delle difficoltà.


Concludo con un'espressione che ultimamente adopero spesso:


per fare scuola bastano soltanto un docente, degli alunni e un sincero desiderio di apprendere.


Ne consegue, allora, che la scuola non è uno spazio fisico (p.e. un'aula), ma una comunità di intenti (p.e. una qualsiasi rete sociale). 


Mettendo tra parentesi l'emergenza attuale e le sue limitazioni, opportunità piuttosto che difficoltà, abbiamo mai pensato al fatto che abbiamo smarrito, noi docenti e gli alunni in generale, il sincero desiderio di apprendere?


Riflettiamoci sopra, ed intanto rendiamo onore ai giapponesi che sono capaci di trasformare in cartoni opere letterarie.

domenica 14 giugno 2020

Video sullo stoicismo


Dopo la presentazione, anche il video su Youtube!

Per la serie, non ci precludiamo nessun mezzo per arrivare all'apprendimento ...


domenica 30 settembre 2018

Ciovane prof

Altra lezione su Fichte, con l'avviso che si tratta sempre di lezioni di un ciovane prof di provincia, con i suoi limiti e i suoi vezzi.


Sperando, comunque, di farvi cosa gradita, buona visione.

Imparare, imparare sempre!


domenica 23 settembre 2018

Le fatiche di un ciovane prof! #1

Anno nuovo, fatiche nuove!

Se la didattica non dorme mai, il ciovane prof non  mente mai!

Nuova video lezione, stavolta è toccato a Fichte!

Buona visione!


ps

siate magnanimi: non sono un creativo, ma solo un piccolo e ciovane prof (di provincia)!


venerdì 23 settembre 2016

Come costruire una mappa concettuale #2

Prosegue la guida ...



(Fonte: J. D. Novak, Come costruire mappe concettuali, Erickson, Trento, 2013, p. 350)

Chiaro, no?
Bene.
Ora, prova!


domenica 11 settembre 2016

Come costruire una mappa concettuale #1

Non sai come costruire una buona mappa concettuale?

Hai sempre desiderato, ma mai riuscito appieno?

Insoddisfatto dei tuoi tentativi?

Infelice nel non riuscire a costruire efficaci mappe concettuali?

Niente paura!

Seguiamo da vicino cosa ci dice Novak, il maestro in materia!



(Fonte: J. D. Novak, Come costruire mappe concettuali, Erickson, Trento, 2013, p. 349)

Continua ...

mercoledì 20 luglio 2016

Esperienza ...

"Se il docente decide di partire dall'esperienza fa sua un'esigenza profonda degli allievi della scuola del terzo millennio: dare autenticità, dare senso alla quotidianità scolastica, avvicinarsi al loro mondo e alla loro cultura"

(E. Bricchetto, Partire dall'esperienza, in P. C. Rivoltella, Fare didattica con gli EAS, La Scuola, Brescia, 2015, p. 96)

Autenticità.

Questo il must, l'obbligo, l'imperativo categorico del fare scuola oggi!

Ed è vero, benché non sempre del tutto possibile ...

Tuttavia, questa volta desidero svolgere delle riflessioni non cogenti.

Infatti, è vero che avvicinare l'astrattezza contenutistica degli apprendimenti scolastici alla quotidianità dei vissuti umani è una buona cosa, onde favorire anche il successo formativo, via l'attivazione della motivazione ad apprendere negli alunni stessi, ma vi è pure una dimensione dell'apprendimento irriducibile all'utilizzabilità o alla prossimità nella/alla quotidianità, vale a dire la perfetta inutilità di alcuni contenuti curriculari!

E la loro bellezza consiste appunto in questo: non essere prossimi alla quotidianità delle nostre schizzate esistenze concrete!

Penso anche che ciò sia estremamente formativo, dal momento che l'esistenza di questi fenomeni del tutto irriducibili mette i ragazzi con le spalle al muro: non tutto funziona in senso strumentale! Anche la diversità insegna! Anche la non strumentalità! V'è qualcosa di gratuito che sfugge alla ferrea logica quotidiana dei vissuti meccanici!

Fare tesoro di queste differenze, di tale irriducibilità, con tutto quel che comporta, è arricchire l'esperienza stessa dei ragazzi, educandoli al fatto che non tutto è riducibile al concreto, al materiale, alla strumentalità ...


(url: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/bf/fa/21/bffa21cd4b5bc1ee101f13a616a98794.jpg)

venerdì 20 maggio 2016

Formando (?) matematici ...

Può capitare di essere chiamato, pur senza particolari meriti, a formare i propri colleghi "matematici" sulla valutazione e sulle modalità di rilevazione strutturata delle competenze degli alunni ...

Può capitare di sentirsi obbligato ad istruire i propri colleghi, pur senza molto trasporto personale ...

Può capitare di trovarsi dentro un qualcosa di non particolarmente voluto o atteso e di dover comunque dare un senso a quel che si fa ...

Può capitare che comunque vada, anche con un uditorio adulto, si faccia esperienza dell'acquario: uno spazio etero, ed un tantino anche surreale, ove tanti pesci colorati boccheggiano e si spostano di qua e di là ...

... certo può capitare, ma non può capitare che si improvvisi un certo percorso formativo.

Ragion per cui, al seguente link, chi vuole, potrà prendere visione del filo di Arianna adoperato per tenere alta la motivazione dei colleghi sulla natura a dir poco noiosa della valutazione degli apprendimenti curriculari ...


martedì 23 febbraio 2016

Scuola, addio!


La valutazione è entrata con forza e in maniera quasi pervasiva nella scuola, ma non è dato sapere, almeno non esattezza, con quali finalità ... 

A tratti sembra un inevitabile epilogo di un lungo processo cominciato almeno trent’anni fa, e a tratti sembra quasi una sadica imposizione da parte dei poteri di turno. 


Comunque la si veda, però, appare davvero ostico applicare alla dimensione formativa per eccellenza, vale a dire alla scuola in quanto tale, strumenti e metodi di management e di empowerment codificati in altri settori. Forse perché la scuola non è un luogo di produzione di semplici prodotti materiali e forse perché errato è il modello astratto assunto a pietra di paragone dei grigi omini che vi lavorano, sempre più soli, sempre più tristi, sempre più vilipesi, sempre più poveri, all’interno di una scuola progressivamente inagibile, improduttiva, inefficace, povera, tagliuzzata qua e là, e mortificata da una considerazione sociale che la desidera marginale nella formazione delle giovani generazioni ...


Il tutto, ovvero la vicenda della valutazione di sistema, a volerla dire tutta, efficace metafora di un ideale di cultura comeniana “per tutti” che si avvia mesta e in solitaria lungo il viale dimesso e sconnesso del tramonto mentre la scuola – istituzione si affolla caotica o alla coorte del potente del momento oppure corre dietro le sirene altisonanti della moda anglofana di turno. 


In mezzo, però, restano gli oscuri abitanti delle – non più – comunità di apprendimento, non solo chi vi lavora, ma gli stessi studenti, privati delle loro identità e abbandonati nella terra di mezzo delle furiose guerre dei discorsi ...


(url: http://www.uhu.es/cine.educacion/figuraspedagogia/comenius1.gif)

lunedì 20 aprile 2015

Profili della scuola di oggi ... 5

"È la Scuola Comunità di Apprendimento l’orizzonte di riferimento pedagogico, sociale, ‘politico’ e, al tempo stesso, formativo, didattico e organizzativo per la messa in atto di simili condizioni. È ad essa che conviene guardare, o meglio, è alla sua costruzione che dovremmo/dovremo lavorare. È alla Scuola Comunità, quindi, che deve orientare la sua azione, in primo luogo, il dirigente scolastico nell’espletare le sue funzioni di impulso, coordinamento e direzione a riguardo dell’erogazione del servizio pubblico educativo e di istruzione nell’istituzione scolastica alla quale è preposto"

(G. Mondelli, Dirigere la scuola al tempo della globalizzazione. L’azione del dirigente scolastico nella società della conoscenza, Anicia, Roma, 2012, p. 356)

Questo sarebbe un bene per tutti, operatori ed utenti, il problema, però, è altrove: come si può pensare di migliorare generalmente il servizio mentre contemporaneamente si tagliano le risorse che dovrebbero finanziarlo? Da noi è un problema pluridecennale, ma sta ormai rasentando l'interruzione del servizio stesso.

D'altra parte, non è ragionevole pretendere che gli operatori lavorino (quasi) gratis e comunque con retribuzioni ben al di sotto del costo della vita ...

Delle due l'una: o al decisore politico non importa infine un fico secco del servizio pubblico di istruzione oppure scova altrove le risorse necessarie al fabbisogno dello Stato ...

Al lettore la scelta di una o dell'altra possibilità!

lunedì 16 marzo 2015

Chi certifica le valutazioni degli alunni?



Domanda; chi certifica le valutazioni degli alunni?

I docenti, penserete voi, ma siete in torto!

La valutazione compiuta dal docente è, letteralmente, carta straccia, non significa nulla e, in quanto tale, non viene nemmeno presa in considerazione.

La "vera" valutazione è quella compiuta da organismi esterni chiamati a certificare, sulla base di indicatori e di strumenti "oggettivi", le reali competenze conseguite da classi di alunni distinti per età.

In altri termini, la società non crede affatto nella capacità professionale dei docenti nel valutare i suoi studenti e si affida ad enti esterni che possano certificare le reali conoscenze, competenze ed abilità degli studenti. Sono queste certificazioni le vere valutazioni degli alunni.


Ne consegue, ovviamente, che la reale funzione della scuola allora non è affatto educare, istruire e formare soggetti in evoluzione, ma solamente intrattenere questi ultimi in una realtà relativamente protetta, sempre che un solaio non ti caschi in testa, per le ore durante le quali i genitori sono al lavoro ... quando ne prenderemo coscienza, eviteremo tantissimi sensi di colpa e sensazioni di inadeguatezza professionale.

A chi si scaglia contro prove OSCE - PISA o contro quelle INVALSI, le prime certificazioni internazionali, le seconde certificazioni nazionali, dovrebbe andarsi a rileggere tutto il percorso di politica scolastica degli ultimi dieci anni, oltre che il diritto comunitario degli ultimi trent'anni!

Il docente contava poco prima, non conta praticamente più nulla adesso.

Per chi ha le idee poco chiare, segue il passo tratto da: D. Previtali, Il bilancio sociale nella scuola. La risposta a sette domande chiave, Edizioni Lavoro, Roma, 2010, pp. 22 - 23:

"Obiettivo principale della scuola è realizzare interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della personal, finalizzati al successo formativo, coerenti con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione. L'acquisizione delle conoscenze e la costruzione di competenze devono trovare corrispondenza nella verifica continua dei livelli di apprendimento, condotta con le indagini a livello nazionale e le ricerche sviluppate in ambito locale, con riscontri oggettivi, con lo studio approfondito dei dati e l'analisi delle determinanti, al fine di accrescere l'efficacia dell'azione di insegnamento/apprendimento. La scuola ha bisogno di guidare l'insegnamento in termini di successo e innalzamento degli standard di apprendimento. Una scuola di qualità per tutti significa, prima di tutto, alti tassi di successo e livelli elevati di conoscenze e competenze per ogni studente in relazione alle proprie potenzialità".

Detto in estrema sintesi, non conta che voto dà alle prestazioni dei suoi studenti il docente se non si evince il "valore aggiunto" dello stesso durante un periodo di tempo ben preciso e durante il quale si è esplicato il processo di insegnamento/apprendimento. 

Ovviamente, ricavare tale valore, cosa di per sé altamente problematica, significa porre in correlazione tale prestazione con il bacino territoriale, socio - economico - culturale -  sociale, dell'utenza. Ragion per cui, porre in classifiche nazionali tali risultati è, a dir poco, erroneo dal momento che i dati vanno interpretati, ossia vanno posti in  comparazione con indicatori territoriali. Per intenderci, non ha alcun senso stilare una mera classifica sulla base di dati presi in valore assoluto, questi ultimi, al contrario, vanno contestualizzati e comparati a indicatori che raggruppino elementi di riferimento territoriale. V'immaginate un confronto in termini di valori assoluti tra il Liceo "P. Ruggeri" di Marsala e il Liceo "T. Tasso" di Roma? Non ha alcun senso pedagogico, dal momento che astrae dalla composizione socio - culturale di riferimento nei due distinti casi. Oppure una classifica tra il Liceo "L. da Vinci" di Alba e il Liceo "Pascasino" di Marsala? Non serve a nulla, solo a confondere gli sciocchi oppure a giustificare dubbie politiche di dimensionamento delle rete scolastica oppure per legittimare trattamenti punitivi nei confronti dei docenti. Ma, e concludo, se questi ultimi non valutano gli alunni, perché mai dovremmo valutarli per il tramite dei risultati certificati degli alunni? Visto e considerato, soprattutto, che si tratta di utenze troppo diverse e che i risultati di un'eventuale classifica serve solo per fare demagogia oppure per demonizzare all'occorrenza regioni professionali?

Le classifiche lasciamole fare al Sole 24 ore, o affini, noi teniamo per buono che una classifica in valori assoluti serve meno di zero e che, al contrario, queste ultime andrebbero fatte solo dopo accurata e ponderata comparazione tra i dati e i contesti di origine. Altrimenti, tutto diventa solamente la scoperta dell'acqua calda: vale a dire che studenti più motivati, più seguiti e con maggiori possibilità di formazione/aggiornamento/istruzione conseguiranno risultati migliori (in valore assoluto)! Ma non ci servono costose e dispendiose indagini nazionali ed internazionali per scoprirlo ...


(url immagine: http://images.slideplayer.it/3/976137/slides/slide_2.jpg)

mercoledì 11 febbraio 2015

Chi impara?

"L’attenzione alla crescita professionale dell’insegnante, la creazione di ruoli di leadership a livello di curricolo, lo sviluppo del coaching fra pari, l’introduzione di programmi di mentoring, la sperimentazione di forme di «pianificazione collaborativa», nonché lo sviluppo di una gestione e un sistema decisionale che facciano dell’istituto scolastico il loro punto di riferimento, sono tutte testimonianze di come molte scuole e sistemi scolastici cerchino oggi di coinvolgere gli insegnanti nella vita e nelle attività che avvengono al di fuori dell’aula, con lo scopo di far loro assumere maggiori responsabilità in materie di politiche e pratiche che vengono adottate in tale ambito"

(M. Fullan – A. Hargreaves, Cosa vale la pena cambiare nella nostra scuola? Definire  raggiungere significativi obiettivi di miglioramento, Erickson, Trento, 2005, p. 22)

Tutto questo mi sta bene. Mi resta solo una domanda: come mai viene sistematicamente ignorata la contro - parte di qualsiasi servizio di istruzione, ovvero gli alunni? Come mai non se ne tiene conto? E come mai si reputa, a torto, che il docente abbia la soluzione ad ogni problema? L'insegnamento non è mai un flusso unidirezionale, ma sempre una relazione diadica e dinamica. Il docente non insegna se non v'è chi impara!

Ricordiamocene ogni volta che ambigui decisori politici intendano punire i docenti per il semplice fatto che sono docenti o premiarne alcuni sulla base della fortuna toccatagli in sorte di avere alunni motivati, educati e seguiti a casa ...

mercoledì 2 gennaio 2013

Lesson plan ... what is this?




Quest'anno ho deciso di frequentare un corso di formazione sulle nuove tecnologie didattiche. Alla prima lezione, sento parlare di lesson plan ... cerco nei cassetti della mia memoria, ma senza risultati. Pur avendo frequentato la SISS, il castello in aria della mera didattica teorica, la cattedrale accademica nel deserto educativo, non ravvengo alcun informazione in merito ... ricordo sì di Unità didattiche, di Percorso, di Modulo, di ripartizioni orarie, e qualcos'altro intorno alla libido docendi - così la chiamava un docente ex cathedra - e al cooperative learning - francamente mai compreso davvero cosa s'intendesse - ivi compreso il brain storming - v'immaginate una masnada di adolescenti lasciati liberi di proseguire per associazioni mentali intorno ad una parola? Che effetti mirabolanti potremmo scovare! - non ricordo si sia mai parlato di lesson plan


Un piano di lezione? Francamente, mi sembra un po' troppo scendere nei dettagli rispetto al programma che il singolo docente mette in piedi avendo davanti a sé un'utenza ben precisa, in carne ed ossa, e bisogni educativi ben determinati, e non la classe ideale ...


Ricordo moduli scritti in ore di beata meditazione astratta intorno alla materia, da insegnare, e entità non meglio precisate di alunni, solo immaginati come tali, verso i quali indirizzare il processo di apprendimento. Sì, facevamo del tirocinio, ma guarda caso le classi che sognavamo erano solo perfette, del tutto ideali, le migliori possibili ... beate speranze!


Ma se rispetto a queste ultime è già difficile mettere assieme una programmazione sia pur minimamente degna di questo nome, come si può pretendere addirittura una pianificazione nel dettaglio della lezione che si desidera mettere in campo?

Sia la programmazione che i moduli prevedono un monte ore da utilizzare e un insieme di attività singole da realizzare per conseguire determinati obiettivi, curriculari e trasversali, ma prevedere più nel dettaglio cosa s'intenda fare mi pare un po' forzato.


Peraltro, in letteratura di lingua italiana non esiste documentazione al riguardo. Piano di lezione ... e cos'è? Allora, decido di sfruttare le risorse (limitate) del web 2.0 e cerco su ****** lesson plan. Vengo immediatamente indirizzato a wikipedia, in lingua inglese, ove si parla nei termini seguenti di lesson plan:


"While there are many formats for a lesson plan, most lesson plans contain some or all of these elements, typically in this order:
  • Title of the lesson
  • Time required to complete the lesson
  • List of required materials
  • List of objectives, which may be behavioral objectives (what the student can do at lesson completion) or knowledge objectives (what the student knows at lesson completion)
  • The set (or lead-in, or bridge-in) that focuses students on the lesson's skills or concepts—these include showing pictures or models, asking leading questions, or reviewing previous lessons
  • An instructional component that describes the sequence of events that make up the lesson, including the teacher's instructional input and guided practice the students use to try new skills or work with new ideas
  • Independent practice that allows students to extend skills or knowledge on their own
  • summary, where the teacher wraps up the discussion and answers questions
  • An evaluation component, a test for mastery of the instructed skills or concepts—such as a set of questions to answer or a set of instructions to follow
  • A risk assessment where the lesson's risks and the steps taken to minimize them are documented.
  • Analysis component the teacher uses to reflect on the lesson itself —such as what worked, what needs improving
  • continuity component reviews and reflects on content from the previous lesson"[1]



Oh cavolo, mi dico! Sembra una lista dei desideri piuttosto che un'organizzazione efficace della mediazione didattica!




Titolo ... tempi ... lista degli strumenti ... obiettivi ... i mezzi ... la griglia di valutazione .. ed anche la qualificazione del rischio previsto e delle misure messe in campo per contenerlo ...



Sembra, molto probabilmente, un modo più in voga, forse anche più figo, di dire, più o meno, le stessissime cose che ho appreso durante quel noiosissimo triennio di SISS ... solo che ora lo diciamo in english! Vuoi mettere?





Bene, adesso che so, più o meno, cosa sia una lesson plan, posso ottemperare alla richiesta fattami di costruire una lesson plan inclusiva ... e siamo solo alla prima giornata di corso!


Poi dicono che noi docenti non vogliamo formarci ... che ci sostenessero almeno! Invece no, la logica è quella del lavoro e della formazione, per tacere degli altri oneri, "sommersi"![2] 


Il trucco sta nel non riconoscerli (e quindi nel non finanziarli) ... ;)

Note
[1] Cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Lesson_plan.
[2] Cfr. http://www.lavagnataquotidiana.org/2012/10/le-24-ore-settimanali-sfogo.html .



(immagine tratta da: http://nancyspoint.com/wp-content/uploads/2012/09/lessonplanpic1.gif)