Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta razionale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta razionale. Mostra tutti i post

giovedì 28 agosto 2014

Aporie del pensiero morale

"Se un legislatore proibisce qualcosa o lo rende obbligatorio, dovrà fare i conti con la possibilità che la norma non sia sempre osservata. Ma si può dire che egli normalmente voglia o desideri che ciò che egli ha ordinato deve senza eccezione essere. Egli vuole che le norme siano soddisfatte. Se, per una ragione o per l’altra, fosse impossibile che gli stati obbligatori sussistessero sempre (nella storia della norma), potremmo dire che il suo desiderio (volontà) non è razionale dal momento che non può essere adempiuto. L’irrazionalità sarebbe particolarmente manifesta, se uno stato obbligatorio non potesse mai sussistere e di conseguenza uno stato proibito dovesse sempre sussistere. Questo sarebbe il caso, per esempio, se il legislatore avesse ordinato una contraddizione: che sia p&~p. Se un legislatore avesse reso obbligatori due stati mutuamente contraddittori, allora uno dei due obblighi può essere soddisfatto, ma soltanto a spese dell’altro che necessariamente resterà non soddisfatto. Se uno dei due stati sussiste alcune volte e l’altro stato altre volte, né l’uno né l’altro obbligo viene soddisfatto. Dal momento che è impossibile che entrambi siano soddisfatti, sicuramente è stato irrazionale, insensato, da parte del legislatore emanare entrambe le norme"


(G. H. von Wright, Norme, verità e logica, “Informatica e diritto”, 3, 1983, p. 16)

Cosa è obbligatorio?

E che relazione ha con quanto è invece proibito?

Quando il pensiero morale è razionale?

Sino a che punto è valido nell'ipotesi che la sua sorgente, ovvero il legislatore, sia difettosa, vale a dire del tutto pazzo o burlone?

Questioni non del tutto soddisfatte del pensiero pratico, molte le proposte, davvero poche le soluzioni effettivamente praticabili.


(url immagine: https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjki2KHT8-bvSJS3dmYE5_vJkciVMlIZth23zeyde6hNE-xZ_2wyrr0JqxghPiI9eOPIfP0hntyAdajUNx7BT3wfZdFC3Y1_MYvyZoMZyN87sEmgWWSPZGxKLdGIGup9dQeyxmCEzI3WOM/s400/wright.jpg)

venerdì 15 agosto 2014

Aporie del pensiero morale



"Normalmente, uno stato di cose permesso non è anche obbligatorio, ma il suo stato contraddittorio è pure permesso. Un legislatore può forse sperare o desiderare che i suoi sudditi non si avvalgano mai di un permesso che egli ha concesso, cioè può sperare che uno stato di cose permesso non sussista mai […] Ma se fosse del tutto impossibile che questo stato sussistesse, il fatto che fosse stato permesso, sarebbe soltanto uno «scherzo». Sarebbe un «permesso-burla». È perciò una richiesta del tutto ragionevole e razionale – da parte dei soggetti normativi se non da parte dell’autorità normativa – che stati di cose permessi possano qualche volta sussistere. Se uno stato e il suo contraddittorio sono entrambi permessi, essi non possono entrambi sussistere sempre – e tuttavia non c’è alcunché di irrazionale circa il fatto che sia permesso che entrambi sussistano"


(G. H. von WrightNorme, verità e logica, “Informatica e diritto”, 3, 1983, p. 17)



Cos'è il permesso?



Quando il permesso è razionale?



Sino a che punto è valido nell'ipotesi che il legislatore sia un pazzo o un burlone?



Questioni inevase del pensiero morale, tante suggestioni, poche le proposte operative.


(url immagine: http://svenska.yle.fi/arkivet/kuvat/2011/id58063-previewImage-58052-50.jpg)