Cerca nel blog

domenica 8 dicembre 2013

Scene da un pronto (?) soccorso ... I




Qualche giorno fa, al culmine di una disavventura personale, sorta in ambito lavorativo e che non sto qui a pubblicizzare, sono finito al Pronto Soccorso di un certo Ospedale delle mie parti ...


Come un qualunque altro porto di mare, in genere d'infima qualità, ho vissuto esperienze al limite del surreale e che descrivo in questa sede almeno per distanziarmene un po', ridendoci sopra con gusto ironico ...


Prima raffigurazione: dopo l'avvenuta registrazione del sottoscritto, con semaforo verde, mi fanno accomodare in una saletta d'attesa attigua all'ingresso nel pronto soccorso in questione. 

Dopo alcuni minuti, giunge una vecchietta accompagnata da figlia (ma lo scoprirò solo in seguito, in reparto) e da un signore (rimasto ignoto nella parentela della degente). 


Uno degli accompagnatori chiede all'infermiera, in camice rosso, che registra gli interventi richiesti e che li smista in base ad un codice pittorico, una coperta per coprire la signora sulla carrozzina con la motivazione "sente freddo". 


Prima risposta dell'infermiera: "no, signora, coperte non ne abbiamo, forse dei lenzuoli ..." e si avvia dentro il reparto dal quale fuoriesce alcuni istanti più tardi, a mani vuote. 


Seconda risposta, più surreale della precedente: "signora, guardi, in sala d'aspetto entra un sole forte, a quest'ora poi! - sono le due e mezza del pomeriggio di una giornata assolata - La faccia mettere al sole e le faccio vedere che in breve si riscalderà!" ... 


Gli accompagnatori si guardano attoniti e perplessi negli occhi ma, un po' intimiditi un po' presi alla sprovvista, accontentano l'infermiera la quale, al termine delle procedure di esposizione solare, si gode beata l'immagine finale ... 


Io, un po' per via del collo bloccato un po' perchè non vedo l'ora di andarmene da quell'orrido luogo, non so se ridere o piangere ...


(immagine tratta da: http://www.iduepunti.it/sites/default/files/prontowqqsoccorso(1).jpg)


martedì 3 dicembre 2013

Un trascendentalista poco kantiano oppure un kantiano privo di trascendentalismo ... III

(prosegue da: http://alessandropizzo.blogspot.it/2013/11/un-trascendentalista-poco-kantiano.html)

I prolegomeni alla logica pura, almeno per come li intende e li scrive Husserl, costituiscono un'introduzione doverosa non alla logica, ma a quella riduzione fenomenologica che prenderà consistenza solo alcuni anni dopo. 


Nelle Ricerche logiche Husserl cerca di mettere a fuoco quel soggetto logico che altri non è se non il cogito[1] che successivamente verrà ridotto alle strutture fondamentali e “catturato” in quello spazio di coscienza al cui interno hanno luogo i fenomeni, ove è cioè possibile cogliere le pure essenze delle cose, la dimensione eidetica delle cose, anche del pensiero stesso. 


Prima, però, è necessario “congelare” l'atteggiamento con il quale naturaliter le cose vengono percepite e pensate, al fine, cioè, di far emergere la loro natura essenziale o formale[2]. L'intuizione al base del metodo fenomenologico consiste appunto in questa riduzione che elimina quanto v'è di superfluo nei pensieri e li riduce, nel contempo, a quanto v'è di necessario, di essenziale[3]. Si tratta, infatti, e sotto ogni punto di vista, di un'intuizione eidetica[4] dal momento che conduce all'eidos delle cose, ossia ai fenomeni nella loro manifestazione all'interno della coscienza di chi pensa[5]. 


Questo, a detta di Ricouer, il più grande merito della fenomenologia, ovvero aver elevato al rango di scienza, via la riduzione per epochè, l'investigazione dell'apparire[6], ossia della manifestazione dei fenomeni, in quanto plesso a partire dal quale, e solo successivamente, si definiscono i ruoli complementari del soggetto, che conosce, e dell'oggetto, che viene conosciuto.



Nelle Ricerche logiche, per dirla altrimenti, Husserl ha di mira non la logica, ma il meccanismo coscienziale che rende possibile i pensieri delle cose, ovvero la scienza dei fenomeni rispetto alla quale, infatti, il metodo della fenomenologia è unicamente un metodo di fenomeni[7].


Note
----------------
[1] Cfr. P. Ricouer, Studi di fenomenologia. Verso il formalismo giuridico?, Giappichelli, Torino, 2009, p. 112: «Di diritto il Cogito è il soggetto trascendentale».
[2] Cfr. N. Ghigi, Dalla Vorhandenheit all'eidetico: una riflessione sul superamento fenomenologico dell'atteggiamento naturale, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 5 (2003) [inserito il 31 gennaio 2003], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [89 KB], ISSN 1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/ng02.htm
[3] Cfr. P. Ricouer, op. cit., p. 121: «La grande scoperta della fenomenologia è che l'Io Penso, non è solo il riferimento delle 'altre' scienze, ma è da se stessa una “sfera d'essere” (ein Seinsphäre) che si presta una esperienza articolata e strutturata».
[4] Cfr. A. A. Bello, Husserl interprete di KantDialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 7 (2005) [inserito il 7 luglio 2005], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [91 KB], ISSN1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/aab02.htm.
[5] Cfr. P. Ricouer, op. cit., p. 157: «L'atto di riduzione scopre la relatività di ciò che appare alla coscienza operante; questa relatività definisce esattamente il fenomeno».
[6] Ivi, p. 191: «La gloria della fenomenologia consiste nell'aver elevato a dignità di scienza, mediante la “riduzione”, l'investigazione dell'apparire». Cfr. R. Bodei, La filosofia del Novecento, Donzelli, Roma, 20062, p. 109: «la coscienza è «intenzionalità», è sempre coscienza di qualcosa, dimodoché non esiste da un lato la coscienza e dall'altro la cosa, da una parte il soggetto e dall'altra l'oggetto, ma sempre un legame bipolare inscindibile e costitutivo».

[7] Cfr. R. M. Lupo, Questioni di metodo. Sullo statuto fenomenologico della metafisica, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 15 (2013) [inserito il 10 luglio 2013], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [65 KB], ISSN 1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/rml01.htm.

lunedì 2 dicembre 2013

L'oggetto di fede



"Il Dio della fede non è l'oggetto di una dimostrazione matematica o di una prova scientifica legata a ciò che si vede"


(B. Forte, Introduzione, a: Papa Francesco, Lumen Fidei, La Scuola, Brescia, 2013, p. 5)


Due spunti soltanto.


Il primo: la fede non è oggetto di dimostrazione in positivo, vale a dire che il suo oggetto teista è indisponibile a lasciarsi catturare entro le strette maglie di un'argomentazione matematica o scientifica. Ergo, chi avrebbe bisogno di una tale dimostrazione? Solo chi non possiede una fede sicura e vorrebbe delegare a terzi la sicurezza del proprio credo.



Il secondo: come la fede non è oggetto di dimostrazione in positivo, vale pure la conversa, ossia la dimostrazione in negativo (dimostrare che Dio non è) né in maniera matematica né in maniera (pseudo-)scientifica. Detto altrimenti, chi avrebbe bisogno di una dimostrazione ateistica? Specularmente, quanti non riescono a reggere il giogo, o il rischio, della propria non - fede (in Dio) al punto da necessitare di sostegni in questo atteggiamento di fede, di spalle altrui sulle quali scaricare il peso della propria incredulità.



Forse ha ragione Plantinga quando sostiene che tanto la posizione teista quanto quella ateista giocano al ribasso ciascuna per parte propria, negando sufficiente evidenza alla tesi avversaria, e tralasciando il carattere forte dell'atteggiamento di fede, vale a dire la scelta per l'una o per l'altra tesi.


Piuttosto, l'oggetto di fede è indocile alle costruzioni umane, sia che si veda sia che non si veda, sia che si accetti sia che non lo si accetti.