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giovedì 16 giugno 2016

Fine scuola ...

Al secondo 20 io, ovvero ogni insegnante!

Ecco, ora sapete cosa ci passa per la testa in classe ...

Un costante conto alla rovescia verso il "rompete le riga!", nonostante che, puntualmente, ogni anno si tiri fuori la solita, e trita, storiella dei "tre mesi di vacanza" o delle "scuole H24!" ...

Comunque, il film dal quale sono tratti i seguenti titoli di coda è veramente geniale!

E se lo dico io, in genere parco nei giudizi, soprattutto di quelli positivi, potete crederci!

In fondo, siamo fatti di emozioni! Cos'altro potrebbe accadere?





mercoledì 22 ottobre 2014

Insegnanti di sostegno: buoni o cattivi!






(tratto da: P. Blum, Sopravvivere nelle classi difficili. Manuale per gli insegnanti Erickson, Trento, 2012, p. 60)

In attesa della sognata, oltre che campata per aria, evoluzione del docente di sostegno, come tutto quel che è borderline, nell'indistinta terra di mezzo, il docente di sostegno assume connotazioni ambivalenti: o "eroe" o "parassita". 


La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: il docente di sostegno è una risorsa preziosa per la classe intera nella misura in cui è un elemento attivo che condivide con l'intero consiglio uno stesso progetto educativo con annesse prassi comuni di azione pedagogica e/o didattiche.


Se, invece, come più spesso accade, viene percepito dai colleghi curriculari alla stregua di un bodyguard o di un braccio (non)armato per sé oppure, peggio ancora, come una figura grigia cui delegare il proprio lavoro o l'onere educativo del proprio ruolo, allora - apriti cielo - cominciano i guai.


E lo stesso docente sarà "buono" se, e solo se, asseconderà, più supinamente possibile, i desiderata dei colleghi; sarà "cattivo" se, e solo se, inopinatamente si rifiuterà di assecondare i desiderata dei colleghi.


In entrambi i casi, però, lui stesso svolgerà un pessimo servizio pubblico dal momento che verrà meno alla sua stessa funzione, vale a dire alla regia discreta dei processi di integrazione delle risorse umane interne al gruppo classe, le quali, per definizione, includono non solamente gli utenti del servizio scolastico, ossia gli alunni, ma anche, e per loro giocoforza, i corrispettivi operatori, ossia gli stessi colleghi curriculari.

Rovesciamo, allora, la frittata e chiediamoci: quando sono "buoni" o "cattivi" i docenti curriculari?

mercoledì 10 settembre 2014

Vademecum per un insegnante efficace

Gira sui social media la seguente immagine, graziosa in sé, per carità, su quali pratiche e quali comportamenti un docente dovrebbe assumere, sia in pubblico che in privato, per risultare alla fine un insegnante efficace. 


Un elenco, a suo modo "sintetico", di buone prassi capaci, forse di per sé sole, di rendere un insegnante un bravo insegnante, vale a dire un insegnante efficace, o, com'è facile e in voga dire oggi in Italia, meritevole.
Bene, quali sono questi 27 modi additati? Elenchiamoli di seguito:

1. Crea una prospettiva globale;
2. Incoraggia gli studenti a porre domande;
3. Non mascherare o coprire i dubbi degli studenti;
4. Garantisci agli studenti tutti gli strumenti per il loro successo;
5. Dormi sano e riposa bene;
6. Segui una dieta sana;
7. Non alzare la voce, keep the calm;
8. Supporta gli studenti a lungo;
9. Cresci assieme alla classe;
10. Keep the network con i migliori insegnanti;
11. Mantieni i contatti con le famiglie;
12. Informati sulle migliori strategie di insegnamento;
13. Garantisci sicurezza con le tue lezioni;
14. Mantieni alto il tuo livello di energia;
15. Scopri i talenti di ciascun alunno e coltivali;
16. Indaga sulle nuove scoperte con la classe;
17. Integra con la musica all'interno della classe;
18. Sfida i tuoi studenti un po' oltre le loro capacità;
19. Incoraggia l'esternazione del pensiero;
20. Consenti ai tuoi alunni di esprimersi con l'arte;
21. Lascia che gli alunni cancellino 'ieri' con un pulito e nuovo 'oggi';
22. Integra con i social media;
23. Premia i grandi tentativi;
24. Sperimenta con gli alunni;
25. Scarica una lezione per svolgere attività di gruppo;
26. Chatta in ambienti sicuri con gli alunni;
27. Consenti l'apprendimento tra pari.

Bene, cosa possiamo dire a questo punto dopo aver scorso l'elenco di ben 27 modi di insegnamento efficace? La prima impressione è che sia un elenco di desiderata scritto non da docenti o educatori, ma dagli alunni stessi. Infatti, se i modi (1) - (3), (11), (16), (18), (19), (21), (23) sono modalità già realizzate normalmente dal docente in classe, curiosi appaiono i modi (5) - (7) i quali entrano nella vita privata del docente pretendendo di dire cosa il docente dovrebbe fare a casa nel suo tempo libero. Piuttosto, eversivi appaiono, invece, i modi (4) - (9) in quanto sottomettono la funzione stessa dell'insegnante ai bisogni non formativi degli alunni, giustapponendo sullo stesso piano il docente e gli alunni, come se l'apprendimento e/o l'educazione non si collocassero, all'esatto opposto, su posizioni differenti. Il docente non è il compagnone o l'amicone o l'adolescente troppo cresciuto della classe, è un adulto investito di una precisa responsabilità, avere cura dei minori a lui affidati, e una precisa funzione, guidare nei processi formativi. Il rapporto tra il docente e la classe non è mai paritario, per definizione non può esserlo, è decisamente asimettrico, altrimenti non è più un rapporto formale e formativo, ma informale e "da passatempo".

Ma c'è di più. Infatti, i modi (10) - (14) esprimono critiche abilmente dissimulate allo stereotipo del professore: autoreferenziale; spocchioso; non disponibile al dialogo; arretrato; debole. Un insegnante da libro cuore, cioè, non i leoni oggi in cattedra. Forse anche per questo tanto invisi agli alunni, in quanto allergici alla loro omologazione a parti "cresciutelle" della classe.

Il modo (15) mi appare pleonastico, ma la sua elencazione esplicita mi dà da pensare. Forse, l'estensore di questi modi teme o pensa che il docente non faccia normalmente ciò? Delle due l'una: o è in mala fide o desidera un impossibile non meglio specificato.

I modi (17), (20) e (22) sono addirittura comici dal momento che prefigurano un idealtipo di docente che dovrebbe non utilizzare altri strumenti per meglio entrare in sintonia con i propri alunni, ma utilizzare questi ultimi tout court, come se l'insegnante efficace fosse quello che rappeggia in classe o che chatta con i social network o che accetta ed apprezza qualsiasi tentativo artistico dei propri alunni. Dov'è il fatto educativo in tutto ciò? Semplice, a mio modesto avviso, non c'è, e non può esserci perché questi modi rispondono al medesimo sogno proibito dell'alunno medio, vale a dire un docente meno docente e più immaturo, una figura meno adulta e più "spassosa", un educatore meno rompi e più "scialo". Noi non dobbiamo affatto abolire la distanza generazionale, anche perché non è nostro compito, peraltro nemmeno auspicabile, ma dobbiamo farcene carico in un'ottica di gestione degli effettivi bisogni formativi degli alunni. Solo all'interno di questa cornice, si potrebbe pensare ad un'integrazione complementare che integri i modi (17) e (22). Ed anche il modo (26).

I modi (24), (25) e (27) mi paiono mere repliche di attese espresse in precedenza sotto altra forma, e che rispecchiano appieno, oltre il più ragionevole dubbio, la mano adolescente che si cela dietro, e che vagheggia un superamento mitico, oltre che onirico, dello stesso fatto educativo.


Se poi mi sbaglio, ed è una mano adulta, le pongo le seguenti questioni:

1) come mai l'immagine di insegnante destinatario di questo elenco di 27 modi di insegnamento efficace è stereotipata oltre che fortemente monistica?
2) come mai questo elenco di 27 modi di insegnamento efficace dimentica colpevolmente la natura duale del rapporto d'insegnamento? Non basta, a mio modesto modo di vedere, e sulla base della mia seppur breve e fragile esperienza, mettere in campo da una sola parte uno soltanto o tutti assieme dei 27 modi qui elencati. Se la classe, fatta di alunni e insieme complesso di precise relazioni interpersonali, è refrattaria o demotivata o insensibile o estranea o interessata ad altro, l'insegnamento non sarà mai efficace.
3) perché l'insegnante deve essere efficace mentre l'alunno può restare quello che è? E non essere, a sua volta, un buon alunno? Un alunno educato? Uno studente efficace? Purtroppo, nel nostro Regno si dimentica con troppa facilità che gli studenti non sono tutti uguali e che la maggior parte è del tutto estranea alla formazione/educazione. Una classe di maleducati non sarà mai una classe di studenti efficaci. O una classe difficile non consentirà mai ad un insegnante di mettere in campo uno solo dei 27 modi qui indicati. Nemmeno quelli che spudoratamente pretendono di dire cosa l'insegnante deve mangiare o fare nel suo tempo libero. Anche l'alunno dovrebbe dormire e mangiare bene. Ah, questo non si può dire? E allora come mai si trascura bellamente il fatto che quello dell'insegnante è solamente un lavoro, beninteso bellissimo e nobilissimo, ma pur sempre un mestiere, e mai l'unica ragione di vita dei diretti interessati? E, invece, si continua a perpetuare la visione collettiva di questo lavoro come mission, vale a dire come professionalità povera ma che non termina mai, nemmeno quando la campanella segna la fine delle lezioni, anche a casa, anche a letto, anche quando per quelle ore non si è malamente retribuiti? Perché? Sarebbe bello, oltre che utopico, o distopico, rispondere a questa domanda.

Dopo aver letto questo elenco, mi rendo conto di quanti danni abbia fatto alla scuola Robin Williams, o il suo personaggio ne L'attimo fuggente. Il docente non è il compagno di classe degli alunni, se lo è siamo di fronte al fallimento professionale oltre che umano di quest'ultimo. 


Ai colleghi dico solo questo: resistiamo! Resistiamo! Resistiamo! Resistiamo! 


Anche a costo che ci tirino addosso gli zaini, le sedie o i banchi, anche a costo di finire al pronto soccorso ed essere considerati dei "bugiardi" dagli stessi responsabili, anche a costo di non essere ben visti dal dirigente, impegnato a far vedere quanto è bravo lui a dirigere sulla base dell'aumento delle iscrizioni (e che qualità s'iscrive!!!), e che ti dice "ma lei ha sbagliato! Doveva prevedere e prevenire la reazione!", anche a costo di non essere creduti dai colleghi, anche a costo di andare all'INAIL per espletare le pratiche di infortunio sul lavoro.

Resistere! Resistere! Resistere!

Sarebbe bello se al posto di asettiche e burocratiche linee guida, un ministro scendesse per un attimo, per un'ora, per una volta soltanto, in trincea, a toccare con mano di quante lacrime, sudore e sangue consta la nostra professione, inefficace il più delle volte perché l'utenza è quella che è, perché inefficace è appunto l'utenza, perché impossibile sovente è l'aria che si respira in classe. 


Lo so, non accadrà mai, altrimenti la politica dei tagli lineari non sarebbe più possibile, dato che, all'esatto contrario, bisognerebbe investire di più, molto di più, nella scuola, e nel personale, ma è comunque bello lasciarsi cullare da questo sogno!

E allora: resistiamo! Resistiamo! Resistiamo!


martedì 30 aprile 2013

Orrori linguistici ...


Improvvisamente una rappresentante di classe prima mi chiama e mi chiede, in maniera un po' sbrigativa, a dire il vero, di presentare al Vice - Preside la loro richiesta di autorizzazione per effettuare un'assemblea di classe. Prendo in mano il foglio, a quadretti, sgualcito e spiegazzato qua e là, e noto che la richiesta è per il giorno seguente. Lo faccio presente e mi viene risposto che non hanno avuto tempo per presentarla prima (sic!). Acconsento e mi reco dal vicepreside, d'altra parte in calce al foglio ho già scorto le firme dei docenti interessati, nelle cui ore si svolgerà l'assemblea, i quali hanno dato il loro assenso. Il Vice - preside mi chiede invece, con mia sorpresa, di far ri - scrivere suddetta richiesta. Come mai?, chiedo ingenuo. Mi viene offerto in graziosa lettura il documento e leggo quanto seguo (con omissis per ovvie ragioni):

"Al dirigente scolastico dell'*************
I Rappresentanti della classe ** ********  ******, dopo aver sentito alcune compagni chiedono un'ass'emblea di classe per il giorno ***** per alcuni motivi:

1) Attività di laboratorio
2) Comportamento scoretto della classe
3) Vari ed eventuali"

Ovviamente, ho fatto ri - scrivere la presente domanda, dovendola, ahimé, dettare personalmente perché loro insistevano nel dire che andava bene così com'era (e d'altra parte era già stata sottoscritta da dei docenti ...), ma voglio qui comunque esprimere, sia pure romanzandovi sopra volutamente, le mie considerazioni personali.

Un improvviso vento tanto gelido quanto impetuoso sconquassa la mia colonna vertebrale ... quale orrore linguistico hanno partorito queste adolescenti e fervide menti? Ma sanno cosa sia la concordanza? A leggere la domanda sembra proprio di no (alcune/compagni; vari/eventuali) ... ma a sconcertare di più è l'asse grammaticale (per tacere di quello semantico) ... come si fa a scrivere 'scoretto'? E poi la perla: 'un'ass'emblea'!!!! Orripilante!!! 


Vero che la lingua si evolve, ma vorrei tanto sapere in quale direzione ... 


E penso anche ai colleghi che l'hanno sottoscritta ... l'hanno letta prima? Temo di no ... 


Poi sorvoliamo pure, quanto volutamente, sulla forma espressiva, molto vaga ed imprecisa ...


Improvvisamente, però, un nuovo brivido mi percorre dalla testa ai piedi: ma cosa scriveranno questi qua nelle prove INVALSI? 


Lascio al vento di scirocco queste considerazioni e relative preoccupazioni: qui la scuola non si sa nemmeno cosa dovrebbe essere!



(immagine tratta da: http://quelcheviene.files.wordpress.com/2013/03/errore-404.jpg)