Cos'è un paradosso? In soldoni, tanto perché il tempo è denaro, possiamo considerarlo un'enunciazione oppure il risultato di un ragionamento che, per vari motivi, appare contraddittorio, e, dunque, falso, pur essendo, inopinatamente, vero, ossia razionalmente oltre che ragionevolmente derivato in maniera corretta.
L'etimologia del termine non inganna: para - doxon, ossia qualcosa che cozza contro l'opinione comune, con il (buon) senso comune, così alieno a simili bizzarrie.
Il problema, però, dei paradossi è che, pur essendo delle falsità, vanno trattati come se fossero veri, vale a dire che forzano i soggetti ad accettarli come sensati nel proprio reticolo epistemico.
Ora, tanto per mettere al bando per un po' le astrattezze filosofiche, facciamo un esempio. Si prenda in considerazione la seguente enunciazione:
(P) (P) è falsa
Così su due piedi, appare un'affermazione a dir poco bislacca, ma fondamentalmente innocua: l'enunciazione (P) dice di sé stessa che è falsa. E dov'è il problema? Contenta lei (e chi la enuncia)! In effetti, finché ci limitiamo a questo genere di considerazione, non sorge alcuna difficoltà né tantomeno siamo abilitati a denunciare la presenza di un paradosso.
Il problema, piuttosto, sorge non appena passiamo ad un'altra considerazione, e ci chiediamo, di conseguenza, se l'enunciazione (P) sia vera o falsa ...
Ora incomincian le dolenti note a farsi sentire!
Infatti, proviamo ad applicare all'enunciazione (P) il valore di verità 'vero'. Che accade? Proviamo: è vero che (P) è falsa ... allora, (P) è falsa! Questo è problematico: com'è possibile che dal valore 'vero' derivi il valore di verità opposto, ossia 'falso'? Tutto sta nell'auto-predicazione iniziale, direte voi, ma questo non risolve il problema, ne individua semmai l'origine, ma ci lascia con la patata bollente.
Proviamo, adesso, ad applicare all'enunciazione (P) il valore di verità 'falso'. Cosa accade? Proviamo: è falso che (P) è falsa ... allora, (P) è vera! Questo è a dir poco problematico: com'è possibile che dal valore 'falso' derivi il valore di verità opposto, ossia 'vero'? Ancora, la causa di ciò è nell'auto-riferimento dell'enunciazione (P) la quale, come abbiamo visto poco fa, dice di sé stessa di essere falsa. Ma questo non risolve la faccenda: ci troviamo di fronte ad una contraddizione: da falso deriva vero; esattamente come da vero deriva falso. O, se preferite, abbiamo che l'enunciazione (P) è, nello stesso tempo, e sotto il medesimo rispetto, e falsa e vera ... Eppure, il buon Aristotele ci aveva messo in guardia: mai mischiare tra loro i valori di vero e di falso. Ma l'enunciazione (P) fa esattamente questo: eleva a sistema la contraddizione, ossia la confusione aletica. Infatti, l'enunciazione (P) è falsa se vera, e vera se falsa ...
Ora, noi arrestiamo a questo stadio quel regresso all'infinito che pure sarebbe possibile ( ... e se vera è falsa, ma essendo falsa, è vera; ma se è vera ...), e analizziamo un altro aspetto della questione: possiamo uscire dal loop aletico?
Certamente, basta non lasciarsi ingannare dall'aspetto esteriore della proposizione in questione: (P) è strana, ma devo distinguere tra valore di verità dell'enunciazione e significato della stessa. Detto altrimenti, se anche (P) dice X, il valore di verità di (P) non muta il significato X, che resta quello iniziale, ossia che (P) è falsa.
Solo che, risolta in questa maniera la difficile situazione, resta l'impressione di aver solamente evitato la faccenda, e non di aver trovato soluzione al paradosso.
Ma, in genere, sono due, grosso modo, le differenti scuole di pensiero al riguardo: 1) la scuola scettica che opera un mancato riconoscimento al meccanismo di "cattura" operato dai paradossi ("(P) sarebbe falsa ... ma qual è tale proposizione falsa?"); e, (2) la scuola credente che s'immerge testa e piedi dentro il meccanismo di "cattura" operato dai paradossi ("(P) è falsa, per cui è vera! Ma se è vera, è anche falsa! Ora, essendo falsa, risulta alla fine vera ... ma se è vera, ancora, è falsa! ... come ne veniamo fuori, possibilmente ancora integri?"). In genere, aderisco alla seconda scuola, ma in questa sede preferisco evitare lungaggini formali e tecniche a chi legge! Come post di un blog, tanto, e lo dico sinceramente, mi basta.
(immagine tratta da: http://omiocapitano.altervista.org/wp-content/uploads/tumblr_ku5pxbBRSO1qzhxpqo1_500.jpg)
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