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sabato 2 maggio 2015

Flipped Teaching



(url immagine: http://www.macrolibrarsi.it/data/cop/zoom/l/la-classe-capovolta-libro-74151.jpg)


Il presente volume di Maglioni e Biscaro è agile e diretto nel suo approccio alla cosiddetta didattica capovolta. E questo appare un pregio dal momento che è opera di docenti impegnati direttamente sul “fronte” scolastico, ovvero dove ci si sporca le mani in prima persona e dove si è per davvero esposti ai reali rischi della professione.

Dunque, è più una breve guida che una estesa e "pensosa" trattazione teorica sul modello pedagogico della flipped classroom. Non deve, pertanto, sorprendere che sia una veloce introduzione a quel che il flipped teaching consente. Ritengo, allora, che sia oltremodo apprezzabile lo sforzo compiuto dagli autori, così come sia da provare certi suggerimenti che lo stesso attiva o consente di proporre.


Tuttavia, al tempo stesso, ritengo vi siano alcune criticità. Ma nessuna paura: sarò breve. 

In qualche modo, si vagheggia la figura di un docente editor di contenuti multimediali. Questo sarebbe apprezzabile, ma l’efficacia effettiva di un coinvolgimento conseguente degli alunni è tutta da valutare. 

È, sicuramente, vero che il docente ha sempre la responsabilità dell’apprendimento dei propri alunni, ma siamo sicuri che ciò basti a restituire smalto e riconoscimento sociale ai docenti? Al riguardo, mi considero dubbioso. 

È parimenti vero che il docente deve sempre e comunque mettere i propri alunni nelle condizioni ottimali per raggiungere il proprio successo formativo, ma perché lo stesso deve trovare autonomamente motivazioni ulteriori rispetto a quelle, di per sé prosaiche, del salario che riceve per le sue prestazioni? In parole povere, i docenti italiani percepiscono già una paga misera, perché dovrebbero aumentare le proprie prestazioni (visto che il modello in questione lo comporta quasi in automatico, e almeno nelle fasi iniziali di incorporazione dello stesso)? 

Quello del docente è sicuramente un lavoro usurante, solo che non è riconosciuto come tale. Allora, il flipped learning presenta un vantaggio: solleva il docente dalle malattie professionali inerente allo stress della voce o del canale oro – faringeo. Non dovendo più spiegare, sgolarsi, o parlare dalla prima all’ultima ora di lezione viene meno almeno questo rischio correlato alla pratica professionale. 

Detto questo, non rimane che mettere alla prova il modello in questione e valutarne la sua effettiva efficacia.

domenica 12 aprile 2015

Emancipazione docente!

Scrivono Maglioni e Biscaro che nell’insegnamento capovolto si inverte «il luogo dove si segue la lezione (a casa anziché a scuola) con quello in cui si studia e si fanno i compiti (a scuola anziché nella propria abitazione)» (p. 16).

In altri termini, la didattica capovolta, o flipped learning, libera i docenti dalla schiavitù del lavoro a domicilio, peraltro non retribuito ma obbligatorio, restituendo loro la certezza che, terminato l'orario di servizio, termina anche l'orario di lavoro, e restituendoli agli affetti a al tempo dello svago, in genere mortificato e sacrificato alla preparazione e correzione di lezioni, verifiche, verbali, e così via!

Se sperimentato davvero che i benefici sono questi, cosa aggiungere?

Viva la didattica capovolta! Viva la liberazione docente! Viva una scuola nella quale gli studenti assumono personalmente sulle proprie spalle la responsabilità del loro apprendimento!


(url immagine: http://image.slidesharecdn.com/ischia-130805010031-phpapp01/95/insegnare-in-un-mondo-digitale-17-638.jpg?cb=1375682495)


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M. Maglioni - F. Biscaro, La classe capovolta. Innovare la didattica con la flipped classroom, Erickson, Trento, 2014.