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venerdì 26 giugno 2015

Abbiamo fiducia in chi decide cosa debba essere la scuola?



Così è finita come si pensava che finisse: il Senato della Repubblica, bypassando ogni discussione, ha votato (in 159) la fiducia sul maxiemendamento proposto dal Governo sul DDL #labuonascuola!

Vorrei tanto poter scrivere cose intelligenti, non banali, e magari anche risolutive in proposito, ma sono troppo arrabbiato per farlo!

Non che mi attendessi davvero un epilogo diverso, si sperava in un miracolo ....

Ma erano troppi i segnali, troppo decisa la testardaggine, sovente ottusa, con cui il Governo ha "blindato" un testo che fa acqua da tutte le parti, lo ha difeso e portato avanti, nonostante tutto e contro tutti ...

Salvo la difesa di facciata con il finto ascolto che, però, non è stato recepito da nessuna parte nel provvedimento.

Restano i super - presidi!

Resta la chiamata diretta!

Resta la valutazione dei docenti da parte di alunni e genitori! Con l'aggiunta del componente esterno!

Resta la fine della titolarità di sede!

Resta il nomadismo professionale triennale ed itinerante lungo le reti di scuole dell'ambito!

Restano le super - scuole!

Restano i privati finanziatori!

Restano i soldi a pioggia per i super - dirigenti (poverini, a tanti poteri corrispondono tanti altri soldini)!

Resta l'INVALSI!

Restano le private!

Insomma, resta tutto della versione post - consultazione (fittizia) di settembre - novembre 2014.

Una scuola già povera, ora ancora più povera!

Docenti sfiduciati, impoveriti, vilipesi, ora anche ostaggio dei meschini giochi di potere (autoreferenziale) dei super - presidi ... i sindaci delle comunità educative, come piace a loro signori chiamarli!

La Consulta ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti (fermi al 2009), ma stabilendo che ciò non vale per il passato (come a dire: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto ...).

Ora, sentivo dire che qualche esponente temerario del PD l'indomani della fiducia ha sostenuto che il maxiemendamento è frutto del loro ascolto pubblico ... insomma, si ha l'impressione del gatto che gioca sadicamente con il topo. Gli stessi esponenti hanno anche detto che a luglio parte una (ancora!) consultazione pubblica con il mondo della scuola per decidere "assieme" (figuriamoci, allora, se si decidesse "in solitaria") cosa mettere dentro alle (otto) deleghe in bianco previste dal DDL ... insomma, il DDL non ha deciso nulla di concreto, solo la cornice generale (e che cornice!), sarà poi il Governo autonomamente a decidere come fregare (ancora, e meglio) gli insegnanti (stessa retribuzione, ma orari di servizio triplicati! E se la scuola chiude a Natale o a Pasqua, gli insegnanti dovranno restituire sotto forma di sostituzioni orarie le ore non svolte. Ci manca solo l'omaggio di vassallaggio al proprio dirigente - principe!)!

La misura sarebbe colma, se non fosse che i portavoce dei dirigenti dichiarassero a mezzo stampa che la riforma va bene, ma è mancato il coraggio necessario ... chissà quali altri super poteri desidererebbero avere!

Ora, a conclusione del presente post, a metà strada tra lo sfogo personale e il necessario esercizio di autoironia (per sopravvivere), solo altre due considerazioni.

La prima. Scorrendo il DDL si ha l'impressione che la scuola non serva a produrre capitale umano, ma solo per impiegare i docenti. Anzi, alunni e docenti restano sullo sfondo come sbiadite macchie di comparse e che i super - dirigenti facciano tutto loro! Allora, colleghiamo in streaming tra loro i dirigenti della singola scuola e tutti gli alunni della stessa, e vediamo cosa riescono a tirar fuori! No? Non meritano forse lor signori? Non sono lor signori responsabili di tutte le scelte didattiche della scuola? E del successo formativo degli alunni? Bene, anziché delegare ad altri, vadano loro nelle classi a far lezione e a sperare che nessuno si faccia del male.

La seconda. Scorrendo il maxiemendamento, è nascosta una piccola clausola, molto indicativa, e che sconfessa tutta la posticcia e appiccicaticcia retorica costruita attorno, vale a dire che all'art. 5 si limita il tutto ad un'unica condizione: "senza ulteriori oneri per il bilancio dello Stato". Il che contrasta, e mica poco, con la retorica messa in campo ("finalmente torniamo ad investire!", "siamo il primo Governo che ci mette i soldi", etc.): se dici di metterci tre miliardi di euro e poi precisi che la riforma deve avvenire senza alcun aumento di spesa, come fai? Prometti soldi virtuali! E, quindi, una scuola che sarà "bona" solo sulla carta! Intanto, però, i dirigenti potranno fare quel che vogliono (e gli alunni pure!) ...

Con buona (questa sì!) pace della Costituzione della Repubblica!



(url immagine: http://ilmanifesto.info/wordpress/wp-content/uploads/2015/03/12/13desk2-giannini-renzi.jpg)

giovedì 7 marzo 2013

Cosa avrei detto io se fossi un dirigente del partito ...



Sono troppo timido per farmi avanti, ma, immaginando di essere un dirigente del PD, prendendo la parola all'assemblea dirigente di giorno 06.03.2013, questo è quanto avrei detto:

"Cari colleghi, sarò brevissimo perché con i tempi che corrono la velocità dev'essere il nostro segno distintivo, velocità che implichi, però, sintesi, ovvero comprensibilità. Ma, dico, vi siete sentiti stamane? No perché io ho contato X occorrenze linguistiche di livello alto, X occorrenze di proposizioni subordinate, X occorrenze di termini desueti ... dico, vi ritenete comprensibili? E, dunque, anche attendibili? O, per dirla altrimenti, ancora rappresentativi? E, di conseguenza, anche meritevoli di fiducia?

Siamo l'unico partito in grado di perdere, ad ogni consultazione elettorale, su tre fronti diversi: con noi stessi, perché parlando così ogni discussione diventa un mero esercizio retorico interno; con  i nostri stessi elettori, perché parlando così rimaniamo distanti da loro, dalle loro legittime aspirazioni, dai loro legittimi desideri, che, puntualmente, frustriamo, con dolo o colposamente; con i nostri elettori potenziali, perché parlando così assumiamo sembianze fantasmatiche, di morti che parlano di cose morte con una lingua morta ... 


Vogliamo guardare davvero la realtà? Eccola, nella sua crudezza: tanto più parliamo bene, in italiano forbito, quanto più appariremo distanti dalla domanda di politica che sale dal "basso", che proviene dagli elettori. E se appariamo distanti, alla lunga, finiremo per essere percepiti come autoreferenziali, e, quindi, non alternativi rispetto ad altre proposte politiche. Finiamo, pertanto, per essere estranei a quel che, di urgente, si sente bisogno, nei territori e dalla gente. Abbiamo perso le ultime elezioni per nostra colpevole incapacità, e non cerchiamo la grillina foglia di fico, bisogna crescere e guardare avanti. Come? In estrema sintesi, ma andando incontro al lessico ordinario dell'elettore medio, avanzo tre semplici passi:

1. ringiovaniamo questo partito: non soltanto mettendo "facce nuove" qua e là nell'organigramma, ma accettando quel confronto che è possibile oggi tramite le nuove forme della comunicazione (e penso a forum di partito, a gruppi  di discussione del partito, a questionari di gradimento, a sondaggi telematici, a momenti di aggregazione via internet, per i quali, però, la partecipazione sia libera, senza la necessità di doversi registrare alla nostra piattaforma, incontrando la libera partecipazione dei giovani elettori);

2. intercettiamo le domande di politica che provengono dal basso (e penso al desiderio di "speranza" degli elettori i quali, stretti nella brutale gogna della crisi economica, sentono il baratro sotto i loro piedi e vedono allontanarsi da loro i diritti ... vogliamo sì o no divenire promotori di speranza? Offrire un avvenire ai nostri concittadini? O preferiamo che finiscano nelle maglie dei soliti qualunquisti o di chi propugna, a parole, soluzioni definitive ed immediate ai problemi della gente?);

3. riduciamo la sproporzione tra macchina dello Stato e società civile (e penso non solamente ai cosiddetti "costi della politica", cosa lodevole in sé, ma ad una visione generale più vasta e grandiosa che prenda in considerazione il livello di vita dell'italiano medio come riferimento alla grandezza e all'efficienza dello Stato ... una comunicazione trasparente e quanto più diretta, semplice, veloce ... e la possibilità per il cittadino di partecipare attivamente, come cittadino appunto, e non come mero suddito, alla vita dello Stato, della comunità, della città, del territorio di sua elezione ... altrimenti lo Stato si allontana, diventa un'entità astratta, un morto che cammina, un qualcosa di autoreferenziale ...).

Siamo capaci di rinnovamento? Siamo capaci di venire incontro alle reali esigenze della gente? Siamo capaci di raccogliere la sfida? Siamo capaci ancora di intenderci fra noi e di farci capire dagli elettori? Fintantoché, e uso non a caso proprio questa locuzione, useremo parole come 'fintantoché', non saremo comprensibili, e, quindi, appariremo autoreferenziali, e, quindi, saremo visti come non rappresentativi di interessi, e, quindi, ed ancora, non meritevoli di fiducia tramite voto.

A voi giro queste mie riflessioni e da voi tutti mi attendo un onesto e franco esame di coscienza, non per macerarsi sull'ennesima possibilità perduta, ma sulle prospettive che ci attendono. Grazie."



(immagine tratta da: http://www.giornaledelcilento.it/upload/foto_pd.jpg)