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giovedì 7 marzo 2013

Cosa avrei detto io se fossi un dirigente del partito ...



Sono troppo timido per farmi avanti, ma, immaginando di essere un dirigente del PD, prendendo la parola all'assemblea dirigente di giorno 06.03.2013, questo è quanto avrei detto:

"Cari colleghi, sarò brevissimo perché con i tempi che corrono la velocità dev'essere il nostro segno distintivo, velocità che implichi, però, sintesi, ovvero comprensibilità. Ma, dico, vi siete sentiti stamane? No perché io ho contato X occorrenze linguistiche di livello alto, X occorrenze di proposizioni subordinate, X occorrenze di termini desueti ... dico, vi ritenete comprensibili? E, dunque, anche attendibili? O, per dirla altrimenti, ancora rappresentativi? E, di conseguenza, anche meritevoli di fiducia?

Siamo l'unico partito in grado di perdere, ad ogni consultazione elettorale, su tre fronti diversi: con noi stessi, perché parlando così ogni discussione diventa un mero esercizio retorico interno; con  i nostri stessi elettori, perché parlando così rimaniamo distanti da loro, dalle loro legittime aspirazioni, dai loro legittimi desideri, che, puntualmente, frustriamo, con dolo o colposamente; con i nostri elettori potenziali, perché parlando così assumiamo sembianze fantasmatiche, di morti che parlano di cose morte con una lingua morta ... 


Vogliamo guardare davvero la realtà? Eccola, nella sua crudezza: tanto più parliamo bene, in italiano forbito, quanto più appariremo distanti dalla domanda di politica che sale dal "basso", che proviene dagli elettori. E se appariamo distanti, alla lunga, finiremo per essere percepiti come autoreferenziali, e, quindi, non alternativi rispetto ad altre proposte politiche. Finiamo, pertanto, per essere estranei a quel che, di urgente, si sente bisogno, nei territori e dalla gente. Abbiamo perso le ultime elezioni per nostra colpevole incapacità, e non cerchiamo la grillina foglia di fico, bisogna crescere e guardare avanti. Come? In estrema sintesi, ma andando incontro al lessico ordinario dell'elettore medio, avanzo tre semplici passi:

1. ringiovaniamo questo partito: non soltanto mettendo "facce nuove" qua e là nell'organigramma, ma accettando quel confronto che è possibile oggi tramite le nuove forme della comunicazione (e penso a forum di partito, a gruppi  di discussione del partito, a questionari di gradimento, a sondaggi telematici, a momenti di aggregazione via internet, per i quali, però, la partecipazione sia libera, senza la necessità di doversi registrare alla nostra piattaforma, incontrando la libera partecipazione dei giovani elettori);

2. intercettiamo le domande di politica che provengono dal basso (e penso al desiderio di "speranza" degli elettori i quali, stretti nella brutale gogna della crisi economica, sentono il baratro sotto i loro piedi e vedono allontanarsi da loro i diritti ... vogliamo sì o no divenire promotori di speranza? Offrire un avvenire ai nostri concittadini? O preferiamo che finiscano nelle maglie dei soliti qualunquisti o di chi propugna, a parole, soluzioni definitive ed immediate ai problemi della gente?);

3. riduciamo la sproporzione tra macchina dello Stato e società civile (e penso non solamente ai cosiddetti "costi della politica", cosa lodevole in sé, ma ad una visione generale più vasta e grandiosa che prenda in considerazione il livello di vita dell'italiano medio come riferimento alla grandezza e all'efficienza dello Stato ... una comunicazione trasparente e quanto più diretta, semplice, veloce ... e la possibilità per il cittadino di partecipare attivamente, come cittadino appunto, e non come mero suddito, alla vita dello Stato, della comunità, della città, del territorio di sua elezione ... altrimenti lo Stato si allontana, diventa un'entità astratta, un morto che cammina, un qualcosa di autoreferenziale ...).

Siamo capaci di rinnovamento? Siamo capaci di venire incontro alle reali esigenze della gente? Siamo capaci di raccogliere la sfida? Siamo capaci ancora di intenderci fra noi e di farci capire dagli elettori? Fintantoché, e uso non a caso proprio questa locuzione, useremo parole come 'fintantoché', non saremo comprensibili, e, quindi, appariremo autoreferenziali, e, quindi, saremo visti come non rappresentativi di interessi, e, quindi, ed ancora, non meritevoli di fiducia tramite voto.

A voi giro queste mie riflessioni e da voi tutti mi attendo un onesto e franco esame di coscienza, non per macerarsi sull'ennesima possibilità perduta, ma sulle prospettive che ci attendono. Grazie."



(immagine tratta da: http://www.giornaledelcilento.it/upload/foto_pd.jpg)

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