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lunedì 5 marzo 2018

Elezioni



Finalmente, si è votato.

Finalmente, il popolo ha gustato il bene di consumo altrimenti chiamato 'votare'.

Finalmente, è iniziata la nuova legislatura.

Due considerazioni.

1. Chi doveva perdere, ha perso. E sin qui nessuna sorpresa.
2. Chi doveva vincere, non ha vinto. E qui la rilevante notizia.

Dopo un'interminabile campagna elettorale durata svariati anni, il turbine movimentoso avrebbe dovuto avere la maggioranza assoluta e dare luogo ad un governo monocolore. Così non è stato.

Adesso, alla faccia dei puristi e dei politologi da bar o da blogghe (pare sia oramai la stessa cosa), la parola torna a chi di competenza, ovvero al neo Parlamento, luogo di composizione ed equilibrio degli opposti interessi e sede di mediazione politica.

Si riuscirà a trovare un compromesso e a formare un nuovo Governo? Oppure, nella peggiore delle ipotesi, tra non molto saremo costretti a votare di nuovo?

Curioso notare la sostanziale normalizzazione di quanti, sino a ieri l'altro. cavalcavano slogan e formule e rituali poco consoni ed ora paiono quasi statisti moderati d'altro tempo!

Ma magari è solo l'effetto da hangover, di postumi da sbornia post elettorale, o poca lucidità dovuta alla gravità della situazione presente. Non so, fate voi.

In ogni caso, non possiamo che stare a guardare.

Prevarranno gli interessi comuni o solo quelli di bottega? Il bene comune o gli interessi di parte?



(url: https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRFaBd0GVR1J4KQngMvDJvjTZhKsGV5SoJe5cjW6rRk5AUT_W1e8Q)


martedì 2 giugno 2015

Riflessioni post elettorali



Finalmente abbiamo votato, finalmente i docenti italiani hanno messo in opera i loro propositi, finalmente abbiamo i risultati ...



Quali sono i risultati del voto degli insegnanti italiani? Già, i risultati, quei risultati, quelle speranze, quei sogni ...





A questo punto, ad alcune ore di distanza dal "caldo" delle operazioni di voto e di scrutinio, penso sia possibile condurre alcune brevi, ed amare, considerazioni ...





Primo: il voto locale non manda alcun messaggio diretto al partito di Renzi, e, segnatamente alla sua maggioranza. D'altra parte, mi stupirei del contrario visto che non s'è mai visto un governo cadere sulla scuola. 






Secondo: la natura complessa del voto non permette affatto di inferire il ruolo degli elettori docenti dato che vi sono moltissimi altri attori e moventi all'opera e che concorrono nello stesso tempo e su un piano di assoluta parità. 




Terzo: la mancanza di dichiarazioni ufficiali dei vertici del partito sugli effetti elettorali del ddl "La Buona Scuola" è l'elemento principale ed il più rilevante da tener in debita considerazione. Infatti, a mio modesto avviso, la dice lunga: il partito ha già deciso di perdere i docenti elettori. Questo dato è incontrovertibile, mi pare dannatamente chiaro. Altrimenti, è ovvio, ci si sarebbe mossi diversamente, e non con quella modalità che, a noi parte in causa, e solamente dal nostro punto di vista, appare un singolare autogol, un clamoroso errore strategico. Ma, e ripeto, solamente per noi docenti italiani, di gran lunga minoranza in termini elettorali o, se si preferisce, di "peso" politico. Ed altrimenti, infatti, nessuno concepirebbe o proporrebbe simili provvedimenti punitivi nei nostri confronti ...






Quarto: chi di noi si aspettava davvero le dimissioni del governo? O, in subordine, un ritiro del ddl? Peraltro, penso si debba prendere in seria considerazione il silenzio assordante di Mila Spicola sul ddl in questione, attualmente think thank con il Faraone, ed una volta indimenticata paladina della scuola contro la riforma Gelmini - Tremonti. E taccio, per ovvie ragioni, sul silenzio presidenziale, a sua volta aspramente critico nei confronti del duo Gelmini - Tremonti nel 2008. Questo, a mio avviso, la dice lunga sull'atteggiamento assunto dal decisore politico e, segnatamente anche, su quanto l'establishment considerai sacrificabile, in termini di mancato ritorno elettorale. Insomma, la scuola, e soprattutto i suoi lavoratori, sono considerati sacrificabili sull'altare di ben altre intenzionalità politiche ed elettorali! Mi pare chiaro!




Quinto: penso di conseguenza che le nostre attività di opposizione al ddl debbano essere di altro genere e ben sapendo che è molto probabile che lo scontro sarà lungo e con morti e feriti ... fuori di metafora, non è da escludere l'applicazione per un certo periodo di tempo delle disposizioni previste nel ddl prima che, eventualmente, ma siamo già nel campo delle ipotesi, un referendum o un pronunciamento costituzionale, modifichi in parte o cassi l'intero ddl. Con questo non intendo dire che dobbiamo rassegnarci o rinunciare, ma che non vi saranno né scorciatoie né corsie preferenziali. Solo sarebbe il caso di battere anche altre strade. Anche se, al momento, non me ne sovvengono ....



... e nel frattempo, prepararsi al peggio e resistere, resistere, resistere!









(url immagine: http://www.pressenza.com/wp-content/uploads/2015/03/La-Buona-Scuola.jpg)






martedì 27 maggio 2014

Essere oltre ... cosa?



"abbiamo perso ma siamo lì, noi siamo oltre la sconfitta"

Parole a freddo dopo lo shock elettorale ...

Curiosità mia: ma i sondaggi chi li fa? Il Casaleggio, forse? O a suon di taleggio?

Comunque, si presti la dovuta attenzione al fluire indistinto delle parole del comico-politico ...

Da un lato, dice "abbiamo perso", e questo è ragionevole; dall'altro aggiunge "ma siamo lì", ed anche questo è ragionevole, e nonostante gli inutili proclami dei giorni precedenti al voto ("il Parlamento non ha più legittimità" ... "l'attuale Capo dello Stato deve andare a casa" ... "nominiamo un altro Presidente della Repubblica" ... "Napolitano deve sciogliere le camere ed affidare a noi il Governo" ....); ma la chiusa finale è un capolavoro di retorica iperbolica indifferente alla semantica palese dei termini adoperati.

Infatti, il comico proclama, quasi con enfasi, "siamo oltre la sconfitta" ...

Il che contraddice quanto detto in precedenza, "abbiamo perso", se sono oltre la sconfitta, allora hanno vinto? Ma non avevano perso? E dire di essere oltre la sconfitta, che vuol significare?

In un post recente, mettevo in luce il carattere trasognante di questa retorica "oltrica", di questo oltrismo declinato in tutte le salse, soprattutto quelle estranee alla realtà effettuale delle cose. In questa sede, ne ravviso un ulteriore aspetto: non conta votarci o meno, non importa vincere o perdere, tanto noi siamo lì, oltre ogni possibile esito elettorale ...

Penso che non ci fosse alcun bisogno, allora, dell'ennesimo manipolatore delle parole ... che finché restano tali, ancora ancora può andar bene, ma se porgiamo lo sguardo sull'abisso viscerale sul quale questa retorica immette, non c'è da stare tanto tranquilli!


(url immagine: http://www.fusionserv.com/wp-content/uploads/2014/05/risultati-elezioni-europee.jpg)

giovedì 14 marzo 2013

... e uscimmo a riveder le stalle ... (ma non erano stelle? E non erano cinque?)

Inutilmente in queste settimane ho cercato di dialogare con gli attivisti o i simpatizzanti dell'M5S, ogni volta restando perplesso di fronte ad un tipico meccanismo di replica linguistica, o retorica o di feedback che possiamo sintetizzare brevemente nel modo che segue:

Io: sarebbe bene, ora che siete lassù, di fare qualcosa per questo disgraziato Paese ...
Loro: lo faremo, ma solo quando se ne saranno andati tutti!
Io: ma questo, lo sapete anche voi, è chiedere troppo, come pretendere che lo Stato sia solo vostro, e, francamente, non lo è; questo è il momento della maturità, delle scelte, delle opzioni da mandare ad effetto ...
Loro: chi dice che lo Stato non sia nostro? Noi siamo lo Stato ...
Io: scusate, ma allora i 'tutti' che dovrebbero andarsene chi sono? Non sono anche loro parte dello stesso Stato?
Loro: no, loro hanno usato lo Stato per arricchirsi! E' il momento di mandarli a casa!
Io: loro ... ma loro chi? Mi fate alcuni nomi, e, magari, anche dei cognomi?
Loro: chi c'è stato sinora ed ha portato il Paese sull'orlo del baratro!
Io: ... va bene, ma non è forse il momento di compiere delle scelte? Insomma, una legislatura non si manda avanti a proclami e a sondaggi, bisogna anche legiferare ...
Loro: sì, ed aboliremo tutte le leggi fatte da loro!
Io: tutte - tutte?
Loro: sì!
Io: e con quali le sostituirete?
Loro: questo è prematuro, intanto le aboliamo, poi si vedrà!
Io: .. err ... forse non ho capito: in concreto, cosa intendete fare per questo Paese?
Loro: valuteremo le singole leggi e se andranno nella nostra direzione le voteremo ...
Io: così ... senza un Governo .... di giorno in giorno ... giusto?
Loro: esatto! Ed ogni volta chiederemo alla rete di votare!
Io: ... va bene, ma mi sembra farraginoso come modo di procedere, intanto senza Governo le Camere vengono sciolte ...
Loro: e chi lo dice? Anche senza Governo, il Parlamento può lavorare!
Io: guardate che non è proprio così, in assenza di un Governo, il Presidente della Repubblica può sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni ...
Loro: e dove sta scritto?
Io: ... magari se cercate su google ...
Loro: ... abbiamo visto ... è incostituzionale!
Io: cosa è incostituzionale?
Loro: che il Presidente della Repubblica sciolga le Camere ...
Io: e perché? Non vi seguo ...
Loro: perché c'è una maggioranza eletta ...
Io: ... sì, ma non ci sono i presupposti per una durata della legislatura ...
Loro: queste cose dovrebbero essere discusse e votate da tutti gli elettori sul web!
Io: eh? Intanto c'è una Costituzione ...
Loro: sì, scritta da loro ... da questi morti che camminano ...
Io: loro o altri, resta il fatto che c'è una legge fondamentale la quale prevede ...
Loro: noi dobbiamo fare in fretta e questo qua parla di fesserie, guarda, ti colleghi sul blog di Beppe, o su quello del nostro movimento, e ti scarichi i nostri venti punti per uscire dal buio! E non cercare di nasconderti!
Io: ma non mi sto nascondendo, vi dico le cose come stanno ... ma proprio di quei venti punti volevo parlarvi ... cioè, tutte belle dichiarazioni di principio, ma come intendete muovervi concretamente? Cioè, abolite una legge e come verrà disciplinato quel settore in sua assenza? Insomma, è tutto troppo vago, c'è dentro di tutto ...
Loro: quello è il risultato di un'ampia consultazione sul web ... sai cos'è il web?
Io: lo so, lo so, ma ...
Loro: niente 'ma', è il nuovo modo di fare politica, sul web uno conta uno ...
Io: in matematica le cose starebbero diversamente, magari, ma continuate ...
Loro: sul web la gestione della cosa pubblica non può essere nascosta, ciascuno può collegarsi e controllare che i propri dipendenti facciano il bene di tutti ...
Io: ecco, appunto, quale sarebbe questo bene di tutti?
Loro: che loro se ne vadano, che escano con le mani alzate, che si arrendano!
Io: .... ah .... ecco ...


‎... 

cercare di parlare la stessa lingua con un 5stalle è come guardare sé stessi attraverso uno specchio infranto ... e il problema non è la restituzione di un'immagine non più speculare quanto piuttosto l'assenza di una base comune sulla quale poter discutere ed, eventualmente, convenire ... 

.... oscillo comunque tra due interpretazioni alternative del medesimo fenomeno: o le 5stalle sono il comune decadimento pubblico della società italiana, giunto da originali posizioni marginali alle attuali posizioni di potere potenziale, oppure le 5stalle sono il comune imbarbarimento pubblico della cultura italiana, giunto da originali posizioni marginali, da subcultura foraggiata dalla superficialità del web 2.0, alle attuali posizioni di centralità potenziale in seno alla medesima cultura di massa ... 


.... e temo anche che le due interpretazioni non siano l'una alternativa all'altra, ma siano due facce speculari della stessa medaglia, stavolta però non infranta ...


.... e uscimmo a riveder le stelle ... pardon, la stalle!



(immagine tratta da: https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCXbz2LM3s40zABNyAbioRsQSsDi7DaXV5iVXbB17w9g7RG_Na4COd1ZmVtjl7n3LbWx7a8lHOGg4h6GwnLcwhrvEI7PEtqcRnwg6Fz5ST8EQhVrwtVKpUTgv87FG1kXGZ84NkhWuGYxY/s1600/grillo.jpg)

(invece è possibile approfondire, se lo si desidera, la faccenda leggendo il post di Fabio Milazzo il quale, con consueto stile deleuziano, esamina, con acume, a mio modesto modo di vedere, la triste faccenda ...)






Alessandro Pizzo

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giovedì 7 marzo 2013

Cosa avrei detto io se fossi un dirigente del partito ...



Sono troppo timido per farmi avanti, ma, immaginando di essere un dirigente del PD, prendendo la parola all'assemblea dirigente di giorno 06.03.2013, questo è quanto avrei detto:

"Cari colleghi, sarò brevissimo perché con i tempi che corrono la velocità dev'essere il nostro segno distintivo, velocità che implichi, però, sintesi, ovvero comprensibilità. Ma, dico, vi siete sentiti stamane? No perché io ho contato X occorrenze linguistiche di livello alto, X occorrenze di proposizioni subordinate, X occorrenze di termini desueti ... dico, vi ritenete comprensibili? E, dunque, anche attendibili? O, per dirla altrimenti, ancora rappresentativi? E, di conseguenza, anche meritevoli di fiducia?

Siamo l'unico partito in grado di perdere, ad ogni consultazione elettorale, su tre fronti diversi: con noi stessi, perché parlando così ogni discussione diventa un mero esercizio retorico interno; con  i nostri stessi elettori, perché parlando così rimaniamo distanti da loro, dalle loro legittime aspirazioni, dai loro legittimi desideri, che, puntualmente, frustriamo, con dolo o colposamente; con i nostri elettori potenziali, perché parlando così assumiamo sembianze fantasmatiche, di morti che parlano di cose morte con una lingua morta ... 


Vogliamo guardare davvero la realtà? Eccola, nella sua crudezza: tanto più parliamo bene, in italiano forbito, quanto più appariremo distanti dalla domanda di politica che sale dal "basso", che proviene dagli elettori. E se appariamo distanti, alla lunga, finiremo per essere percepiti come autoreferenziali, e, quindi, non alternativi rispetto ad altre proposte politiche. Finiamo, pertanto, per essere estranei a quel che, di urgente, si sente bisogno, nei territori e dalla gente. Abbiamo perso le ultime elezioni per nostra colpevole incapacità, e non cerchiamo la grillina foglia di fico, bisogna crescere e guardare avanti. Come? In estrema sintesi, ma andando incontro al lessico ordinario dell'elettore medio, avanzo tre semplici passi:

1. ringiovaniamo questo partito: non soltanto mettendo "facce nuove" qua e là nell'organigramma, ma accettando quel confronto che è possibile oggi tramite le nuove forme della comunicazione (e penso a forum di partito, a gruppi  di discussione del partito, a questionari di gradimento, a sondaggi telematici, a momenti di aggregazione via internet, per i quali, però, la partecipazione sia libera, senza la necessità di doversi registrare alla nostra piattaforma, incontrando la libera partecipazione dei giovani elettori);

2. intercettiamo le domande di politica che provengono dal basso (e penso al desiderio di "speranza" degli elettori i quali, stretti nella brutale gogna della crisi economica, sentono il baratro sotto i loro piedi e vedono allontanarsi da loro i diritti ... vogliamo sì o no divenire promotori di speranza? Offrire un avvenire ai nostri concittadini? O preferiamo che finiscano nelle maglie dei soliti qualunquisti o di chi propugna, a parole, soluzioni definitive ed immediate ai problemi della gente?);

3. riduciamo la sproporzione tra macchina dello Stato e società civile (e penso non solamente ai cosiddetti "costi della politica", cosa lodevole in sé, ma ad una visione generale più vasta e grandiosa che prenda in considerazione il livello di vita dell'italiano medio come riferimento alla grandezza e all'efficienza dello Stato ... una comunicazione trasparente e quanto più diretta, semplice, veloce ... e la possibilità per il cittadino di partecipare attivamente, come cittadino appunto, e non come mero suddito, alla vita dello Stato, della comunità, della città, del territorio di sua elezione ... altrimenti lo Stato si allontana, diventa un'entità astratta, un morto che cammina, un qualcosa di autoreferenziale ...).

Siamo capaci di rinnovamento? Siamo capaci di venire incontro alle reali esigenze della gente? Siamo capaci di raccogliere la sfida? Siamo capaci ancora di intenderci fra noi e di farci capire dagli elettori? Fintantoché, e uso non a caso proprio questa locuzione, useremo parole come 'fintantoché', non saremo comprensibili, e, quindi, appariremo autoreferenziali, e, quindi, saremo visti come non rappresentativi di interessi, e, quindi, ed ancora, non meritevoli di fiducia tramite voto.

A voi giro queste mie riflessioni e da voi tutti mi attendo un onesto e franco esame di coscienza, non per macerarsi sull'ennesima possibilità perduta, ma sulle prospettive che ci attendono. Grazie."



(immagine tratta da: http://www.giornaledelcilento.it/upload/foto_pd.jpg)

martedì 26 febbraio 2013

Intention poll ...



La cosa bella di un blog senza grillo(i) per la testa è che puoi pensare ad alta voce senza che qualcuno si senta in obbligo di leggerti e/o eventualmente anche di commentarti, è come se ti guardassi allo specchio e cercassi di chiarirti un minimo le idee che ti frullano dentro la testa. 


Sicché quanto segue sono pensieri bislacchi senza tante pretese esposti ad alta voce ...


In realtà, più che pensieri sono riflessioni su questioni che restano immancabilmente aperte ...



Primo. Chi ha vinto le ultime elezioni? Siamo rapidamente passati dallo scenario della vittoria mutilata allo scenario della disfatta dimezzata. Una maggioranza alla Camera, un'altra al Senato. Risultato: provare a mettere assieme qualcosa, andare avanti alcuni mesi, rassicurare i mercati e tornare al voto. Ma non eravamo in crisi economica? E quanto ci costa un'ulteriore consultazione a breve?



Secondo. Un milione circa di schede nulle. Un dato significativo, assai più del voto ai grillini, e per i motivi che seguiranno. Questo è il dato relativo al cosiddetto disgusto per la politica, il cosiddetto voto di protesta: sei insoddisfatto da chi si candida a rappresentarti, non voti nessuno o annulli tu stesso la scheda. Chiaro, no? Ma le ragioni del voto-nonvoto sono molto più complesse di quelle messe in scena in questi lunghissimi mesi, in parte sono sistemici (inutile nascondersi, la Seconda Repubblica non ha mai messo piede e il sistema elettorale italiano è troppo farraginoso per proposte di razionalizzazione delle forze in campo ..) in parte congiunturali. Se lo scenario socio - economico fosse anche solo un minimo più positivo, dubito che un milione di elettori avrebbero buttato così il loro diritto al voto ...




Terzo. Chi o cosa è il M5S? Una quota rilevante dell'elettorato ha scelto Grillo, benché non fosse nemmeno candidato (questo si sa?), e questa tendenza, consolidata dagli ultimi sondaggi, quelli "segreti" dell'ultima ora, è stata prefigurata da quasi tutti i commentatori come un voto di protesta. Ma se protesti contro il sistema politico, contro i partiti, non voti un partito tra gli altri (il M5S è, da questo punto di vista, un partito come altri che partecipa alla competizione elettorale ... si sa questo?), voti scheda bianca o l'annulli. Allora, cosa si aspetta chi ha votato il M5S? Questo francamente è l'elemento a me più incomprensibile dal momento che la piattaforma programmatica del movimento contiene tutto e il contrario di tutto, l'essenziale e il superfluo ... e senza nemmeno alcuna chiarezza in merito al "come" raggiungere determinati obiettivi. V'è poi un ulteriore elemento problematico insisto nella struttura stessa del movimento: non v'è un congresso, non v'è un direttivo, non v'è un segretario, forse v'è un portavoce, gli attivisti discutono tra loro, e votano (come se si fosse su wikipedia ....), on - line ... francamente, non mi sembra una struttura che possa proporsi in chiave di democrazia rappresentativa in quanto la discussione tra "base" e "vertice" prevede tempi troppo lunghi, in un continuo effetto a "collo di bottiglia" ... semplicemente, credo sia un'utopia fallimentare: non è punto possibile sostituire l'attuale democrazia rappresentativa con una sorta di democrazia diretta via web! E questo è un altro effetto deleterio del web 2.0 .... D'altra parte, non è affatto chiaro se con i numeri in loro possesso, vogliano o meno "sporcarsi le mani" con la gestione della cosa pubblica. Non fanno accordi ("inciuci" li chiama il Grillo ... ma non è forse la mediazione l'essenza della democrazia parlamentare? Se non parlamenti, che ci stai a fare?), non interessa loro governare, al massimo l'onere del governo spetta ad altri e loro, per conto proprio, se lo riterranno possibile, voteranno singoli provvedimenti ... come a dire "non ci assumiamo responsabilità di governo, ma criticheremo gli altri se e quando lo faranno". Si tratta, a tutti gli effetti, dell'esercizio indebito di una riserva di senso (e consenso) che temo gli elettori non avevano idea di conferire ad un ... movimento privo di democrazia interna. Peraltro, mi spaventa, e non poco, e certo non solo per gli illustri precedenti storici, il linguaggio adoperato. Espressioni del tipo "ci riprendiamo lo Stato" o "arrendetevi", "uscite con le mani alzate", "siete circondati", e affini, non appartengono al registro democratico, ma a quello autoritario e dispotico, ammantato, in genere, di effetti (ed affetti) plebiscitari. Insomma, Mussolini (e altri con lui) non cominciarono proprio così? Scavando un solco dall'interno tra la pratica rappresentativa e la pratica autorappresentativa ... si tratta di toni inconciliabili con il confronto reciproco e con il rispetto degli altri. Magari, essendo toni risoluti e asciutti potranno piacere agli elettori, resta da valutarne la bontà politica. Insomma, perseguiranno davvero il bene di tutti o resteranno una forza al margine del confronto parlamentare pur restandone l'ago della bilancia? E chi lo ha votato pensava a tutto questo? Si è sentito pienamente rappresentato? O ha votato per "moda"?




Quarto. Qualcuno ieri pomeriggio parlava di vittoria di Silvio ... insomma, parliamo di un soggetto che è sulle scuri dal lontano '94. Ha sì recuperato in questi mesi, ma non può dirsi che abbia vinto. Ha una maggioranza di alcuni seggi al Senato (per via di una perfida legge elettorale, probabilmente concepita ad personam, che assicura il premio di maggioranza alla coalizione che vince singolarmente in alcune regioni, come Lombardia, Campania e Sicilia), ma non alla Camera. Possiamo dire che abbia vinto? Peraltro, ravviso il solito problema di fondo: si tratta di un attore che continua ad avere nelle sue mani il 90% circa dei sistemi informativi del Paese e che è stato su questi stessi mezzi quasi 24 ore su 24 (per recuperare, per sorpassare ...) per un mese intero. Come sarebbero andate le consultazioni in una situazione di parità informativa? E' un problema rimasto insoluto in questi 20 anni e che resterà tale ancora a lungo, a meno che il dominio della manipolazione informativa non sia passato alla rete ... (in tal senso, forse, potrebbe interpretarsi il risultato elettorale del Grillo ...)




Quinto. A dispetto delle attese, e delle intenzioni di voto dichiarate, Bersani non ha vinto. E il discorso è grosso modo lo stesso fatto per Silvio, aggiungendovi però una campagna elettorale, specie nelle ultime due settimane, molto al di sotto delle attese, molto sottotono. O i sondaggi segreti avevano smorzato ogni entusiasmo oppure si sopravvalutavano le speranze proprie. In ogni caso, il PD ha mostrato il limite di sempre: non riuscire a vincere. Anche se non ha perso le elezioni, visto che la maggioranza al Senato è sfuggita per una manciata di seggi, per via della ben nota legge elettorale (il porcellum, la "porcata" così ribattezzata da Calderoli, il suo relatore ...) che non tiene conto delle percentuali di voto nazionali, ma solo della coalizione vincente in singoli regioni, considerate chiave (non so in base a quale specifica ragione ...). Così, si può assistere al paradosso seguente: maggioranza nelle percentuali di voto, minoranza nella ripartizione dei seggi. Quindi, Bersani non ha vinto le elezioni pur non  avendole perse.



Sesto. Che fine ha fatto la Lega? Da forza dirompente della cosiddetta Seconda Repubblica, è diventata una forza qualsiasi dello scacchiere. Probabilmente i colonnelli diranno che è stata tutta colpa di Berlusconi o della magistratura o dei comunisti, ma resta il fatto che la sua consistenza numerica è dimezzata rispetto al 2008 ... forse che il nord si sia stufato della solita minestra riscaldata? Pardon, della solita polenta alla quale però partecipano sia leghisti che pdiellisti? Mah! Chissà ...




Settimo. Come vota l'elettore italiano medio? No, perché la discrasia totale tra le intenzioni di voto espresse prima di entrare al seggio e le dichiarazioni di voto all'uscita dal seggio mi suggerisce le seguenti idee in ordine sparso: a) l'elettore mente, sapendo di mentire, all'intervistatore ("sì, voterò Bersani ..."), falsando i valori del campione; b) l'elettore mente, non sapendo di mentire, all'intervistatore ("sì, voterò Bersani ... o almeno ci proverò"), cambiando idea una volta dentro la cabina elettorale; c) l'intervistatore non ha compreso le intenzioni di voto dell'elettore ("ha detto Bersani? O vota Berlusconi? O ha detto Monti? O diceva Grillo?") e questo rimanda all'intelligibilità del questionario proposto ...; d) l'elettore diceva la sua mentre l'intervistatore pensava ai fatti suoi (è una possibilità, no?); e) le dichiarazioni posteriori dell'elettore erano mancate verità ("ho sì dichiarato prima che avrei votato X, ma ho votato Y, eppure avrei voluto votare X, quindi adesso dico che ho votato X"), non propriamente delle falsità, ma delle dichiarazioni non veritiere. Peccato, però, che su queste, e non sulle reali intenzioni, si debba basare lo statista ... risultato, un flusso di dati e informazioni caotiche che delineavano, man mano che affluivano, scenari diversissimi gli uni dagli altri, pur con due costanze di fondo (il successo delle cinque stalle e l'aumentato astensionismo).




Ottavo. Non vorrei essere nei panni del Presidente della Repubblica. A chi attribuire l'incarico di formare un Governo? Con quale maggioranza? Con quali seggi? Grillo non vuole né mediare né partecipare direttamente a responsabilità di governo. Una posizione di comodo, certo, ma anche di sostanziale irresponsabilità. Insomma: sei o no il primo partito? Allora, vedi di pedalare! Credo, comunque, che adesso cominceranno estenuanti consultazioni al Quirinale, si varerà un governino a tempo determinato, e a breve torneremo al voto. In barba alla UE, in massimo spregio alle difficoltà economiche e con una sostanziale autoassoluzione circa le nostre responsabilità elettorali.




Nono. Come si costruisce il consenso elettorale in Italia? Io direi in maniera del tutto casuale e scriteriata. Ho l'impressione che, in questa tornata più che in altre, si sia votato per aggregazione ("tu voti X? Allora lo voto anch'io e dico anche ai miei di farlo") che è una conseguenza, magari indiretta, della moda ("finalmente un attore politico nuovo, forse non sa nulla di politica, ma lo voto così segno uno smarcamento rispetto alla solita casta!"), senza però ponderare adeguatamente eventuali conseguenze ...




Decimo. Veniamo ora al povero Monti. Crocifisso per mesi come (stranamente) unico responsabile delle difficoltà economiche attraversate dal Paese, ha sostanzialmente perso le elezioni. Sì, si può dire, credo, che se qualcuno ha perso davvero le elezioni è proprio il professore. Eppure, non me la sento di dargli una croce così grande, ha ereditato il Governo da dei cialtroni che hanno tenuto nascosto per mesi i dati reali dell'economia e le comunicazioni comunitarie, ha dovuto metterci la faccia e ne ha pagato lo scotto! Tutti, però, hanno dimenticato che la maggioranza parlamentare che lo ha sorretto in questo anno di governo è stata politica, non tecnica! E questo lo trovo rilevante. Infatti, a dispetto delle impressioni veicolate dai media i provvedimenti varati in questo arco di tempo sono state del tutto politiche, non tecniche. Allora, perché prendersela tanto con lui? Con i suoi colleghi tecnici? E' stato, a seconda dei punti di vista, il capro espiatorio di una classe politica responsabile dello sfascio o l'utile idiota della medesima. Ma Monti ha un impiego a tempo indeterminato, pur bene retribuito, è autonomo dalla contesa politica, il suo destino esistenziale non dipende certo dalle sorti dell'attuale legislatura nascente (ed anche morente precocemente), ha fatto un tentativo, ci ha provato, ha avanzato delle proposte, non sono state ritenute valide, torna a fare quel che faceva in precedenza.



Undici. Ed ultimo. Quale maggioranza parlamentare qualificata eleggerà adesso il nuovo Presidente della Repubblica. Già. Un bel problema. Una grossa grana. Il settennato di Napolitano è agli sgoccioli, ma v'è in Parlamento una maggioranza adeguata che trovi l'accordo su una personalità da collocare al vertice dello Stato? E non mi si parli certo di Fo, con tutto il rispetto! 




Vedremo, vedremo e continueremo a soffrire!



(immagine tratta da: http://www.comune.tradate.va.it/Immagini/Img_Sito/urna%20elettorale.jpg)