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mercoledì 28 settembre 2016

Buonissima scuola ...

Pensieri eretici ...


I miei colleghi in questi giorni si sono affannati, e con gran lena, a postare il seguente video. 


No, non posto direttamente il video, ma solo una preview (chi fosse interessato, può andare a cercarselo, penso anche senza troppe difficoltà) perché di marciume sul web ce n'è già abbastanza!


Da parte mia, comunque, mi permetto di avanzare alcuni pensieri eretici e scandalosi ...

Infatti, è da notare le risate di sottofondo, indice di una dinamica classica, ovvero la recitazione a soggetto ("io faccio il bullo, voi mi riprendete ...").

Inoltre, è rilevante la regia, la quale esprime una scuola classica: la classe è luogo di consumo collettivo di svariati beni non formali ("abbiamo un cellulare e una classe, usiamoli!"). 

Interessante pure la modalità di ripresa, pronto indice di consumo abituale: uso il cellulare di papone con la scheda di mammina per socializzare come Tizio prenda per il c..o la babbiona della prof ("così ci divertiamo con amici e parenti!").

 Da sottolineare la triste e solitaria impotenza della prof, segno di una situazione ricorrente: il docente vale meno dell'alunno protagonista e di sicuro meno del cellulare che riprende l'amena scenetta ("che c...o vuole questa? Ma stai zitta! Che il mio cane vale più di te!").

Parimenti significativo come i miei colleghi condividano in modo compulsivo detto video, indice di fattivo rituale collettivo: alleviare le proprie sofferenze e frustrazioni tramite pratiche mimetiche ("Vedete? Vedete come siamo ridotti? Cosa ci fanno? Vergogna! ..."). 

Va comunque rilevata la sostanziale artificiosità della situazione generale. In altri termini, avanzo una prospettiva inattuale: personalmente ho visto di peggio, a cosa volete che valga il video presente? ("Davvero dovrei credere che la scenetta sia stata così "pacifica"? In altri contesti succede ben altro ...")


In conclusione, voglio spezzare amaramente e con disincanto una lancia in favore del reprobo alunno. Egli fa ad alta voce quel che la società fa con la scuola ogni giorno, ovvero sfancularla (mi si passi il francesismo, grillamente sdoganato)! Come possiamo dargli torto? Questa è l'aria che respira, questo l'ambiente ove vive, questa l'educazione ricevuta. Possiamo rimproverarlo? A mio sommesso parere, no. Anzi. Dobbiamo doverosamente riconoscere che perlomeno ha imparato "come si fa", ovvero qualcosa! E la scuola non serve proprio a questo? Non serve a gratificante gli apprendimenti informali? Non si chiamano questi ultimi, con fare reboante, 'competenze'? Orsù, dunque, perché scandalizzarsi?



Detto questo, a ciascuno i suoi alunni e le sue pene ...

venerdì 26 giugno 2015

Abbiamo fiducia in chi decide cosa debba essere la scuola?



Così è finita come si pensava che finisse: il Senato della Repubblica, bypassando ogni discussione, ha votato (in 159) la fiducia sul maxiemendamento proposto dal Governo sul DDL #labuonascuola!

Vorrei tanto poter scrivere cose intelligenti, non banali, e magari anche risolutive in proposito, ma sono troppo arrabbiato per farlo!

Non che mi attendessi davvero un epilogo diverso, si sperava in un miracolo ....

Ma erano troppi i segnali, troppo decisa la testardaggine, sovente ottusa, con cui il Governo ha "blindato" un testo che fa acqua da tutte le parti, lo ha difeso e portato avanti, nonostante tutto e contro tutti ...

Salvo la difesa di facciata con il finto ascolto che, però, non è stato recepito da nessuna parte nel provvedimento.

Restano i super - presidi!

Resta la chiamata diretta!

Resta la valutazione dei docenti da parte di alunni e genitori! Con l'aggiunta del componente esterno!

Resta la fine della titolarità di sede!

Resta il nomadismo professionale triennale ed itinerante lungo le reti di scuole dell'ambito!

Restano le super - scuole!

Restano i privati finanziatori!

Restano i soldi a pioggia per i super - dirigenti (poverini, a tanti poteri corrispondono tanti altri soldini)!

Resta l'INVALSI!

Restano le private!

Insomma, resta tutto della versione post - consultazione (fittizia) di settembre - novembre 2014.

Una scuola già povera, ora ancora più povera!

Docenti sfiduciati, impoveriti, vilipesi, ora anche ostaggio dei meschini giochi di potere (autoreferenziale) dei super - presidi ... i sindaci delle comunità educative, come piace a loro signori chiamarli!

La Consulta ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti (fermi al 2009), ma stabilendo che ciò non vale per il passato (come a dire: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto ...).

Ora, sentivo dire che qualche esponente temerario del PD l'indomani della fiducia ha sostenuto che il maxiemendamento è frutto del loro ascolto pubblico ... insomma, si ha l'impressione del gatto che gioca sadicamente con il topo. Gli stessi esponenti hanno anche detto che a luglio parte una (ancora!) consultazione pubblica con il mondo della scuola per decidere "assieme" (figuriamoci, allora, se si decidesse "in solitaria") cosa mettere dentro alle (otto) deleghe in bianco previste dal DDL ... insomma, il DDL non ha deciso nulla di concreto, solo la cornice generale (e che cornice!), sarà poi il Governo autonomamente a decidere come fregare (ancora, e meglio) gli insegnanti (stessa retribuzione, ma orari di servizio triplicati! E se la scuola chiude a Natale o a Pasqua, gli insegnanti dovranno restituire sotto forma di sostituzioni orarie le ore non svolte. Ci manca solo l'omaggio di vassallaggio al proprio dirigente - principe!)!

La misura sarebbe colma, se non fosse che i portavoce dei dirigenti dichiarassero a mezzo stampa che la riforma va bene, ma è mancato il coraggio necessario ... chissà quali altri super poteri desidererebbero avere!

Ora, a conclusione del presente post, a metà strada tra lo sfogo personale e il necessario esercizio di autoironia (per sopravvivere), solo altre due considerazioni.

La prima. Scorrendo il DDL si ha l'impressione che la scuola non serva a produrre capitale umano, ma solo per impiegare i docenti. Anzi, alunni e docenti restano sullo sfondo come sbiadite macchie di comparse e che i super - dirigenti facciano tutto loro! Allora, colleghiamo in streaming tra loro i dirigenti della singola scuola e tutti gli alunni della stessa, e vediamo cosa riescono a tirar fuori! No? Non meritano forse lor signori? Non sono lor signori responsabili di tutte le scelte didattiche della scuola? E del successo formativo degli alunni? Bene, anziché delegare ad altri, vadano loro nelle classi a far lezione e a sperare che nessuno si faccia del male.

La seconda. Scorrendo il maxiemendamento, è nascosta una piccola clausola, molto indicativa, e che sconfessa tutta la posticcia e appiccicaticcia retorica costruita attorno, vale a dire che all'art. 5 si limita il tutto ad un'unica condizione: "senza ulteriori oneri per il bilancio dello Stato". Il che contrasta, e mica poco, con la retorica messa in campo ("finalmente torniamo ad investire!", "siamo il primo Governo che ci mette i soldi", etc.): se dici di metterci tre miliardi di euro e poi precisi che la riforma deve avvenire senza alcun aumento di spesa, come fai? Prometti soldi virtuali! E, quindi, una scuola che sarà "bona" solo sulla carta! Intanto, però, i dirigenti potranno fare quel che vogliono (e gli alunni pure!) ...

Con buona (questa sì!) pace della Costituzione della Repubblica!



(url immagine: http://ilmanifesto.info/wordpress/wp-content/uploads/2015/03/12/13desk2-giannini-renzi.jpg)

sabato 18 ottobre 2014

Ma che buona scuola! Al massimo meno salario!


Il merito paga? Sembra proprio di no se confrontiamo il sistema attuale con le stime, ottimistiche a dire il vero, di quello "meritocratico" delineato, anche vagamente ed in maniera dolosamente imprecisa, nelle fumose Linee Guida de #labuonascuola ....

In poche battute, l'impressione finale è che, in realtà, più che premiare i meritevoli, si puniranno tutti quanti i docenti diminuendo tutti i salari ... L'effetto finale, infatti, è che nella migliore delle ipotesi il più meritevole di tutti, ovvero colui che miracolosamente e fortunatamente riesce a imbroccare tutti gli scatti ogni tre anni sino a fine carriera, prenderà comunque meno di quanto prenderebbe un collega a fine carriera con il sistema attuale delle progressioni automatiche per anzianità di servizio ...

Non ci credete? Date un'occhiata alla seguente tabella che mostra la differenza (evitando la confusionaria etichetta 'lordo Stato' che, beninteso, non è affatto quanto va nelle tasche dei docenti ...)!

Bene, allora ripetiamo insieme tutti quanti "buona scuola!" ...


(url immagine: http://www.professionistiscuola.it/images/Differenza_tra_i_due_sistemi.png)

venerdì 5 settembre 2014

Quando la scuola è buona?

Lettera di un'insegnante che tratteggia in maniera verosimile la reale situazione della scuola pubblica italiana, al di là delle facili ed utili mistificazioni governative ...

"Reggio Calabria. Egregio Presidente Renzi. Le scrivo di getto dopo aver letto il contributo “La buona scuola” pubblicato in data odierna, contenente le idee che questo Governo vorrebbe attuare nei prossimi anni per dare un volto nuovo alla scuola. Nell’esporre le mie impressioni circa la “deriva” che da alcuni decenni vive la scuola pubblica, mi scuso anticipatamente per l’uso di espressioni forti e senza mezzi termini e per i toni ironici, non certamente irrispettosi della Sua persona che ringrazio fin da ora per la sua pazienza e disponibilità. Ricordo che da bambina andavo a scuola volentieri ed avevo un chiaro concetto, malgrado l’età, di ciò che essa rappresentava e della sua valenza umana, culturale, formativa, educativa. Ricordo che si aveva timore e grande rispetto per i docenti e che lo studio era considerato cosa molto seria e da cui scaturivano risultati vagliati attentamente e certificati da valutazioni severe e veramente rispettose del merito di ciascun alunno.Oggi mi ritrovo ancora a scuola, in qualità di insegnante, entrata di ruolo all’età di 41 anni, dopo 11 anni di precariato e dopo aver conseguito una laurea con lode, quattro abilitazioni per l’insegnamento in altrettante discipline e una specializzazione per le attività didattiche di sostegno col massimo dei voti (tralascio il resto dei titoli culturali, didattici e professionali conseguiti). Parlo con l’esperienza di chi, e siamo migliaia, ha fatto grandi sacrifici senza avere nulla in regalo, scalando passo dopo passo la montagna e facendo centinaia di chilometri al giorno tra scuole “difficili”, dell’entroterra e della periferia, deprivate, diseredate, dimenticate dai diversi governi e ministri che, alternandosi al potere, il bene della scuola, o meglio “la buona scuola”, non l’hanno fatta di certo!
Abbiamo assistito, docenti, genitori e discenti, increduli, costernati e impotenti al tentativo di smantellamento ed all’impoverimento graduale delle risorse umane, strutturali, finanziarie del sistema scolastico pubblico in nome di una “razionalizzazione” che ha prodotto solo danni che stiamo pagando sulla nostra pelle ogni giorno. Ci troviamo davanti ad una enorme mole di problemi ed emergenze che ben conosce chi lavora nella scuola e che Lei e il suo Governo, ha in parte individuato nei 12 punti; ma è una fotografia parziale che non rende giustizia, orientata prevalentemente al concetto di meritocrazia e produttività degli insegnanti a cui ancora si chiede e si chiede…. Tutti superefficienti, superimpegnati, superbravi, supertitolati, superformati ed orientati all’efficienza ed all’innalzamento della qualità dell’offerta formativa e della scuola. Ma noi ancora i miracoli non li sappiamo fare… perché a fronte del massimo impegno che si richiede non corrispondono condizioni, mezzi e strumenti adeguati, e che non vedo essere stati presi in considerazione nel documento succitato.
Mi permetto allora, forte della mia modesta esperienza di docente, di esporre solo alcune considerazioni che fanno capo ad alcuni problemi, a mio avviso, basilari:

1) In molte regioni d’Italia le scuole sono fatiscenti, organizzate secondo una logica didattica tradizionalista, con aule anguste e poco luminose; sono carenti di laboratori e strumentazioni, ma anche di risorse umane atte a garantirne l’efficienza, mancano spazi comuni di condivisione e socializzazione mancano palestre e spazi esterni, mense e servizi dignitosi e persino adeguata igiene. Non si tratta solo di ristrutturare gli edifici (molti fondi sono stati finalmente stanziati a tale scopo e Lei ne ha tutto il merito), ma di garantire il funzionamento che non può prescindere dall’impegno di maggiori e sicure risorse finanziarie. Molte volte nelle scuole mancano persino i soldi per comprare un cavetto per far funzionare una LIM o per comprare la carta igienica e il sapone per i bagni degli alunni o per comprare il registro di classe o i detersivi per lavare i locali che ospitano l’utenza scolastica. Noi docenti negli anni ci siamo autofinanziati per affrontare tanti piccoli inconvenienti adoperandoci nella raccolta di fondi su base volontaria per comprare persino il materiale di cancelleria per gli alunni appartenenti a famiglie povere ed anche la merenda! Abbiamo cercato di sistemare armadietti che cadevano a pezzi e banchi rotti, abbiamo imbiancato le pareti dell’aula e tirato via l’erbaccia che ostruiva l’ingresso nell’edificio, abbiamo comprato la carta ombreggiante per i vetri delle aule perché gli alunni erano esposti al sole l’intero orario delle lezioni. Ci siamo autotassati per poter allestire manifestazioni , recite e spettacoli a conclusione di percorsi formativi…. E nel frattempo abbiamo svolto con convinzione e impegno la nostra funzione di insegnanti- educatori. Volutamente le presento alcuni esempi banali per farle toccare un po’ con mano piccoli problemi di ogni giorno che però avviliscono gli alunni e i docenti ed evidenziano solo una parte della precarietà e delle difficoltà che ogni giorno combattiamo.

2) Nelle alule il numero degli alunni è così tanto aumentato in virtù dei nuovi criteri di formazione delle classi dettati dagli ultimi provvedimenti ministeriali, tanto da poterle definire a buon merito aule-pollaio; piccole per poter accogliere un numero elevato di alunni e carenti di sistemi di aerazione adeguati, vale a dire non rispondenti ai criteri di sicurezza della normativa vigente. Ed anche qui il super-super-docente cerca di fare il miracolo cercando di seguire con percorsi individualizzati tutti gli alunni, che magari sono 35, e con piani didattici personalizzati eventuali alunni con Bisogni Educativi Speciali ed attuando Il piano didattico-educativo per gli alunni con disabilità, barcamenandosi tra programmazioni, lezioni, registri elettronici, carte e cartacce ed attività di recupero, potenziamento, ampliamento dell’offerta formativa, relazioni e realizzazioni di momenti culturali ed aggregativi, svolgendo cioè semplicemente al meglio la propria funzione didattico-educativa, però nella peggiore delle condizioni possibili ed a scapito degli alunni che se fossero in numero adeguato (15-18 per classe) potrebbero usufruire di una migliore qualità formativa. Ma gli insegnanti costano e quindi è meglio stipare gli alunni nelle classi chiedendo al super-insegnante di gestire situazioni al limite del possibile! In moltissimi casi le difficoltà degli insegnanti che si sentono molto spesso “soli” si traducono in un forte senso di impotenza o incapacità e in sentimenti di frustrazioni, poiché siamo stati “indottrinati” a pensare che se i ragazzi a scuola non rendono è solo colpa nostra. I ragazzi hanno bisogno di scuole belle e ben funzionanti, condizioni di studio adeguate e l’impiego di tutte le risorse necessarie perché l’offerta formativa sia accattivante e l’ambiente formativo al passo con i tempi e con le loro esigenze di giovani generazioni tecnologicamente avanzate, di una didattica flessibile e laboratoriale (e non solo sulla carta perché mancano i fondi e le risorse pure!). I ragazzi devono ricominciare a credere che la scuola è bella e che l’impegno scolastico ripaga, devono ricominciare ad amare lo studio e questo non può solo ed unicamente passare dalle sollecitazioni, dal lavoro e dagli incoraggiamenti degli insegnanti.

3) Di lavoro nella scuola ce n’è tanto e molto è lasciato agli insegnanti che da precari, supplenti o titolari hanno sempre affrontato con tanto coraggio tutte le situazioni e tenuto in piedi il sistema scolastico nazionale difendendo la cultura e la scuola pubblica dai diversi attacchi; ciò perché gli insegnanti credono nella scuola e considerano la loro professione come una vera e propria missione: quella di edificare e rendere libera la persona umana. Il continuo sforzo di innalzare gli standard della scuola italiana per adeguarli a quelli delle altre scuole d’Europa, non corrisponde però l’adeguamento degli stipendi che risultano essere una miseria, soprattutto per chi ne spende buona parte per raggiungere la lontana sede scolastica a cui è destinato. Avanzamento di carriera è un termine cui corrisponde un effimero riconoscimento economico ed è ben evidenziato nella relazione ministeriale; ciononostante ritengo avvilente se non offensivo il doversi sottoporre alla valutazione molte volte discrezionale di dirigenti scolastici a cui l’autonomia ha dato già così tanto potere da considerare in alcuni casi la scuola come “la loro scuola” e dimenticando che essi stessi sono pubblici funzionari. In nessun documento che io ricordi si parla di valutazione dei dirigenti… eppure tra quelli con cui ho avuto modo di lavorare ne ho trovati capaci, preparatissimi, poco preparati e addirittura poco competenti e privi di capacità gestionale. Un po’ come gli insegnanti, capaci o meno… che però vengono classificati, valutati e remunerati sulla base di certificazioni e incarichi che molto spesso vengono attribuiti su base discrezionale. Ho saputo di dirigenti condannati per falsificazione di atti pubblici, per vessazioni o mobbing o per altri motivi… eppure sono ancora al loro posto. Sul loro operato chi vigila? Possibile che gli insegnanti, come in un ordinamento di subordinazione gerarchica, debbano subire umiliazioni e abusi (fortunatamente sono casi rari) senza proferir parola perché metterebbero a rischio il proprio posto di lavoro? Allora occorre una maggiore tutela degli insegnanti e maggiore riconoscimento della loro dignità professionale. Non è più possibile spremere ancora i docenti come limoni in cambio di esigui riconoscimenti in nome soltanto della meritocrazia che si fonda su risultati meramente didattici. Formiamo persone e soprattutto le educhiamo (questo ce lo siamo dimenticati negli anni). Per formare buoni cittadini e persone responsabili e mature occorre essere in possesso di una forte componente umana e comunicativa, spessore morale, amore e pazienza. Tutto questo non si trova in nessuna certificazione di merito ed è principalmente questo ciò di cui i ragazzi hanno bisogno per crescere… l’indottrinamento lo lasciamo ai vetusti sistemi scolastici del passato e nel trasmettere ogni giorno il bagaglio culturale che contraddistingue il sistema scolastico nazionale produciamo noi stessi cultura, insieme ai nostri ragazzi.
Solo tre punti Presidente. Le auguro buon lavoro, sperando che sappia cambiare la scuola nella sostanza, con poche parole e nei fatti. Grazie per la sua attenzione.

Prof.ssa Cuzzocrea Francesca"

(la lettera è tratta da: http://www.newz.it/2014/09/04/scuola-insegnante-calabrese-scrive-una-lettera-aperta-al-premier-renzi/210744/)

giovedì 4 settembre 2014

La buona scuola?

Finalmente sappiamo, noi docenti, di che morte dobbiamo morire!

Sono state rese pubbliche le tanto decantate linee guida, non una riforma, ma una modifica sostanziale dello statuto giuridico degli insegnanti.

Salta agli occhi che vengono totalmente ignorati attori importanti nella vita della scuola, vale a dire il personale non docente e gli alunni. Senza il loro contributo, che patto educativo viene formulato?

Ma sono delle linee guida, resta da vedere se il Parlamento, dopo Gennaio 2015, le renderà legge o meno.


L'impressione iniziale, dato che ne parlerò diffusamente di volta in volta, analizzando nel dettaglio il corposo dossier (ben 136 pagine di slides ben confezionate), è che si voglia solamente interessare i docenti: ogni cosa viene fatta passare attraverso il loro lavoro.

Ma si opera uno scambio ineguale, anzi no, si operano due scambi ineguali: 1) si "offre" l'assunzione a tempo indeterminato di circa 150mila docenti precari in tre anni, a patto però che l'intera categoria rinunci alle progressioni stipendiali automatiche in base all'anzianità di servizio; e, 2) si "offre" la remunerazione del merito, a patto però di maturare in un triennio una somma di tre indicatori diversi utili ad entrare in un gruppo di docenti, pari al 66% del totale, i quali, a valorizzazione del maggior impegno, didattico, organizzativo e di autoformazione, riceveranno la grandiosa (!!!) cifra di 60 € netti in più al mese. Quindi, facendo due conti, rinunciando ad una garanzia erga omnes lo Stato ottiene tre cose: a) un consistente risparmio economico; b) un aumento della produttività; e, c) un indebolimento strutturale del potere contrattuale da parte della categoria interessata.


Quella del docente è già una professione povera, con le presenti linee guida non solo lo sarà ancora di più, e pensiamo anche al correlato riconoscimento sociale che ne deriva, ma avrà ancora meno potere rispetto a Dirigenza, Direzione periferica e Direzione centrale.


Tra l'altro, non viene affatto garantita la copertura finanziaria per il 66% di "fortunati" dei quali si promette la valorizzazione del (maggior) merito, si avanza solamente l'intenzione, all'interno del triennio (il primo sarà 1 settembre 2015 - 1 settembre 2018), di reperire le risorse. Siccome, però, nelle varie pagine si insiste quasi ossessivamente sull'esigenza di finanziare la (non-)riforma senza oneri aggiuntivi rispetto alla spesa corrente, viene facile immaginare, come accade già ora con il mancato recupero dell'inflazione delle retribuzioni attuali (ferme ai valori del biennio economico 2007 - 2009) e con il mancato pagamento degli scatti stipendiali maturati per anzianità di servizio, che i meritevoli, pur meritando la stupenda (!!!) cifra di 60 € netti in più al mese (ergo, 720 € su dodici mensilità ... tale importo è incluso nella tredicesima?), non la vedranno perché "non ci sono fondi".


Morale della favola: si divide la categoria, la si mette in competizione, la si costringe a lavorare di più, allo stesso stipendio attuale, ma non la si premia!


Ci tornerò sopra.


Ora, a conclusione di questo breve assaggio dei contenuti delle linee guida, vorrei far notare una strana discrepanza. A pagina 49 si riporta la seguente tabella:



Docente
scuola dell’infanzia
e primaria
Docente
scuola secondaria
I grado
Docente
scuola secondaria
II grado
da 0 a 8
31.909,92
34.400,44
34.400,44
da 9 a 14
35.126,67
38.133,33
39.066,37
da 15 a 20
38.594,14
42.054,73
43.239,45
da 21 a 27
41.346,92
45.250,01
47.751,28
da 28 a 34
44.984,51
49.305,89
51.628,86
35
47.007,03
51.628,86
53.985,17



Si tratta delle posizioni  stipendiali in base all'anzianità di servizio. Bene, siccome io occupo ancora la posizione iniziale percepisco, dice il Governo, 34400,44 € su tredici mensilità. Non è vero! Magari lo fosse! Il mio stipendio lordo annuo è di € 20857, quindi inferiore di ben 13543 €! Una nota a fondo pagina, afferma che gli importi sono al lordo Stato. Ne deduco che sarebbe quanto costo io singolarmente allo Stato. Ma di questa mirabolante cifra, io ne vedo, sulla carta, una cifra inferiore del 40%! E parliamo, però, sempre del lordo| Cioè, a me lavoratore arriva una cifra ancora più bassa come importo netto! Infatti, a questo lordo vanno tolti circa 6000 € annui di ritenute IRPEF (centrali, regionali e comunali) e, ancora, tutte le ritenute previdenziali, compreso il contributo per la composizione del TFR del dipendente ... insomma, una cifra di circa 3030 € annui ... facciamo le somme e riscontriamo che la mia paga annua al netto è di di circa 11800 € ... cioé il 34% di quanto riportato nella tabella di pagina 49 ...

Certo le tasse, il cuneo fiscale, il drenaggio tributario lo soffriamo tutti, ma se un Governo, vale a dire il mio stesso datore di lavoro, dà ufficialmente notizia di un importo di molto superiore a quello che davvero vedo sul mio conto, che idea dovrei farmene? Dire che l'importo è al lordo per lo Stato confonde solamente le idee ... e, molto probabilmente, viene detto per far accettare l'idea del possibile risparmio da conseguire: paghiamo già così tanto, perché l'aumento per anzianità di servizio deve essere garantito?

Il problema è, però, che poi a pagina 54 si parla di € 60 netti al mese ... perché dal lordo delle posizioni tabellari si passa al netto del merito? Non vorrei pensar male, ma ...

… e allora questo netto, quanto è al lordo per lo Stato? Sarebbe bello poterlo sapere al fine di rapportarlo al lordo degli scatti ... no?


Ma ci tornerò sopra in altre puntate! Per adesso concludo qui questo primo approccio alle linee guida della buona scuola … sì, buona, ma per chi? Forse non per i docenti!

domenica 24 agosto 2014

Quanto lavorano i Prof? Così, al chilo ...


C'è chi dice 18! Chi dice 24! Chi propone 36! Chi lamenta che è sempre troppo poco! Ma quanto lavorano davvero i prof italiani? Una statistica "alla buona" (tratta da qui) per confutare tante menzogne al riguardo, con mille sorprese, specie se rapportato questo lavoro al'unità oraria di tanti altri ...



(url immagine: http://images.corriere.it/Media/Foto/2012/12/01/prof-pop.jpg)

giovedì 10 luglio 2014

Quattromila ore l'anno, o non più quattromila?

Sul mantra - bufala di quest'assolta estate, si può leggere il seguente commento:

"Sembrerebbe una bella idea quella del Ministro della Pubblica Istruzione il quale, insieme ad altri esponenti di partiti politici, va proponendo che le scuole restino aperte dalle 8 alle 20 (o 22?). Un’idea che nasce dalla convinzione che i bambini e i ragazzi meno stanno a casa e meglio è. Ma non solo.
Il Ministro, dopo aver chiarito se si riferisce a tutti gli ordini di scuola, dall’infanzia alla scuola secondaria di I e II grado, dovrà concretizzare la sua proposta prima di tutto con l’arruolare un esercito di bidelli che, le scuole, le controllano, le aprono e le chiudono, le puliscono, sorvegliano chi le frequenta, affiancano gli insegnanti con mansioni pratiche.
Poi, lo Stato dovrà finanziare i Comuni obbligati a fornire riscaldamento, luce, trasporti anche in orario serale, mense e un po’ di fresco d’estate.
E quanto costerà riaprire al sabato le tante scuole che hanno adottato la settimana corta perché i Comuni devono risparmiare? Oppure riscaldare e illuminare le scuole di montagna e di collina dove, nei lunghi inverni, il freddo e il buio sono in agguato fin dal primo pomeriggio?
Saranno rese vivibili le scuole del Sud dove, nelle lunghe estati, il caldo imperversa nelle aule in modo insopportabile e non paragonabile a quello degli altri Paesi europei additati ad esempio per questa riforma epocale la quale, però, non fa i conti con la geografia del nostro Paese?
A meno che non si punti a chiuderle tutte, quelle scuole che non ce la fanno a restare aperte, e a trasferire gli alunni nelle grandi scuole delle città o dei grossi centri le cui aule possono ospitarne trenta e oltre.
Così si risolverebbero, in un colpo solo, tanti problemi"

Continua qui.

Che dire? Semplice! A fronte di una mancata proposta certa, si rincorrono le interpretazioni e le ridde di chiacchiere ... insomma, andiamo al mare (a lavarci le idee)! :D

martedì 11 marzo 2014

La scuola estesa ... volume due!




(segue da post la scuola estesa

E dimenticavo di aggiungere ancora due obiettivi del mio dicastero, certo non in ordine d'importanza, essendo ambedue importanti ai presenti fini, e cioé:

a) cancellazione dell'insegnamento della filosofia dai curriculi (è l'Europa che ce lo chiede e d'altra parte dove mai si studia filosofia a scuola?);
b) riduzione della durata degli studi dagli attuali 13 anni circa a soli otto anni (chi può manda i propri figlioli in scuole paritarie, gli altri possono pur sempre contare sui nonni, no?).

Sul punto (a) posso aggiungere solo questo: abbiamo bisogno di apprendimenti pratici che possano essere di una qualche utilità tecnica per gli adulti di domani, imparare una professione o sviluppare la capacità di adattarsi all'usura del proprio lavoro manuale e poco remunerativo. Non abbiamo bisogno di sapere critico o di educazione del pensiero. A contare è il PIL, non il pensare, il ragionare, il meditare, conta agire, non riflettere!


Sul punto (b) aggiungo quanto segue: non importa la durata complessiva del periodo scuola, ma la sua qualità! Se adottiamo, come auspico, il modello da me proposto, ossia della scuola 24H tutto l'anno, non ha più alcun senso continuare come ora con 13 anni di scolarizzazione. Che si aprano le porte ai saperi pratici e professionalizzanti, agli stage operativi, ai tirocinii addestrativi. Peraltro, una scuola estesa 365 giorni all'anno, senza ulteriori oneri per lo Stato, è non solo qualcosa di miracoloso, date le clientele e le resistenze dei noti privilegiati che vi lavorano, o fingono di lavorarvi, ma anche di fruttuoso per il Paese. E, come non mi stanco mai di ripetere, prima vengono gli interessi generali e poi, ma solo dopo, e forse, quelli particolari di chi opera in determinati settori!

E scordatevi Elsa, se devo colpire qualcuno, e devo farlo, non fingerò di piangere, ma sorriderò come irride il boia la propria vittima sul patibolo ... vi scandalizzate, forse? Così va il mondo, è la politica, bellezze! E non si fa con i "se" e i "ma", ma con le azioni concrete e dirette!


(immagine tratta da: http://www.umbriajournal.com/wp-content/uploads/2013/12/stefania-giannini.jpg)




(continua il mio "scherzo" sulle intenzioni ministeriali, ma quanto più il ministro rilascia interviste e dichiarazioni sempre meno continuano ad apparire come mero frutto di fantasia, come lusus fantapolitico ...)

(Posso abusare della tua pazienza, caro lettore? Se i posts sono di tuo gradimento, posso chiederti di votarmi (gratuitamente)? Sì? Nel ringraziarti, ti invito a cliccare sul banner sottostante)

siti



martedì 25 febbraio 2014

Scatti sì, scatti no!


(spazio offerto da chi di scatti stipendiali per anzianità sinora non ha mai usufruito, nonostante sia nelle condizioni di avvantaggiarsene...)



La ministra di cosa parla quando sostiene che gli scatti automatici vanno abrogati e sostituiti con un non meglio precisato sistema premiale?




Questa la reazione registrata sul blog di Lerner.




E qui un articolo del Corriere ove i sindacati non la mandano a dire alla titolare dell'Istruzione.




Infine, mi chiedo: e noi dipendenti direttamente toccati cosa faremo? Resteremo inerti a subire? Oppure, e finalmente, faremo sentire davvero la nostra voce?




Il futuro, si sa, è scritto nelle acque che scorrono agili ...

domenica 23 febbraio 2014

La scuola - estesa

(esempio di intenzioni della neoministra all'istruzione. Non ce ne voglia la diretta interessata, ovviamente si scherza!)


Tutti sanno che solo l'Università può comprendere, e, quindi, salvare la scuola italiana. Solo per questo, sono stata scelta io per questo ministero importante. E solo per questo meglio io, una esterna, che un operatore della scuola, un interno, troppo legato a interessi di parte e a clientele locali.



Finalmente è venuto il tempo della scuola normale!



Dopo la retorica del passato, dobbiamo davvero porre le basi per una scuola che funzioni!



Questo il mio programma per rilanciare l'istruzione, la formazione professionale e la ricerca nel nostro Paese:


1) riduzione delle indennità stipendiali al solo lordo tabellare senza altre voci; 
2) premio annuale di qualche centinaia di euro per i meritevoli (individuati sulla base delle prove INVALSI, per il tramite delle performances degli alunni); 
3) scuola - estesa: aperta la mattina dalle ore 6:00, aperta il pomeriggio dalle ore 14, aperta la sera dalle ore 19, aperta la notte dalle ore 21, senza ulteriori oneri rispetto ad ora; 
4) apertura scolastica i giorni festivi e tutta l'estate per orientamento alunni e aggiornamento, obbligatorio e gratuito, del personale scolastico; 
5) sanzioni economiche sino al 30% mensili ai docenti che osano ammalarsi; 
6) cancellazione di qualsiasi progressione automatica;
7) chiamata diretta del personale;
8) possibilità di licenziare i lavoratori improduttivi;
9) raddoppio delle indennità per i dirigenti scolastici, senza i quali il servizio non potrebbe avere luogo;
10) insegnamenti in lingua straniera per tutto il curriculo.



Ovviamente, perché tale progetto sia vincente è bene spezzare ogni resistenza, ogni ostruzionismo naturalmente posto in essere da soggetti adusi ai privilegi e all'attuale eccesso di tutele. Ma i lavoratori devono farsi da parte in nome del superiore interesse del Paese, se tutti fanno sacrifici, perché gli operatori della scuola dovrebbero esserne esclusi?




(immagine tratta da: http://www.giornalettismo.com/wp-content/uploads/2014/02/stefania-giannini-ministro-dellistruzione-5.jpg)