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venerdì 20 novembre 2015

La buona scuola delle Treeffe!

Approvata la L. n. 107 del 2015, si apre la battaglia delle deleghe (in bianco!) e la correlata guerra dei discorsi.

Il sottosegretario Faraone ha aperto il fronte e non perde occasione per rinfocolare gli animi, soprattutto dal suo fortino isolato ed esterno alla vita di classe o di scuola ...

L'anno scorso ho commentato la pdl C2444, ampiamente ripresa dalla delega sul sostegno, ed ho mostrato come la direzione intrapresa da Fish e Fand fosse quella di una decisa separazione tra alunni normali e alunni speciali, con l'esito scontato di una cancellazione tout - court del sostegno scolastico.

Speravo di sbagliarmi, ma purtroppo così non è. Sempre il pronto Faraone ha ribadito ultimamente il concetto, prefigurando una segregazione di classe tra alunni e docenti normali ed alunni e docenti speciali, separando, e definitivamente, i destini degli uni e degli altri, ed inverando il brocardo siculo a ciascuno il suo ...

Ecco qui, allora, la (buona) scuola delle Treeffe (Fish, Fand, Faraone): separazione di percorsi, formazione e scolarizzazione per far sentire ciascuno parte del suo (proprio ed esclusivo) mondo!

Addio inclusione!

Addio pio sogno del sostegno scolastico!

Addio dolce illusione dell'integrazione!

Bentornata scuola della selezione!

Bentornata buona scuola della separazione!

Benvenuta buona scuola delle specializzazioni!

Benvenuta buona scuola degli assistenti (non educatori né docenti) degli alunni speciali!


(url immagine: http://static2.blastingnews.com/media/photogallery/2015/11/1/290x290/b_290x290/scuola-e-riforma-sostegno-news-1-novembre-2015_480101.jpg)



mercoledì 5 agosto 2015

La Buona Scuola ... pillola 2

Quello che segue è il comma 2 della L. 107 del 2015:

2. Per i fini di cui al comma 1, le istituzioni scolastiche garantiscono la partecipazione alle decisioni degli organi collegiali e la loro organizzazione e' orientata alla massima flessibilita', diversificazione, efficienza ed efficacia del servizio scolastico, nonche' all'integrazione e al miglior utilizzo delle risorse e delle strutture, all'introduzione di tecnologie innovative e al coordinamento con il contesto territoriale. In tale ambito, l'istituzione scolastica effettua la programmazione triennale dell'offerta formativa per il potenziamento dei saperi e delle competenze delle studentesse e degli studenti e per l'apertura della comunita' scolastica al territorio con il pieno coinvolgimento delle istituzioni e delle realta' locali.

Commento

Il comma 2 declina in termini organizzativi le precedenti finalità del comma 1, e, in modo particolare, “impone” alle istituzioni scolastiche un’apertura sistemica al territorio e un collegamento obbligatorio tra l’efficienza e l’efficacia del servizio reso. 


Detto altrimenti, per dare corso alle finalità (1) – (11), «le istituzioni scolastiche garantiscono la partecipazione alle decisioni degli organi collegiali e la loro organizzazione e' orientata alla massima flessibilità, diversificazione, efficienza ed efficacia del servizio scolastico, nonché all'integrazione e al miglior utilizzo delle risorse e delle strutture, all'introduzione di tecnologie innovative e al coordinamento con il contesto territoriale». Il legislatore sembra dunque suggerire alle scuole le vie da seguire per dare piena attuazione alle finalità prefisse e, nel contempo, impone che ciò abbia luogo in termini di invarianza finanziaria, vale a dire imponendo ex lege “flessibilità, diversificazione, efficienza ed efficacia” al servizio di istruzione, prevedendo anche “integrazione” e “miglior utilizzo delle risorse e delle strutture”, utilizzo di “tecnologie innovative” e “coordinamento con il contesto territoriale”. 


Nel far questo, le istituzioni scolastiche, anche come completo esercizio della propria autonomia, effettuano una «programmazione triennale dell'offerta formativa per il potenziamento dei saperi e delle competenze delle studentesse e degli studenti e per l'apertura della comunità scolastica al territorio con il pieno coinvolgimento delle istituzioni e delle realtà locali». In altri termini, la normale offerta formativa, che in precedenza le istituzioni scolastiche elaboravano e adottavano annualmente, viene qui intesa in termini di progetto di durata triennale con previsione di un “potenziamento” del servizio reso al fine di dare piena soddisfazione ai bisogni formativi “delle studentesse e degli studenti”. 


Anche questa programmazione non è di per sé innovativa, ma viene modificata dal decisore politico nella direzione di un aumento della produttività interna della singola istituzione scolastica, la quale non può più limitarsi alla normale offerta formativa, ma deve anche prevedere forme sistemiche di sua estensione, sempre a parità di bilancio, e di diretto collegamento tra questa e le dotazioni organiche del personale.

 
La lettura sistemica dell'intero dispositivo darà contezza del sinistro rischio qui presente e che, al momento, anticipo, e cioè che l'efficienza organizzativa della didattica scolastica e del rapporto stretto con il territorio, così come dell'ampliamento dell'offerta formativa, comporti inevitabilmente un aumento della produttività individuale del singolo operatore scolastico cui non corrisponderà adeguata compensazione di natura economica. Detto altrimenti, la detta programmazione triennale rischia di tramutarsi in un riconoscimento istituzionalizzale di tutte le varie forme di prestazioni lavorative non corrisposte pre - esistenti nell'espletamento della funzione docente.

lunedì 29 dicembre 2014

La Buona Scuola!

"L’attenzione alla crescita professionale dell’insegnante, la creazione di ruoli di leadership a livello di curriculo, lo sviluppo del caoching fra pari, l’introduzione di programmi di mentoring, la sperimentazione di forme di «pianificazione collaborativa», nonché lo sviluppo di una gestione e un sistema decisionale che facciano dell’istituto scolastico il loro punto di riferimento, sono tutte testimonianze di come molte scuole e sistemi scolastici cerchino oggi di coinvolgere gli insegnanti nella vita e nelle attività che avvengono al di fuori dell’aula, con lo scopo di far assumere maggiori responsabilità in materia di politiche e pratiche che vengono adottate in tale ambito"

(M. Fullan – A. Hargreaves, Cosa vale la pena cambiare nella nostra scuola? Definire e raggiungere obiettivi significativi di miglioramento, Erickson, Trento, 2005, p. 22)

Questa è la normale dinamica dei rapporti di lavoro all'interno delle varie e singole istituzioni scolastiche. Ovunque, si cerca di far lavorare di più i dipendenti, ma sempre a parità di salario. Da qui la difficoltà, per gli operatori scolastici stessi, di trovare motivazioni ed energie per un aumento della produttività che non sia mero volontariato e che sia premio per la professionalità profusa. D'altra parte, se si lavora di più, non si dovrebbe percepire di più?

In altre parole, anche semplici e dirette: la buona scuola non è forse una scuola nella quale s'investe? Invece, tutte le politiche scolastiche dell'ultimo ventennio buono sono consistite in forme variamente dissimulate di aumento gratuito dell'impegno per il personale scolastico!

Ora, se davvero si vuole aumentarne la produttività, non sarebbe bene immettere risorse nuove nell'istruzione? Davvero si vuole continuare con la farsa delle riforme a costo zero? Oppure, quella del merito del personale, a quote invariate?

Il/la ministro/a, o chi per lui, ci pensi! Tanto le risorse, quando lo si vuole, si trovano ...


(url immagine: http://budgetngbayan.com/wp-content/uploads/2012/04/Stakeholder-engagement.jpg)

sabato 6 settembre 2014

La buona scuola ...


Prime reazioni dei docenti, meritevoli e non meritevoli, prime contro-reazioni del Governo. Peraltro, molto prevedibili ...

Madia: "non ci sono le risorse, pensiamo prima ai più bisognosi"

Io: "e dipendenti con lo stesso salario dal 2009 e senza alcuna prospettiva di carriera futura, non sono forse bisognosi?"

Madia: "basta, dateci idee in questa situazione di crisi"

Io: "eccone una: trasferire sei mesi di indennità e salario di ministri, parlamentari e valletti in sostegno delle retribuzioni dei dipendenti del P.I."

Renzi: "ascolto tutti ma niente ricatti"

Io: "ma nel documento La buona scuola non si propone il seguente patto: assumo tutti i precari in ruolo ma rinunciate tutti agli scatti?"

Renzi: "è ingiusto che in periodi di crisi, chi ha un lavoro scioperi, non è giusto nei confronti di chi è disoccupato"

Io: "ma non è proprio grazie al mio lavoro che sostengo la disoccupazione di chi non ha un lavoro? Non sono forse io a mantenere chi è disoccupato? E poi cos'è? Un gioco al ribasso? No, non mi piace questa (ipocrita) retorica: non lamentarti, tanto c'è sempre qualcuno che sta peggio di te!"

Madia: "le forze dell'ordine possono stare tranquille, per loro c'è un surplus di risorse ..."

Io: "ma siamo su scherzi a parte? O le risorse non ci sono, e per nessuno, oppure ci sono, e per tutti ... come funziona? Ci lamentiamo noi e ci dite di tacere perché ci sono troppi disoccupati, si lamentano le forze dell'ordine e le risorse si trovano immediatamente e magicamente?"

Renzi: "ma il blocco degli stipendi è già in DEF ..."

Io: " allora dovevi dircelo prima di proporre #labuonascuola che avevi già iscritto in bilancio i risparmi del futuro blocco (di quanti anni ancora? Tre? Cinque? Sette? Dieci? Venti?) degli stipendi. O forse lo hai ereditato? E in tutto questo tempo non sei riuscito a trovare le risorse necessarie? Dico, paghiamo accise per tutto, come mai non si introducono delle accise per pagare il rinnovo dei contratti del P.I.?"

Alfano: "richieste legittime ma toni eccessivi ..."

Io: "ma non è eccessivo un Governo che ti cala dall'alto "promesse" e "minacce", sapendo che i dipendenti sono deboli da un punto di vista di "peso" pubblico?"

In conclusione, caro Matteo, un Governo serio direbbe chiaramente e senza reticenze: "guardate, non abbiamo risorse per tutto, blocchiamo ancora i salari ai livelli attuali sino al 2020, ma scriviamo nero su bianco nel medesimo provvedimento che il Governo s'impegna ad accantonare per ciascun anno di blocco, (p.e. per gli operatori della scuola) dal 2009 sino al 2020 una cifra di .... per restituire a partire dal 2021 ai dipendenti quanto perso in termini di competitività e di potere d'acquisto in tutti questi anni, presupponendo un indice d'inflazione pari all'1,5% annuo ed impegnandoci per impedire che legislature successive possano abrogare tale impegno o stornare il fondo accantonato" ... non ci vorrebbe molto, non trovi? A patto, però, che t'interessi davvero della felicità occupazionale dei dipendenti pubblici ...

venerdì 5 settembre 2014

Quando la scuola è buona?

Lettera di un'insegnante che tratteggia in maniera verosimile la reale situazione della scuola pubblica italiana, al di là delle facili ed utili mistificazioni governative ...

"Reggio Calabria. Egregio Presidente Renzi. Le scrivo di getto dopo aver letto il contributo “La buona scuola” pubblicato in data odierna, contenente le idee che questo Governo vorrebbe attuare nei prossimi anni per dare un volto nuovo alla scuola. Nell’esporre le mie impressioni circa la “deriva” che da alcuni decenni vive la scuola pubblica, mi scuso anticipatamente per l’uso di espressioni forti e senza mezzi termini e per i toni ironici, non certamente irrispettosi della Sua persona che ringrazio fin da ora per la sua pazienza e disponibilità. Ricordo che da bambina andavo a scuola volentieri ed avevo un chiaro concetto, malgrado l’età, di ciò che essa rappresentava e della sua valenza umana, culturale, formativa, educativa. Ricordo che si aveva timore e grande rispetto per i docenti e che lo studio era considerato cosa molto seria e da cui scaturivano risultati vagliati attentamente e certificati da valutazioni severe e veramente rispettose del merito di ciascun alunno.Oggi mi ritrovo ancora a scuola, in qualità di insegnante, entrata di ruolo all’età di 41 anni, dopo 11 anni di precariato e dopo aver conseguito una laurea con lode, quattro abilitazioni per l’insegnamento in altrettante discipline e una specializzazione per le attività didattiche di sostegno col massimo dei voti (tralascio il resto dei titoli culturali, didattici e professionali conseguiti). Parlo con l’esperienza di chi, e siamo migliaia, ha fatto grandi sacrifici senza avere nulla in regalo, scalando passo dopo passo la montagna e facendo centinaia di chilometri al giorno tra scuole “difficili”, dell’entroterra e della periferia, deprivate, diseredate, dimenticate dai diversi governi e ministri che, alternandosi al potere, il bene della scuola, o meglio “la buona scuola”, non l’hanno fatta di certo!
Abbiamo assistito, docenti, genitori e discenti, increduli, costernati e impotenti al tentativo di smantellamento ed all’impoverimento graduale delle risorse umane, strutturali, finanziarie del sistema scolastico pubblico in nome di una “razionalizzazione” che ha prodotto solo danni che stiamo pagando sulla nostra pelle ogni giorno. Ci troviamo davanti ad una enorme mole di problemi ed emergenze che ben conosce chi lavora nella scuola e che Lei e il suo Governo, ha in parte individuato nei 12 punti; ma è una fotografia parziale che non rende giustizia, orientata prevalentemente al concetto di meritocrazia e produttività degli insegnanti a cui ancora si chiede e si chiede…. Tutti superefficienti, superimpegnati, superbravi, supertitolati, superformati ed orientati all’efficienza ed all’innalzamento della qualità dell’offerta formativa e della scuola. Ma noi ancora i miracoli non li sappiamo fare… perché a fronte del massimo impegno che si richiede non corrispondono condizioni, mezzi e strumenti adeguati, e che non vedo essere stati presi in considerazione nel documento succitato.
Mi permetto allora, forte della mia modesta esperienza di docente, di esporre solo alcune considerazioni che fanno capo ad alcuni problemi, a mio avviso, basilari:

1) In molte regioni d’Italia le scuole sono fatiscenti, organizzate secondo una logica didattica tradizionalista, con aule anguste e poco luminose; sono carenti di laboratori e strumentazioni, ma anche di risorse umane atte a garantirne l’efficienza, mancano spazi comuni di condivisione e socializzazione mancano palestre e spazi esterni, mense e servizi dignitosi e persino adeguata igiene. Non si tratta solo di ristrutturare gli edifici (molti fondi sono stati finalmente stanziati a tale scopo e Lei ne ha tutto il merito), ma di garantire il funzionamento che non può prescindere dall’impegno di maggiori e sicure risorse finanziarie. Molte volte nelle scuole mancano persino i soldi per comprare un cavetto per far funzionare una LIM o per comprare la carta igienica e il sapone per i bagni degli alunni o per comprare il registro di classe o i detersivi per lavare i locali che ospitano l’utenza scolastica. Noi docenti negli anni ci siamo autofinanziati per affrontare tanti piccoli inconvenienti adoperandoci nella raccolta di fondi su base volontaria per comprare persino il materiale di cancelleria per gli alunni appartenenti a famiglie povere ed anche la merenda! Abbiamo cercato di sistemare armadietti che cadevano a pezzi e banchi rotti, abbiamo imbiancato le pareti dell’aula e tirato via l’erbaccia che ostruiva l’ingresso nell’edificio, abbiamo comprato la carta ombreggiante per i vetri delle aule perché gli alunni erano esposti al sole l’intero orario delle lezioni. Ci siamo autotassati per poter allestire manifestazioni , recite e spettacoli a conclusione di percorsi formativi…. E nel frattempo abbiamo svolto con convinzione e impegno la nostra funzione di insegnanti- educatori. Volutamente le presento alcuni esempi banali per farle toccare un po’ con mano piccoli problemi di ogni giorno che però avviliscono gli alunni e i docenti ed evidenziano solo una parte della precarietà e delle difficoltà che ogni giorno combattiamo.

2) Nelle alule il numero degli alunni è così tanto aumentato in virtù dei nuovi criteri di formazione delle classi dettati dagli ultimi provvedimenti ministeriali, tanto da poterle definire a buon merito aule-pollaio; piccole per poter accogliere un numero elevato di alunni e carenti di sistemi di aerazione adeguati, vale a dire non rispondenti ai criteri di sicurezza della normativa vigente. Ed anche qui il super-super-docente cerca di fare il miracolo cercando di seguire con percorsi individualizzati tutti gli alunni, che magari sono 35, e con piani didattici personalizzati eventuali alunni con Bisogni Educativi Speciali ed attuando Il piano didattico-educativo per gli alunni con disabilità, barcamenandosi tra programmazioni, lezioni, registri elettronici, carte e cartacce ed attività di recupero, potenziamento, ampliamento dell’offerta formativa, relazioni e realizzazioni di momenti culturali ed aggregativi, svolgendo cioè semplicemente al meglio la propria funzione didattico-educativa, però nella peggiore delle condizioni possibili ed a scapito degli alunni che se fossero in numero adeguato (15-18 per classe) potrebbero usufruire di una migliore qualità formativa. Ma gli insegnanti costano e quindi è meglio stipare gli alunni nelle classi chiedendo al super-insegnante di gestire situazioni al limite del possibile! In moltissimi casi le difficoltà degli insegnanti che si sentono molto spesso “soli” si traducono in un forte senso di impotenza o incapacità e in sentimenti di frustrazioni, poiché siamo stati “indottrinati” a pensare che se i ragazzi a scuola non rendono è solo colpa nostra. I ragazzi hanno bisogno di scuole belle e ben funzionanti, condizioni di studio adeguate e l’impiego di tutte le risorse necessarie perché l’offerta formativa sia accattivante e l’ambiente formativo al passo con i tempi e con le loro esigenze di giovani generazioni tecnologicamente avanzate, di una didattica flessibile e laboratoriale (e non solo sulla carta perché mancano i fondi e le risorse pure!). I ragazzi devono ricominciare a credere che la scuola è bella e che l’impegno scolastico ripaga, devono ricominciare ad amare lo studio e questo non può solo ed unicamente passare dalle sollecitazioni, dal lavoro e dagli incoraggiamenti degli insegnanti.

3) Di lavoro nella scuola ce n’è tanto e molto è lasciato agli insegnanti che da precari, supplenti o titolari hanno sempre affrontato con tanto coraggio tutte le situazioni e tenuto in piedi il sistema scolastico nazionale difendendo la cultura e la scuola pubblica dai diversi attacchi; ciò perché gli insegnanti credono nella scuola e considerano la loro professione come una vera e propria missione: quella di edificare e rendere libera la persona umana. Il continuo sforzo di innalzare gli standard della scuola italiana per adeguarli a quelli delle altre scuole d’Europa, non corrisponde però l’adeguamento degli stipendi che risultano essere una miseria, soprattutto per chi ne spende buona parte per raggiungere la lontana sede scolastica a cui è destinato. Avanzamento di carriera è un termine cui corrisponde un effimero riconoscimento economico ed è ben evidenziato nella relazione ministeriale; ciononostante ritengo avvilente se non offensivo il doversi sottoporre alla valutazione molte volte discrezionale di dirigenti scolastici a cui l’autonomia ha dato già così tanto potere da considerare in alcuni casi la scuola come “la loro scuola” e dimenticando che essi stessi sono pubblici funzionari. In nessun documento che io ricordi si parla di valutazione dei dirigenti… eppure tra quelli con cui ho avuto modo di lavorare ne ho trovati capaci, preparatissimi, poco preparati e addirittura poco competenti e privi di capacità gestionale. Un po’ come gli insegnanti, capaci o meno… che però vengono classificati, valutati e remunerati sulla base di certificazioni e incarichi che molto spesso vengono attribuiti su base discrezionale. Ho saputo di dirigenti condannati per falsificazione di atti pubblici, per vessazioni o mobbing o per altri motivi… eppure sono ancora al loro posto. Sul loro operato chi vigila? Possibile che gli insegnanti, come in un ordinamento di subordinazione gerarchica, debbano subire umiliazioni e abusi (fortunatamente sono casi rari) senza proferir parola perché metterebbero a rischio il proprio posto di lavoro? Allora occorre una maggiore tutela degli insegnanti e maggiore riconoscimento della loro dignità professionale. Non è più possibile spremere ancora i docenti come limoni in cambio di esigui riconoscimenti in nome soltanto della meritocrazia che si fonda su risultati meramente didattici. Formiamo persone e soprattutto le educhiamo (questo ce lo siamo dimenticati negli anni). Per formare buoni cittadini e persone responsabili e mature occorre essere in possesso di una forte componente umana e comunicativa, spessore morale, amore e pazienza. Tutto questo non si trova in nessuna certificazione di merito ed è principalmente questo ciò di cui i ragazzi hanno bisogno per crescere… l’indottrinamento lo lasciamo ai vetusti sistemi scolastici del passato e nel trasmettere ogni giorno il bagaglio culturale che contraddistingue il sistema scolastico nazionale produciamo noi stessi cultura, insieme ai nostri ragazzi.
Solo tre punti Presidente. Le auguro buon lavoro, sperando che sappia cambiare la scuola nella sostanza, con poche parole e nei fatti. Grazie per la sua attenzione.

Prof.ssa Cuzzocrea Francesca"

(la lettera è tratta da: http://www.newz.it/2014/09/04/scuola-insegnante-calabrese-scrive-una-lettera-aperta-al-premier-renzi/210744/)

giovedì 4 settembre 2014

La buona scuola?

Finalmente sappiamo, noi docenti, di che morte dobbiamo morire!

Sono state rese pubbliche le tanto decantate linee guida, non una riforma, ma una modifica sostanziale dello statuto giuridico degli insegnanti.

Salta agli occhi che vengono totalmente ignorati attori importanti nella vita della scuola, vale a dire il personale non docente e gli alunni. Senza il loro contributo, che patto educativo viene formulato?

Ma sono delle linee guida, resta da vedere se il Parlamento, dopo Gennaio 2015, le renderà legge o meno.


L'impressione iniziale, dato che ne parlerò diffusamente di volta in volta, analizzando nel dettaglio il corposo dossier (ben 136 pagine di slides ben confezionate), è che si voglia solamente interessare i docenti: ogni cosa viene fatta passare attraverso il loro lavoro.

Ma si opera uno scambio ineguale, anzi no, si operano due scambi ineguali: 1) si "offre" l'assunzione a tempo indeterminato di circa 150mila docenti precari in tre anni, a patto però che l'intera categoria rinunci alle progressioni stipendiali automatiche in base all'anzianità di servizio; e, 2) si "offre" la remunerazione del merito, a patto però di maturare in un triennio una somma di tre indicatori diversi utili ad entrare in un gruppo di docenti, pari al 66% del totale, i quali, a valorizzazione del maggior impegno, didattico, organizzativo e di autoformazione, riceveranno la grandiosa (!!!) cifra di 60 € netti in più al mese. Quindi, facendo due conti, rinunciando ad una garanzia erga omnes lo Stato ottiene tre cose: a) un consistente risparmio economico; b) un aumento della produttività; e, c) un indebolimento strutturale del potere contrattuale da parte della categoria interessata.


Quella del docente è già una professione povera, con le presenti linee guida non solo lo sarà ancora di più, e pensiamo anche al correlato riconoscimento sociale che ne deriva, ma avrà ancora meno potere rispetto a Dirigenza, Direzione periferica e Direzione centrale.


Tra l'altro, non viene affatto garantita la copertura finanziaria per il 66% di "fortunati" dei quali si promette la valorizzazione del (maggior) merito, si avanza solamente l'intenzione, all'interno del triennio (il primo sarà 1 settembre 2015 - 1 settembre 2018), di reperire le risorse. Siccome, però, nelle varie pagine si insiste quasi ossessivamente sull'esigenza di finanziare la (non-)riforma senza oneri aggiuntivi rispetto alla spesa corrente, viene facile immaginare, come accade già ora con il mancato recupero dell'inflazione delle retribuzioni attuali (ferme ai valori del biennio economico 2007 - 2009) e con il mancato pagamento degli scatti stipendiali maturati per anzianità di servizio, che i meritevoli, pur meritando la stupenda (!!!) cifra di 60 € netti in più al mese (ergo, 720 € su dodici mensilità ... tale importo è incluso nella tredicesima?), non la vedranno perché "non ci sono fondi".


Morale della favola: si divide la categoria, la si mette in competizione, la si costringe a lavorare di più, allo stesso stipendio attuale, ma non la si premia!


Ci tornerò sopra.


Ora, a conclusione di questo breve assaggio dei contenuti delle linee guida, vorrei far notare una strana discrepanza. A pagina 49 si riporta la seguente tabella:



Docente
scuola dell’infanzia
e primaria
Docente
scuola secondaria
I grado
Docente
scuola secondaria
II grado
da 0 a 8
31.909,92
34.400,44
34.400,44
da 9 a 14
35.126,67
38.133,33
39.066,37
da 15 a 20
38.594,14
42.054,73
43.239,45
da 21 a 27
41.346,92
45.250,01
47.751,28
da 28 a 34
44.984,51
49.305,89
51.628,86
35
47.007,03
51.628,86
53.985,17



Si tratta delle posizioni  stipendiali in base all'anzianità di servizio. Bene, siccome io occupo ancora la posizione iniziale percepisco, dice il Governo, 34400,44 € su tredici mensilità. Non è vero! Magari lo fosse! Il mio stipendio lordo annuo è di € 20857, quindi inferiore di ben 13543 €! Una nota a fondo pagina, afferma che gli importi sono al lordo Stato. Ne deduco che sarebbe quanto costo io singolarmente allo Stato. Ma di questa mirabolante cifra, io ne vedo, sulla carta, una cifra inferiore del 40%! E parliamo, però, sempre del lordo| Cioè, a me lavoratore arriva una cifra ancora più bassa come importo netto! Infatti, a questo lordo vanno tolti circa 6000 € annui di ritenute IRPEF (centrali, regionali e comunali) e, ancora, tutte le ritenute previdenziali, compreso il contributo per la composizione del TFR del dipendente ... insomma, una cifra di circa 3030 € annui ... facciamo le somme e riscontriamo che la mia paga annua al netto è di di circa 11800 € ... cioé il 34% di quanto riportato nella tabella di pagina 49 ...

Certo le tasse, il cuneo fiscale, il drenaggio tributario lo soffriamo tutti, ma se un Governo, vale a dire il mio stesso datore di lavoro, dà ufficialmente notizia di un importo di molto superiore a quello che davvero vedo sul mio conto, che idea dovrei farmene? Dire che l'importo è al lordo per lo Stato confonde solamente le idee ... e, molto probabilmente, viene detto per far accettare l'idea del possibile risparmio da conseguire: paghiamo già così tanto, perché l'aumento per anzianità di servizio deve essere garantito?

Il problema è, però, che poi a pagina 54 si parla di € 60 netti al mese ... perché dal lordo delle posizioni tabellari si passa al netto del merito? Non vorrei pensar male, ma ...

… e allora questo netto, quanto è al lordo per lo Stato? Sarebbe bello poterlo sapere al fine di rapportarlo al lordo degli scatti ... no?


Ma ci tornerò sopra in altre puntate! Per adesso concludo qui questo primo approccio alle linee guida della buona scuola … sì, buona, ma per chi? Forse non per i docenti!