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giovedì 4 agosto 2016

Inferenze ...

"La regola che un imperativo non può figurare nella conclusione di un’inferenza valida, a meno che non vi sia almeno un imperativo nelle premesse, può trovare conferma in considerazioni logiche generali […] nulla può figurare nella conclusione di un’inferenza deduttiva valida che non sia implicito nella congiunzione delle premesse i forza del loro significato. Di conseguenza, se nella conclusione c’è un imperativo, non solo nelle premesse deve figurare un qualche imperativo, ma deve esservi implicito proprio quell’imperativo"

(R. M. Hare, Il linguaggio della morale, Ubaldini, Roma, 1968, p. 40)

Parole chiare.

Parole fraintese.

Parole oscure.

Parole misteriose.

Parole oscene.


(url: https://encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcR-zZ1-5DOcIpggM0H0Fbf4N6PfVMISp1d_N2j3osTEP7cUk_u8)

lunedì 29 luglio 2013

Verbosità del filosofo ...


(tratto da: V. Cerami - S. Ziche, Olimpo S.p.a., Einaudi, Torino, 2000, p. 18)

Parla, oh Morfeo, dio del sonno ... con queste parole Giove, per la prima, ma anche l'ultima volta, invita il soporifero dio a parlare, a comunicare agli altri cosa ne pensa della difficile situazione.

Mentre, però, Morfeo è tutto entusiasta di dire la propria, tutti gli altri, invece, cadono in preda ad un sonno tanto irresistibile quanto inaspettato!

Morfeo è in questa geniale parodia tanto il prototipo del "filosofo", il soporifero per eccellenza, e secondo anche la concezione comune, quanto il dio del "sonno".

L'accoppiata finale è vincente: filosofia = sonno!

La morfologia del disegno di Morfeo, un professorino borghesuccio, è calzante: colui il quale ha passato anni e anni sui libri e che quando distilla pensieri pone gravami pesantissimi ed insopportabili sui poveri vicini ...

Quanto è lontano il linguaggio di Morfeo dai comuni mortali!

Quanto sono difficili ed astruse le sue parole!

Però ...

... che dolci sonni inaspettati, e normalmente negati dal tran - tran quotidiano, consente!

Pur essendo vero che normalmente il filosofo pecca di verbosità, di eccessiva linguaggine, tanto linguistica quanto concettuale, la caricatura è forse eccessiva, nonostante, ci scommetto, incontri il favore di non pochi ...

(qui la seconda puntata)

mercoledì 27 marzo 2013

Chiarezza, vo' cercando ...



"For analytic philosophy, formalization is a fundamental tool for clarifyng language, leading to a better understanding of thoughts expressed through language. Formalization involves abstraction and idealization. This is true in the science as well as in philosophyFor analytic philosophy, formalization is a fundamental tool for clarifyng language, leading to a better understanding of thoughts expressed through language. Formalization involves abstraction and idealization. This is true in the science as well as in philosophy"



(M. Fitting – R. L. Mendelsohn, First – Order Modal Logic, Kluwer, Dordrecht, 1998, p. 1)



Se avessimo anche solo le idee chiare, potremmo parlare e pensare e agire con più senno. 

Purtroppo, però, il sentiero della chiarezza è lontano, in genere, dai nostri passi. Così, la comprensione delle cose è lungi dall'esser chiara, ben lontana dalla sensatezza richiesta. 


In fondo, allora, non siamo più nemmeno capaci di formalizzare quel che pensiamo o diciamo o come agiamo, a briglia sciolte rotoliamo verso l'arbitrio, verso l'abisso senza fondo dell'insensato, del 'qualunque' che segue alla falsità e alla contraddizione. 


Che misera figura, infine, fanno e la scienza e la filosofia, così inghiottite dalla mera superficialità dei tempi presenti, così alieni alla formalizzazione, e, dunque, anche alla chiarezza. 


In fondo, però, il buio, la notte delle vacche grigie, il sentiero della notte, non il pensiero meridiano, per intenderci, fa comodo ai mestatori, agli agitatori, ai profittatori, ai topi della notte che calano famelici sulle loro povere prede inerti. 


La logica sembra aver preso congedo, forse irrevocabile, dal linguaggio, dal pensiero e dall'azione umani, prova ne sia, non ultimativa s'intende, la brutalità di chi parla, pensa ed agisce quotidianamente.


Resta, al fondo, solo un'ultima domanda: è proprio necessario arrendersi così, senza difendersi, senza colpo ferire, senza tentare almeno di rispondere al fuoco nemico? Basta uscire con le mani alzate? 


La risposta la conoscono i venti, la risposta è scritta nell'acqua del fiume che scorre via veloce. 


Ma non sul web 2.0 né tantomeno nei fora o nei sondaggi online.

post scriptum

qualcuno dica ai "grillini" che la verità è là fuori, che un intero universo si libra sulle teste del loro movimento e che la differenza, per scomoda che sia, è sempre una ricchezza, non un bordello! Io ci ho provato ma mi sono arreso e sono uscito con le mani alzate ... :)



(immagine tratta da: http://aribella.blog.kataweb.it/files/2008/06/picture-246.jpg)