(tratto da: V. Cerami - S. Ziche, Olimpo S.p.a., Einaudi, Torino, 2000, p. 18)
Parla, oh Morfeo, dio del sonno ... con queste parole Giove, per la prima, ma anche l'ultima volta, invita il soporifero dio a parlare, a comunicare agli altri cosa ne pensa della difficile situazione.
Mentre, però, Morfeo è tutto entusiasta di dire la propria, tutti gli altri, invece, cadono in preda ad un sonno tanto irresistibile quanto inaspettato!
Morfeo è in questa geniale parodia tanto il prototipo del "filosofo", il soporifero per eccellenza, e secondo anche la concezione comune, quanto il dio del "sonno".
L'accoppiata finale è vincente: filosofia = sonno!
La morfologia del disegno di Morfeo, un professorino borghesuccio, è calzante: colui il quale ha passato anni e anni sui libri e che quando distilla pensieri pone gravami pesantissimi ed insopportabili sui poveri vicini ...
Quanto è lontano il linguaggio di Morfeo dai comuni mortali!
Quanto sono difficili ed astruse le sue parole!
Però ...
... che dolci sonni inaspettati, e normalmente negati dal tran - tran quotidiano, consente!
Pur essendo vero che normalmente il filosofo pecca di verbosità, di eccessiva linguaggine, tanto linguistica quanto concettuale, la caricatura è forse eccessiva, nonostante, ci scommetto, incontri il favore di non pochi ...
(qui la seconda puntata)
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