La lettura di Freud
talvolta può offrire stimoli davvero inusitati data la particolare
curvatura psicoanalitica presente nei suoi scritti, ivi compresi
quelli cosiddetti “teorici”. Su indicazione di Donà, ho scoperto
lo scritto La negazione
(1925) ove l'autore delinea la funzione omonima adoperata dagli
uomini per conciliare, senza assentirvi, il principio
di piacere
con il principio di
realtà.
(immagine tratta da: https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBV2bW26qT6fzg5Oo3o8kOZeCsKHV_h4GCZxNmu5rBVCI5TsPIYo0zMHcEZWxXCfo0mE85aFduedxmpq1OeeOCzL-VLwimd6Kzy5WQSRGIvqv29XErN8Zv21hdLCgftmtCeGJRrc9q8cs/s1600/Sigmund+Freud.JPG)
Così,
“il contenuto rimosso di una rappresentazione o di un pensiero può
dunque penetrare nella coscienza a condizione di lasciarsi negare”
[1]. Attraverso la negazione,
un rimosso, un non – accettato, diviene oggetto
di coscienza
senza che per ciò stesso la coscienza sia costretta ad accettarlo.
(continua a leggere)
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