"Questa
difficoltà è stata formulata da Jørgen
Jørgensen nel modo seguente. «Posto che le frasi imperative non
possono né essere vere né essere false nel senso in cui queste
parole sono usate in logica, esse non possono essere implicate in
altre frasi e di conseguenza non possono fungere da conclusioni
nelle inferenze logiche. Invero esse non possono nemmeno fungere da
premesse in tali inferenze, perché anche le premesse in tanto
possono funzionare come tali, in quanto siano capaci di di essere
vere o false … Le frasi imperative sono quindi del tutto incapaci
di funzionare come parti di qualsiasi argomentare logico»"
(Tebaldeschi
I. (1976), La
logica giuridica e le inferenze miste,
in Tammelo I. - Tebaldeschi I. (1976), Studi
di logica giuridica,
Milano, Giuffré, 1976, pp. 18 - 9)
Una glossa, sia pure sbrigativa e succinta, della questione sollevata nel 1937 - 8 dal danese Joergensen, e poi passata in letteratura, via Ross, come il Dilemma di Joergensen" e relativa alla possibilità di una applicazione della logica verofunzionale anche alle enunciazioni non indicative, con interessamento alle cosiddette inferenze miste.
(immagine tratta da: http://us.123rf.com/400wm/400/400/lightwise/lightwise1204/lightwise120400033/13070408-possibilita-di-business-in-crescita-e-dilemma-finanziaria-dovuta-alla-crescita-fortuna-finanziaria-c.jpg)
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