"according
to a generally accepted definition of logical inference only
sentences which are capable of being true or false can function as
premises or conclusions in an inference; nevertheless it seems
evident that a conclusion in the imperative mood may be drawn from
two premises one of which or both of which are in the imperative mood"
(J. Joergensen, Imperatives and Logic, "Erkenntnis", 1937 - 8, p. 290)
L'epistemologo danese formula per la prima volta in maniera compiuta la distinzione canonica tra logica e imperativi: l'enigma, cioé, dei rapporti tra la prima, vertente solamente sulle proposizioni descrittive di stati di cose, e i secondi, i quali, pur essendo eterogenei alle proposizioni descrittive, sembrano comunque possedere una logica.
Da allora non è parso sinora possibile tirarsi fuori dal problema.
Sin da allora, infatti, la riflessione non ha formulato soluzioni convincenti.
Eppure tale iato sembra più la tenace difesa di un'ideologia, e della sua purezza, che non il riconoscimento di un'impossibilità effettiva.
Alessandro PizzoCrea il tuo badge
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