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lunedì 11 marzo 2019

Come scrivere un giallo in costume ...

Perché scrivere un romanzo ambientato nel passato? La ragione è piuttosto semplice, basta saperla intendere nel modo adeguato. Ma lasciamo la parola a Comastri Montanari che ne sa sicuramente parecchio e dalla quale certamente c'è da imparare ...

"La pluralità delle culture è finalmente arrivata, con buona pace di chi la temeva e soddisfazione di chi, come la sottoscritta, la aspettava a braccia aperte. Di conseguenza nulla è rimasto ormai di abbastanza lontano, sconosciuto e misterioso, salvo il passato. Ed è appunto nel passato che troveremo rifugio, per goderci appieno i nostri gialli"

(D. Comastri Montanari, Giallo antico. Come si scrive un poliziesco storico, Hobby & Work, 2007, p. 14)


(url: https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/318-eNleMkL._BO1,204,203,200_.jpg)

martedì 13 settembre 2016

Secoli brevi ...

"Come possiamo attribuire un significato al Secolo breve, cioè agli anni che vanno dall'esplosione della prima guerra mondiale fino al collasso dell'URSS, i quali, per quanto possiamo considerarli retrospettivamente, formano un periodo storico coerente che è giunto al termine? [...] non si può dubitare seriamente del fatto che negli ultimi anni '80 e nei primi anni '90 è finita un'epoca della storia del mondo e ne è iniziata una nuova"

(E. J. Hobsbawm, Il secolo breve. 1914 - 1991, Rizzoli, Milano, 2004, p. 17)

Questo scriveva lo storico marxista Hobsbawm agli inizi degli anni '90, non solo per rendere conto del mestiere dello storico, ovvero ricercare un significato per periodi storici più o meno estesi, ma anche per mettere in luce quei momenti di "frattura" che inducono a dividere lo svolgimento temporale lungo sequenze cronologiche ben precise, dando luogo ad ipotesi storiografiche che ritagliano il fluire del tempo in intervalli storici significativi, sino a ricomprenderli entro "periodi storici coerenti".

Di conseguenza, il '900 viene considerato un secolo breve dato che l'ipotesi storiografica soggiacente, e che lo inscrive all'interno di un intervallo storico ben preciso, lo limita all'arco che va dal 1914, anno di inizio del primo conflitto mondiale, al 1991, anno di dissoluzione del comunismo sovietico.

Come a dire che il '900 è un secolo breve perché dura meno di cento anni ed anche perché è costellato di avvenimenti, mutamenti e processi densissimi.

Ma è la cultura di origine che inclina lo storico a considerare il Novecento un secolo breve, ovvero la parabola di soli 77 anni del comunismo, le cui vicissitudini storiche consentono di cogliere tutto il secolo come un periodo storico coerente e come incastonato all'interno della sua stessa evoluzione, dall'affermazione, durante la prima guerra mondiale, al suo declino, con la dissoluzione dell'impero sovietico ...

La storia, però, come si sa, è una costruzione umana, una proiezione all'indietro di opzioni ermeneutiche le quali valgono sino a che consentono di comprendere meglio rispetto ad altre opzioni concorrenti il passato.

Anzi, se consentono di " (ri-)costruire" il passato meglio di altre interpretazioni.

Al di là di queste ultime, si stagliano i fatti bruti inerti e privi di significato ...




(url: http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/files/2012/05/hobsbawm.jpg)

martedì 10 marzo 2015

Tanto odio per il passato quanto amore smodato per le tecnologie ...



Qualche settimana fa il network panjihadista ha diffuso il video che segue:


https://www.facebook.com/video.php?v=1121955817829966

La scena è canonica quanto terribile: uomini fasciati e bardati che si accaniscono senza pietà su vestigia di un lontanissimo passato, resti archeologici di un'età d'oro per quella terra.

Distruggono mentre altri riprendono il tutto con gli ultimi ritrovati della tecnologia. Addirittura, la regia in montaggio manda delle sequenze al rallentatore al fine di far apprezzare meglio ogni singolo fotogramma della follia distruttrice. Una voce salmodia in arabo ...

Trattasi, fuor di dubbio, di propaganda. Il punto è un altro: qual è il messaggio del video?

L'Islam non c'entra nulla, esattamente come non c'entra nulla con il terrorismo. E siccome ne denuncio una mia colpevole, oltre che voluta, ignoranza, lo metto di lato. 

A mio avviso, sono tre gli elementi caratterizzanti della stessa follia presente nel video: 1) gli iconoclasti distruggono delle reliquie rispetto alle quali loro sono del tutto indifferenti (si noti il volto perplesso di alcuni di loro durante le riprese); 2) gli iconoclasti riprendono saggiamente e con maestria lo sfacelo in fieri (si noti i fari proiettati e il sapiente montaggio finale); 3) il prodotto confezionato viene diffuso ai quattro venti.

Questi sedicenti seguaci del Profeta sono indifferenti al significato, storico, culturale, umano, universale, dei reperti che distruggono. Eppure lo fanno, e ne mostrano la distruzione con sadico piacere.

Questi sedicenti seguaci del Profeta odiano la tecnologia occidentale eppure ne fanno larghissimo ed astuto utilizzo.

Questi sedicenti seguaci del Profeta non sono interessati ai costumi decadenti e corrotti dell'Occidente, eppure ci inondano dei loro video, dei loro prodotti culturali, di testimonianze dei loro usi e costumi.

Perché?

Non potrebbero vivere per conto loro, contentandosi dello stile di vita scelto? Non potrebbero distruggere tutto quel che calpestano senza farne pubblicità? Non potrebbero chattare tra loro e taggarsi senza divulgare a terzi quel che fanno o non fanno?

Invece, devono divulgare, trasmettere, comunicare, minacciare ...

Allora, il punto appare essere questo: come tutte le follie totalitarie e "negative", la loro identità è costruita per contrasto. Loro sono vivi in quanto si contrappongono a noi occidentali, e poco importa loro conoscere davvero il nostro stile di vita occidentale e le differenze, tante, che ci caratterizzano. La loro esistenza è costruita a tavolino sulla base dell'opposizione simbolica con noi. E più ci fanno soffrire, più si sentono vivi. Per questo motivo, hanno ripreso queste res gestae di distruzione: a loro non interessano, a noi sì. Quindi, ecco che ti mostro cosa ne faccio. Per questo motivo, divulgano le loro imprese: noi possiamo, voi no.

La micidiale miscela di ibridazione presente in questi atteggiamenti, e che loro sono incapaci di riconoscere, denuncia la pochezza identitaria che si cela dietro, Ma questo non importa, il loro unico scopo è farci del male, anche solo simbolicamente. Quindi, ecco che divulgano il loro terrore, uomini in gabbie, uomini dati alle fiamme, uomini decapitati, bambini che eseguono esecuzioni capitali, video di addestramento ... sono tutti aspetti della medesima strategia: farci paura.

Ovviamente, e per fortuna, nessuno può razionalmente pensare che possano varcare il mare e fare da noi quanto fanno in Libia, in Iraq, in Siria, territori ove è assente una unità statuale. Ma alla ragione questo non importa. Infatti, non parlano alle nostre ragioni, ma alla percezione istintuale della nostra vulnerabilità umana. Quel che mostrano e la dovizia con cui lo fanno indica chiaramente che hanno bisogno di distruggerci simbolicamente, di sottometterci simbolicamente, di denigrarci simbolicamente! Di farci paura ...

Non vogliono la nostra terra, non vogliono noi, non vogliono la nostra cultura, il nostro passato, vogliono rubarci l'identità, vogliono sottrarci la speranza ...

Delle reliquie del passato a loro non importa, non importava, non importerà. A noi sì. Ecco, quindi, il loro modo di colpirci a distanza, di impaurirci con la distruzione simbolica del comune passato del genere umano.

Ora, vien da chiedersi: tutto questa sapienza tecnica e antropologica è un frutto autoctono oppure è un'importazione dall'Occidente? Io propenderi per la seconda. Qui parliamo di occidentali i quali, o perché vissuti ai margini delle società natali o per improvvisa illuminazione fideistica, fanno armi e bagagli e si trasferiscono nei ranghi dello Stato islamico o Califfato o Qualunquecosaessosia ... e nel farlo portano con sé l'amore per la tecnologia, il gusto per il simbolico nonché un odio per separazione ...

Il tutto viene messo a frutto nel confezionamento di video di questo genere. Video social, per eccellenza! D'altra parte, se improvvisamente cominciassimo ad ignorare questi signori e i loro spasmodici tentativi di colpire i nostri istinti con i loro media, non solo ne trarremmo giovamento ma faremmo loro il male supremo: negare la loro condizione di esistenza. La quale, appunto, consiste solamente nel colpirci a distanza, nel denigrarci, nel metterci alla berlina, nel prendersi gioco di noi, nell'incuterci paura, nel suscitarci sentimenti animaleschi di vendetta, nel ... 

Una cura, in effetti, c'è, è semplice ma non facile da assumere: non prendere in considerazione le loro provocazioni. In questo modo, cessa di avere efficacia la loro identità perché loro provano a dirci "e ora che fai?" ma noi non diamo loro risposta.

In fin dei conti, trarremmo vantaggio dalla corsa al ribasso di umanità che ci propongono? Certo che no! Quindi, sarebbe meglio cominciare a non parlarne più, a non divulgare più i loro messaggi, segregarli in una comune congiura del silenzio, in modo che loro non possano più percepirsi come vivi in contrasto a noi e noi non abbiamo più ad avere timore per questi invasati. 


D'altra parte, se la vendetta o l'impulso sembra essere la prima risposta che la visione di questa follia ci suscita, è bene fermarsi un attimo, ragionarci sopra e concludere seraficamente "non cedo al tuo ricatto bestiale, sono occidentale!".

martedì 13 agosto 2013

Non si può sfuggire al proprio destino ...

http://www.lafeltrinelli.it/products/9788891033390/Voci_di_un_antico_presente/Pizzo_Alessandro.html

(ebook)



Capita di scrivere un romanzo ...

... e capita anche di produrne il relativo file per ebook ...

Così, la piccola e provinciale Marsala, grande decaduta, antica Don su capo Boeo, si trova improvvisamente catapultata al centro della scena ...

... già, la scena ... ma quale?

Oscure trame, inquietanti e sinistri figuri, ombre che dal passato popolano il nostro presente ...

... e la certezza che, anche volendo, non si sfugge al proprio destino ...

Riuscirà la nostra eroina ad essere all'altezza del compito alto richiestole?

O, umanamente, fallirà?

Qui, dove anche le pietre parlano, ha luogo un thriller sospeso tra passato e presente, tra storia e mito, tra miserie umane e alti ideali ...

... ma solo chi lo legge, può capire ...

... e solo chi visita, anche solo una volta nella vita, la città di Marsala, può tentare di comprendere ...


mercoledì 21 novembre 2012

Pensare al passato per comprendere il presente ...


Gli storici hanno sempre saputo […] che la storia si costruisce dalla prospettiva del presente, che il viaggio che lo storico intraprende verso il passato non finisce lì, ma torna necessariamente al punto di partenza, che le sue elaborate costruzioni teoriche volte a dar conto di quanto successo in altri tempi sono prive di valore se non dicono nulla agli uomini di oggi

(M. Cruz, I brutti scherzi del passato. Identità, responsabilità, storia, Bollati Boringhieri, Torino, 2010, p. 108)


E' proprio vero: non si dà storia che in direzione inversa al flusso del tempo, dal presente verso il passato


E tuttavia, una volta giunto laggiù, lo storico torna incessantemente avanti e indietro nel tempo, per vagliare ipotesi, per controllare dati, per verificare fonti...


Il tutto nella ferma convinzione che il passato, in quanto cose occorse in altri tempi, e ad altri uomini, sarebbe infine privo di valore se non parlasse agli uomini di oggi, se non dicesse qualcosa che interessi anche chi vive nel presente. Se il futuro è di chi ha un passato, è pur vero che il problema del passato se lo pone solo chi è interessato a spiegare il proprio presente.



Pertanto, se oggi il nostro Paese ha smarrito la via stessa del presente, cosa ne è stato del suo passato? Cosa è andato storto? Cosa non ha funzionato? Ma queste sono domande scomode, domande che non interessano, questioni che restano come parole scritte sulle acque ...



(immagine tratta da: http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788833921396)