Gli storici
hanno sempre saputo […] che la storia si costruisce dalla
prospettiva del presente,
che il viaggio che lo storico intraprende verso il passato
non finisce lì, ma torna necessariamente al punto di partenza, che
le sue elaborate costruzioni teoriche volte a dar conto di quanto
successo in altri tempi sono prive di valore se non dicono nulla agli
uomini di oggi
(M. Cruz, I brutti
scherzi del passato. Identità, responsabilità,
storia, Bollati Boringhieri, Torino, 2010, p. 108)
E' proprio vero: non si dà storia che in direzione inversa al flusso del tempo, dal presente verso il passato.
E tuttavia, una volta giunto laggiù, lo storico torna incessantemente avanti e indietro nel tempo, per vagliare ipotesi, per controllare dati, per verificare fonti...
Il tutto nella ferma convinzione che il passato, in quanto cose occorse in altri tempi, e ad altri uomini, sarebbe infine privo di valore se non parlasse agli uomini di oggi, se non dicesse qualcosa che interessi anche chi vive nel presente. Se il futuro è di chi ha un passato, è pur vero che il problema del passato se lo pone solo chi è interessato a spiegare il proprio presente.
Pertanto, se oggi il nostro Paese ha smarrito la via stessa del presente, cosa ne è stato del suo passato? Cosa è andato storto? Cosa non ha funzionato? Ma queste sono domande scomode, domande che non interessano, questioni che restano come parole scritte sulle acque ...
(immagine tratta da: http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788833921396)
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