Conte enuncia la seguente proposizione:
[σD3]
‘il presente enunciato prescrittivo deve essere inefficace’
Ebbene, a suo dire, la proposizione in questione è un analogo deontico del paradosso del mentitore.
Infatti,
"delta prescrive la propria
inefficacia. Ma, nel caso di delta, efficacia e inefficacia
coincidono: delta è efficace se, e solo se, delta è inefficace.
Poiché l’efficacia di delta consiste nella sua inefficacia, allora
delta, prescrivendo la propria inefficacia, prescrive anche la
propria efficacia. Per la coincidenza di efficacia ed inefficacia, il
dovere di essere inefficace e il dover di essere efficace sono, nel
caso di delta, tutt’uno"[1]
Delta è un analogo deontico del paradosso del mentitore in quanto mette in campo il medesimo meccanismo autoreferenziale.
L'unica differenza è che qui l'autoreferenzialità è deontica, là è semantica.
Aggiunge, ancora Conte, come la paradossalità di Delta sia:
"autonoma, autoctona,
specificamente legata alla sua prescrittività, al suo operatore
deontico"[2]
Ora, senza entrare direttamente nella questione, la possibilità di analoghi non aletici dei comuni paradossi semantici mi dà da pensare: quante possono essere le patologie del nostro linguaggio?
Note
[1] Cfr. A. G. Conte, Ricerca
d’un paradosso deontico. Materiali per una semantica del linguaggio
normativo, “Rivista internazionale di Filosofia del diritto”,
51, 1974, p. 493.
[2] ivi, p. 497.
(immagine tratta da: http://0.academia-photos.com/866755/311218/368508/s200_amedeo_giovanni.conte.jpg)
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