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mercoledì 9 settembre 2015

Profili della scuola di oggi ... 10

"I dirigenti scolastici si trovano al centro dei complessi meccanismi della sussidiarietà verticale e orizzontale. Da un lato, rappresentano la prima linea nella gerarchia manageriale dell’apparato burocratico ministeriale, dall’altro dovrebbero porsi come punto di riferimento delle politiche di sviluppo locale che vedono coinvolta la scuola quale autonomia funzionale tra stato e società civile.
Trovandosi al crocevia di continue pretese riformatrici, subendo direttamente gli effetti delle politiche di tagli alla spesa pubblica, vivendo le contraddizioni di una governance che oscilla opportunisticamente tra accentramento e decentramento, sottoposti in prima linea alle complesse dinamiche di una società multiculturale, sotto la pressione di crescenti e variegate attese provenienti dalle famiglie e dalle comunità locali, i dirigenti scolastici rappresentano la figura singolarmente più importante per indirizzare realisticamente i processi di cambiamento della scuola"

(A. Paletta – L. Peccolo – C. Boracchi – C. Bonaglia, Introduzione, a: A. Paletta, Scuole responsabili dei risultati. Accountability e bilancio sociale, Il Mulino, Bologna, 2011, pp. 10 - 11)

Verrebbe da commentare "poverini!", ma se si pensa a chi manda avanti il lavoro "sporco" e a chi dovrebbe giovarsene, gli alunni, non si può che concordare sulla sintetica analisi iniziale, anche se, e chissà per quale oscuro motivo, è sempre orientata benevolmente nei confronti del (povero) dirigente scolastico di turno ...

E tutti gli altri attori che compongono la comunità scuola?

L'impressione è sempre la solita, vale a dire che quando esterni decidono di occuparsi di 'scuola', lo fanno concentrandosi esclusivamente sull'impressione generale e di sistema, in genere 'falsa', che quest'ultima offre di sé, peccando tanto di superficialità accademica quanto di miopia analitica e ipermetria dirigenziale.

Ma si sa come funziona: chi non sa fare, insegna, e chi non sa insegnare, ricerca e valuta come insegnano gli altri ...


(url immagine: http://www.wholeheartedleaders.com/wp-content/uploads/2015/01/accountability-business.jpg)



mercoledì 21 gennaio 2015

Chi propone e chi fa ...

"Il problema maggiore che, però, abbiamo dinanzi è quello di riuscire a catturare la loro attenzione, il loro interesse, a motivarli, perché i digital natives comunicano, in generale, solo all'interno del loro universo adolescenziale, poco con i genitori, molto poco con i loro docenti. Essi, in buona misura, considerano il sapere scolastico poco utile per il loro futuro e danno molta importanza alle conoscenze non formali o informali [...] I digital natives sono "schiacciati" sul presente; la dimensione diacronica della storia non è il loro forte: il passato non interessa, il futuro è lontano"

(T. Montefusco, Il dirigente scolastico promuove l'innovazione mediante la didattica digitale, in G. Mondelli, Dirigere la scuola al tempo della globalizzazione. L'azione del dirigente scolastico nella società della conoscenza, Anicia, Roma, 2012, p. 464)

Parole condivisibili.


Mi permetto, tuttavia, solo di sollevare due semplici questioni.

La prima: se le cose stanno drammaticamente così, dove la si va a prendere una motivazione talmente potente da rovesciare lo status quo? Temo che sia indisponibile alla funzione docente.

La seconda: come mai i dirigenti propongono solamente e lasciano ai docenti le patate bollenti? Passi la delega, passi pure la differenza di funzioni, ma per quale motivo i docenti dovrebbero anche occuparsi dei problemi sociali della propria utenza? Non è questa una mansione ulteriore surrettiziamente imposta a parità di costi? E poi: qualcuno sa spiegarmi per quale oscura ragione alla famiglia si perdona tutto in materia educativa mentre alla scuola s'impone di supplire quest'ultima nel suo ruolo educativo?


(url immagine: https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_WeeA-QgIl9jv3E3vhgebscNSRINtN2Y2AHH47p4BCKWU_bJs00etpM2VbspS1jtFsAh6vAkAi2L71CUxuwKpFAnnySZr1Fh45aQn1OEsOut3tHDh-9lrQ9qRIk4K1i4u4M8saur0OfS3/s1600/insegnanti-italiani-piu%CC%80-vecchi-al-mondo.jpeg)

mercoledì 2 luglio 2014

Burnout ...



Sembra che il Governo stia lavorando ad un corposo aumento dell'orario di lavoro dei docenti di ogni ordine e grado, per tutte le scuole del regno ...


Qui è possibile trovare i ragguagli del caso, per parte mia, però, avanzerò adesso solo alcune riflessioni ...


La mia impressione è che la finalità della scuola non sia affatto apprendere, come magari ed erroneamente perduriamo a credere, ma solamente accompagnare educandi lungo lo sviluppo corporeo. Forse, l'equivoco di fondo sta tutto qui, nell'affidare alla scuola una mission formativa che non le compete più, e ignorando i suoi attori che la sua unica funzione è di tenere a bada i ragazzini terribili, la meglio gioventù, gli anarcoidi educandi mentre i rispettivi genitori possono tranquillamente lavorare senza doverci pensare su un attimo o, peggio, preoccuparsi di cosa possano combinare i propri pargoli ... Sì, la scuola è un'impresa collettiva di baby sitteraggio. Ergo, perché dovrebbe costare tanto? O più del costo attuale? E vi aggiungo, allora: se questa è la finalità della scuola, che non si pretendano però dei risultati formativi (da valutare tramite INVALSI) ... altrimenti, che valuti?


D'altra parte, è sicuramente vero che i nostri giovani si formano altrove, mica a scuola. Le mie recenti esperienze mi hanno confortato in questa impressione, sconfortante e disillusa: lifelong learning vuol dire semplicemente che la scuola deve accogliere tutti i figli degli adulti, o presunti tali, ed occuparsene, in qualche modo, anche per sei giorni la settimana, possibilmente anche al pomeriggio e se possibile anche d'estate. 


Ora, per il Governo, tutto ciò è fattibile, ma solo a parità di spesa. Infatti, non considero veritiera l'ipotesi dei tremila euro. Peraltro, bisognerebbe vedere se al netto o, come penso, al lordo. In quest'ultimo caso, oltre al danno, la beffa: riceveremmo alla fine una mancia per un peso enorme ed incrementato di responsabilità e di carico di lavoro ...


Poi, in ogni caso, e comunque, saranno i dirigenti a decidere a chi che cosa ... E questo mi dà da pensare ... la coorte magari potrà pure ricevere qualcosina in più, senza però aumentare davvero il proprio lavoro, mentre il lavoro sporco, quello vero, lo faranno fare alle fasce deboli della catena nelle singole istituzioni scolastiche, vale a dire gli ultimi arrivati e i precari. 


Per concludere, forse, ma ormai non lo credo più, le cose potrebbero ancora essere sopportabili nei licei, almeno da un punto di vista di utenza di riferimento, ma posso solo lasciare immaginare cosa significhino 36 ore settimanali, più il pomeriggio, più giugno e luglio, negli istituti professionali o tecnici ... insomma, parliamo di 36 ore al bar o a dirigere il traffico per il bagno o a evitare i lanci di zaini e fluidi corporei ... e per uno, come il sottoscritto, che per una di queste eventualità appena esposte quest'anno si è sorbito 13 giorni di infortunio sul lavoro (ovviamente, a parità di salario, e, forse, devo anche ringraziare di essere stato pagato regolarmente ...), scusate se lo dico, non è affatto un aumento di poco ...



Del resto, però, qualcosa di simile, come tipologia di servizio, la fan quasi tutti in Europa. Quindi, a questo punto, potrebbe essere legittima la chiosa finale: e se ce lo chiedesse l'Europa?



Quindi, il triste destino dei docenti è solo quello del burnout, vale a dire lo sviluppo di qualche patologia psichiatrica ... ergo, potremo finalmente, almeno questo, picchiare i nostri alunni?  Almeno quelli, e son tanti, che se lo meritano? Ah, dolce futuro ...!



(url immagine: http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcS0fRTbguEm954RjmAoheWykfEuxZ2KIv_6JIrE_F12C_us-ob2)