E' facile parlare della scuola standone, però, fuori, senza cioè conoscerne davvero le logiche interne, le ragioni segrete e le complesse dinamiche di relazione tra attori con funzioni diverse. Nel suo microcosmo, la scuola è un fenomeno particolarmente complesso. Ma è bene parlarne, nel bene come nel male, anche dall'interno, essendone cioè a conoscenza.
Sulla base della mia, certo trascurabile, esperienza è possibile trarre alcune riflessioni sulla scuola e sul futuro dell'educazione nel Nostro Paese. Eh sì! Proprio così!
La cornice è un corso d'aggiornamento sulle tecnologie per favorire i processi d'inclusione degli studenti, con e senza BSE, bisogni educativi speciali. Una platea discreta, età mediamente sui cinquant'anni, volti comuni e familiari.
Mentre la relatrice comincia il suo intervento, con tanto di proiettore, schermo, luci soffuse, microfono, e altri ausilii di varia natura, comunicazione non verbale inclusa, ecco che è possibile osservare la seguente scena:
i. un gruppetto avanti che parla ad alta voce di cose che poco o nulla hanno a che fare con l'incontro;
ii. un gruppetto che, poco gentilmente, sussurra commenti sull'abbigliamento, la figura e il piglio della, forse, "troppo" giovane relatrice;
iii. c'è anche un gruppetto che ride, chissà per cosa o per quale altro commento salace;
iv. in fondo, ma anche a metà sala, vari colleghi che parlano al cellulare, incuranti della cornice istituzionale o dell'eventuale fastidio che possono arrecare.
Mortificato sin nel midollo per lo spettacolo offerto alla giovane - ma a chi importa? - relatrice, improvvisamente mi vengono in mente i miei alunni e li trovo del tutto somiglianti ai miei colleghi.
Allora, nel modello ABC dell'insegnamento, qualcosa non è andato a buon fine! Evidentemente, gli antecedenti educativi messi in atto non sono stati propriamente quelli adatti a persone in formazione. Il conseguente è chiaro! Ora, anche l'antecedente.
Non notando differenze sostanziali, non posso che concludere come noi docenti proprio non possiamo lamentarci dei nostri alunni, se sono distratti, se sono rumorosi, se sono strafottenti, se usano il cellulare ovunque e, soprattutto, quando non dovrebbero, se ridono senza un motivo apparente, se parlottano tra loro davanti a noi, e così via. In fondo, sono lo specchio fedele di quel che siamo noi: così li abbiamo tirati su, e così ce li dobbiamo piangere.
L'inversione di tendenza deve, pertanto, partire da noi, cambiando atteggiamenti e prassi. Altrimenti, che modello possiamo pretendere, in maniera del tutto anacronistica, di essere?
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