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domenica 7 aprile 2019

Lo scettico dimostra il principio di non contraddizione ...

Amena modesta videolezione (breve) dello scrivente.

Stavolta sulla dimostrazione elenctica del principio di non contraddizione.

Spero possiate, in qualche modo, trovarne giovamento nello studio e, più in generale, nella cura delle vostre persone.


giovedì 1 dicembre 2016

domenica 27 settembre 2015

Note sulla contraddizione

Finalmente pubblicato il mio ultimo articolo sulla contraddizione.



Al seguente link l'articolo completo (in formato pdf).

Buona lettura!

martedì 23 dicembre 2014

Non contraddizione aristotelica? Una replica!

Non è mia abitudine, ma stavolta lo faccio: il presente post è la risposta ad un commento che recentemente ho ricevuto al mio post da titolo Aristotele ... l'ingannatore!, e che trovate anche nella stessa sede come risposta.


(url immagine: http://www.gazebos.it/wp-content/uploads/20111007101103.jpg)


La ripropongo qui perché la trovo particolarmente "illuminante", e non me ne vogliamo i miei telchini!

Marco ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Aristotele ... l'ingannatore! Dialettica nell'elen...": 

E' il PdNC che fonda il Pensiero o il Pensiero che è il fondamento del PdNC?

Oppure la distinzione Pensiero / Incontraddittorietà è essa stessa una distinzione contraddittoria, in quanto pensare è pensare-incontraddittoriamente o non è pensare (ossia sono un medesimo: e distinguere un medesimo, come tu fai, è assurdo perché impossibile).

Ma un altro aspetto:
"L'interlocutore (B) cade proprio dove avrebbe dovuto tenere, passando, e contraddittoriamente, da un atteggiamento negativo ad un atteggiamento affermativo, prima nega, poi afferma, il (PDNC)."
Intendendo qui PdNC quale dimostrazione della innegabilità dell'incontraddittorio, chiedo:
la negazione del principio è reale o no?
Se è reale, allora il principio è realmete negato (e non è affatto riaffermato, ma appunto è invalidato);
se invece non è reale la sua negazione, allora non è reale nemmeno la sua riaffermazione elenctica.

Come ne esci?

Caro Kumpel Marco, innanzitutto ti ringrazio per il tuo commento: vuol dire che il post, benché pessimo, è stato oggetto di lettura, peraltro attenta, da parte di qualcuno.
Ma veniamo a noi, dato che non è affatto mia intenzione ignorare le obiezioni di terzi, oltre a non essere mia abitudine farlo.
Mi chiedi: “E' il PdNC che fonda il Pensiero o il Pensiero che è il fondamento del PdNC?”. Trovo che sia una reduplicazione, di per sé inutile, del problema. Infatti, potremmo, e provocatoriamente, riformulare il quesito nella forma seguente: il pensiero – con la ‘p’ minuscola – fonda il PDNC oppure è fondato dal PDNC? Così posta la problematica non ne usciamo. Infatti, qual è, se vi è, la distinzione tra pensiero e PDNC? Il pensiero è pensiero se, e solo se, funziona in conformità al PDNC, altrimenti abbiamo altro che non sia pensiero, ossia poesia, mito, narrativa, etc. Ma se il pensiero incorpora il PDNC, viene meno l’obiezione: non è che il PDNC fondi il pensiero e/o il pensiero sia fondamento del PDNC. No?
Ma passiamo alla seconda obiezione, di per sé, più interessante. Citando un mio passo, argomenti: “Intendendo qui PdNC quale dimostrazione della innegabilità dell'incontraddittorio, chiedo:
la negazione del principio è reale o no?”. Bene. Assumiamo che la negazione sia reale, di conseguenza, dici, il PDNC sarebbe realmente negato, e, quindi, invalidato. Problema: negare non equivale ad invalidare. La negazione, proprio in quanto tale, deve essere dimostrata, cioè reggere l’onere della prova. Onere che lo svolgimento stesso del movimento elenctico in Aristotele esclude in partenza. Detto altrimenti, per quale motivo ammesso, e non concesso, che la negazione del PDNC sia reale, dovremmo concludere che sia inutile proseguire il discorso dato che il PDNC verrebbe meno? E, per di più, chi o cosa ci assicura che così procedendo noi non si stia adoperando propriamente il PDNC che si nega e che vorremmo non più valido? Di conseguenza, la negazione del PDNC dovrebbe essere ipotetica. Ma, sostieni tu, “se invece non è reale la sua negazione, allora non è reale nemmeno la sua riaffermazione elenctica”. E per quale motivo, che possa dirsi sensato? Peraltro, mi pare che tu stia equivocando tra dimostrazione elenctica e sussistenza del PDNC iuxta propria principia. Intendo dire: Aristotele ha l’ardire di dire l’indicibile, vale a dire elevare alla dimensione di parola quanto quest’ultima, per virtù, presuppone. In altri termini, il logos non può parlare di sé stesso, pena o l’equivoco o il fraintendimento o l’errore o il girare a vuoto … la parola non può parlare dei presupposti o fondamenti della parola stessa! Tant’è che lo stagirita, infatti, evita questo problema partendo dal negatore del PDNC, senza in prima persona assumere l’onere dell’inevitabile prova che, in caso contrario, gli verrebbe, e giustamente, richiesta (parli del PDNC, bene dimostralo!). Ora, la dimostrazione elenctica nega la posizione del negatore del PDNC. Ci troviamo, cioè, in una posizione derivata e indiretta di confronto sul PDNC, oggetto al di fuori della portata stessa della parola o logos … Ma concediamo che la tua obiezione sia fattibile, ecco come ne esco: non è forse vero che per poter distinguere, e in maniera sensata, tra le due alternative, e per cogliere anche la presenza stessa di eventuali contraddizioni e incoerenze, non necessitiamo appunto del PDNC? Dunque, ti chiedo: possiamo davvero uscire dallo spazio di parola concessoci dal PDNC?

Chiusa finale: il gioco retorico di Aristotele è chiaramente una finzione, ma è drammaticamente efficace non tanto per la confutazione del confutatore del PDNC, il quale, a rigore, manco potrebbe sognarsi di costituirsi in quanto tale, dato che, a sua volta, dovrebbe proprio far uso del PDNC; ossia di quel che vorrebbe negare, ma nel momento iniziale del movimento elenctico, vale a dire quando pone l’unica condizione essenziale per lo spazio del discorso: dire cose che abbiano senso e per me e per te, pena il silenzio delle piante.



domenica 1 settembre 2013

Liar ...


"Se affermo di mentire, sto dicendo la verità? Se sì, sto mentendo e quindi l'affermazione è falsa; ma se non sto dicendo la verità, sto mentendo, e quindi sto dicendo la verità. Perciò, la mia affermazione è sia vera sia falsa"


(M. Clark, I paradossi dalla A alla Z, Raffaello Cortina, Milano, 2004, p. 131)


In un post recente, esaminavo brevemente la natura dei paradossi. Nel presente, invece, desidero spendere solo alcune parole di commento su uno dei paradossi più celebri, il mentitore.


Suvvia, chi di noi può dire di non aver mentito almeno una volta nella vita? Pierino per aver mentito, non viene più creduto. E questa sembra essere la giusta conseguenza per i bugiardi: la mancata attendibilità.



Ma questo solo se possiamo sapere subito se una persona è adusa o meno alla menzogna. In assenza di tale informazione, quanto sostiene è vero e falso al 50%.



Come possiamo comportarci allora?




Clark formula la dinamica che segue all'asserzione autoreferenziale "Io sto mentendo", variazione della proposizione (P) che ho discusso altrove.




Se abbiamo l'enunciazione presente e ci chiediamo se sia vera o meno, ecco che scatta il perverso quanto bizzarro meccanismo del paradosso: se è vera, allora l'enunciazione è falsa; parimenti, se è falsa, allora è vera. Dunque, e paradossalmente, nel senso di andare contro ogni nostro più intimo e rafforzato convincimento interiore, abbiamo innanzi un'enunciazione che possiamo senza timore tacciare di contraddizione. In che senso? Semplice, è un'affermazione tanto vera quanto falsa!



E qual è la causa di tutto ciò? Altrettanto semplice: la struttura autoreferenziale. Infatti, la proposizione in questione dice di sé stessa di essere falsa (qualcosa di simile, anche se non posso dirmi sicuro che sia la stessa cosa, accade se la stessa predicasse di sé la verità).




Ora, immaginiamo di formulare proposizioni che sulla falsa riga di quella presente, mettino in scena il meccanismo perverso e sorprendente dell'autoriferimento ...


Avremmo in tal caso, altrettanti casi di paradossi?



(immagine tratta da: http://www.davidealgeri.com/images/stories/parco-di-pinocchio.jpg)