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giovedì 17 gennaio 2013

Come va la scuola, oggi ...

"Insomma, droga o non droga, la scuola non sta più in questo mondo, nelle nostre vite, nella nostra giornata. E' di troppo. Non trova spazio, è fuori posto. fa ingombro, disturba. Distrae ... Sì, la scuola distrae i nostri ragazzi. li distoglie dalle loro abituali e più care occupazioni. i giovani sono occupati in altro. non sono affatto dis-occupati, o non-pensanti o non-facenti. pensano, cero che pensano, ma ad altro; hanno altre cose da fare, altri pensieri, altri interessi. altri divertimenti. La scuola ci prova ad essere divertente, ma poi c'è sempre quel guaio che deve insegnare qualcosa, e chiedere indietro, e allora la scuola rompe quando spiega, quando interroga, quando fa compito in classe. Interrompe. Disturba. Ecco, disturba. Questo è il verbo. Disturba"


(P. Mastrocola, Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare, Guanda, Parma, 2011, pp. 37 - 8)


Ogni tanto capita d'imbattersi in testi del tutto politicamente scorretti i quali, denotando profonda conoscenza di come vadano le cose nel mondo scuola, oggi, nel XXI secolo, nel Nostro Paese, solo infrangendo le ipocrisie colpevoli del silenzio al riguardo o della facile e comoda retorica mistificante, e qualunquista, rivelano la scomoda verità sulla scuola.



Mastrocola, in altri termini, fa luce sulla reale valenza che la nostra società in modo generale, e i suoi utenti in modo particolare, le attribuisce.




La scuola è solo una perdita di tempo, una distrazione, di energia e di orologio, dalle cose ben più importanti che ci sono da fare oggi.

La scuola interrompe il normale flusso di relazioni e di passatempi, o di occupazioni, della giornata tipo dello studente di secondaria di secondo grado (per tacere degli altri gradi di istruzione, università compresa).




In fin dei conti, se il mondo continua a girare, e sempre più vorticosamente, perché mai dovremmo occuparci ancora di un residuo preistorico, di un fossile, come l'istituzione scuola?



D'altra parte, se questo è il vero significato che la società oramai le attribuisce, perché mai continuare a finanziarla?

Quel che la classe politica negli ultimi dieci anni circa ha fatto alla scuola pubblica è solo la normale conseguenza di una considerazione generale e negativa su di essa.




Non serve. Non forma. Fa perdere tempo. Disturba. Distrae.

Se inutile, è solo un danno economico mantenerla in piedi, no?





Solo lo sfrondamento delle nostalgie qualunquiste e della retorica perbenista vigente consente di rivelare, e a tutti, la reale considerazione che la nostra società ha della scuola.

E solo così diventa chiaro il perché dell'attuale smantellamento del servizio.

No, la crisi non c'entra, al massimo è solo una giustificazione ex post, la verità è che non si comprende più perché si debbano spendere così tanti soldi per qualcosa che non serve.





La scuola ha fatto così la fine di tante altre istituzioni del nostro welfare: smantellata per risparmiare denaro dalla spesa corrente. Peccato, però, che tali tagli non migliorino di molto il bilancio pubblico. Se non erro, c'è una legge matematica secondo la quale se si modificano i termini, la differenza dovrebbe cambiare ... come mai non cambia il disavanzo nonostante che i nostri stessi diritti vengono compressi come entità meramente numeriche?





Povera scuola, e poveri anche i nostri ragazzi, già derubati del futuro, ora anche della possibilità di sapere qualcosa in più rispetto a quanto l'universo social degli smartphones consenta ...



Ma è questo quel che vogliamo, no?

Questo quanto desideriamo, no?

Solo questo che è remunerativamente finanziabile, no?




I diritti, quelli là, sono solo inutile spesa, con loro, direbbe un Giulio, ex ministro, occhialuto nella sua di comodo miopia, "non si mangia".



Eccoli, allora, là, sconsolati, soli, sulla carta di qualche dichiarazione di diritti, solenne, enfatica, ma sterile, disarmata, improduttiva.




E noi che nella scuola vi lavoriamo, siamo rimasti soli, a tenere loro compagnia, poveri "vecchi" diritti!




Forse aveva ragione Vico, altro che astuzia della ragione! La storia sovente torna indietro ...




Il problema, a questo punto diventa il seguente: vivremo noi così a lungo dall'attendere tempi migliori e salvare così il nostro posto di lavoro?




Solo i silenzi rompono questa coltre di non parole ...




(immagine tratta da: http://static.blogo.it/booksblog/Togliamoildisturbo.SaggiosullalibertdinonstudiarediPaolaMastrocola.jpg)




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