(immagine tratta da: http://www.gadlerner.it/wp-content/uploads/2010/12/Gershom-Scholem.jpg)
"la
rivelazione si trasforma da atto accaduto una volta sola in atto che
continuamente si ripete. Il mistico cerca di collegare questa nuova
rivelazione […] con le fonti dell'antica: sorge così la nuova
interpretazione mistica dei testi canonici delle grandi religioni. La
rivelazione originaria della quale la comunità era fatta partecipe,
quella, per così dire, rivelazione pubblica sul Sinai, appare –
all'intendimento del mistico – come velata e non spiegata. Solo la
rivelazione segreta è per lui quella effettivamente aperta e
decisiva. Così dunque i testi canonici – come in fondo tutti gli
altri valori religiosi – vengono travolti nella corrente del
sentimento mistico e riformati"
(G. Scholem, Le grandi correnti
della mistica ebraica, Einaudi,
Torino, 201111,
p. 22)
V'è un sottile filo che collega la religione ufficiale con i suoi sottoboschi culturali: la diversità di sensibilità nel vivere l'esperienza religiosa nel quotidiano.
Accade così che la "domanda" religiosa necessiti di ulteriore materia da poter consumare, reinterpretando anche i contenuti, e valori, canonici al fine di soddisfare l'anelito dell'anima che si sente ghermita tra il proprio desiderio di unione mistica e l'attuale dispersione nel regno del finito.
Scholem descrive, pertanto, una tendenza che è possibile riscontrare in quasi tutte le grandi religioni del mondo, in modo particolare presso le religioni rivelate.
Attualmente, peraltro, la tendenza mistica, risorgente ai nostri tempi, anche se in forme, diciamo, "fai da te", è in grado, in qualità di strumento analitico, di render conto dei fenomeni "settari" e "esoterici" che sembrano prendere così tanto piede.
La ragione è semplice: l'insoddisfazione nei confronti della mediazione, e del conseguente, differimento, tra azione e suo risultato, che la pratica religiosa, diciamo, "ufficiale" impone al fedele. Ma la frettolosità che connota i tempi odierni mal di acconcia con questo modo, diciamo, "canonico" di vivere la sete d'infinito.
Alessandro Pizzo
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