"Siamo i pastori degli alberi, noi vecchi Ent. Ma ormai siamo rimasti in pochi. Le pecore diventano simili ai pastori, e i pastori alle pecore, dicono; ma è un processo lento, e né le une né gli altri restano al mondo per molto tempo. Invece per gli alberi e gli Ent accade molto più rapidamente, ed essi attraversano i secoli insieme [...] hanno molto degli Uomini, essendo più mutevoli degli Elfi, più veloci nel cambiare aspetto esterno, direste voi. E forse sono migliori sia degli uni che degli altri, poiché sono assai costanti nei loro pensieri e intenti"
(J. R. R. Tolkien, Le due torri, Bompiani, Milano, 2007, p. 80)
La metafisica tolikiana prende qui forme suggestive: con l'occhio rivolto all'umanità in genere, si indica la meta cui tendere, il modello cui conformarsi per trarne profitto, la secolare calma e ponderatezza degli Ent, veri e propri pastori dell'Essere, coloro i quali, per dirla con Heidegger, hanno il massimo privilegio di udire le voci dell'Essere nelle radure, e di poter, quindi, corrisponderne l'appello.
(immagine tratta da: http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSaVDoawKbtlHFcYEeAo6nL63USvogEJ2jE82wO-NCdW17ivsKipo6-Aqdphw)
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