"A muovere il tutto è stata la necessità di promuovere la qualità dell'azione amministrativa a fronte di una generale insoddisfazione del Paese nei confronti di un apparato burocratico e centralistica, autoreferente e macchinoso"
(N. Capaldo - L. Rondanini, Il sistema italiano di istruzione e formazione. Memoria, progetto e nuovi compiti, Erickson, Trento, 2013, p. 253)
Questo è sicuramente vero.
Tuttavia mi chiedo: come mai tale processo si è dovuto necessariamente realizzare nelle movenze di una precisa serie di compressione e progressiva eliminazione delle tutele del dipendente?
Il problema è il seguente: modernizzare il sistema di istruzione prevedeva come unica possibilità peggiorare le condizioni di lavoro dei pubblici dipendenti?
E se vi erano anche altre opzioni, comunque attivate dal medesimo processo, come mai solo questa si è verificata? Si è trattato di un caso o di una decisione politica?
Enigmi interrogano l'oscurità ...
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