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Sì, avevo promesso di non occuparmene, ma sbollita l'amara sorpresa della plurima bocciatura nelle procedure per l'ASN della tornata 2012, ho pensato di stendere le seguenti due o tre brevi considerazioni. In realtà, non ce ne sarebbe bisogno, dato che un commento "a caldo" l'avevo già steso nella prefazione al mio ultimo volume "Parva Logicalia" alle pagine 4 e 5.
Ma "a freddo" penso sia possibile aggiungere qualcosa ad integrazione, mica a ritrattazione, sull'opacità dell'intera operazione di valutazione dell'idoneità scientifica dei candidati.
Dicevo, bocciatura plurima. Infatti, sono stato bocciatoi in tutti e quattro, mi pare, settori scientifici disiciplinari per i quali avevo presentato, ingenuamente, candidatura. Compiendo una sintesi dei vari giudizi negativi, estrapolo i seguenti elementi, vagamente comuni:
1. carattere introduttivo e/o ricostruttivo delle pubblicazioni:
2. carattere poco originale delle pubblicazioni;
3. impatto trascurabile nel mondo accademico (numero di citazioni);
4. mancanza di ruoli pregressi e/o attuali nel mondo accademico (contratti di docenza; assegni di ricerca; funzioni di ricercatore; etc.);
5. superamento di due mediane su tre (con punteggio finale calcolato sulla base del numero di pubblicazioni ricadenti in specifiche categorie bibliografiche, con eccezione delle riviste di fascia A).
Sull'elemento 1 mi pare ridicolo aggiungere altro: un giudizio soggettivo, e non oggettivo, non può che non poter essere valutato ulteriormente. Peraltro, quanti accademici non hanno prodotto opere introduttive a determinati temi o di ricostruzione degli stessi? Per i valutatori della tornata 2012 è un difetto, non un merito.
Sull'elemento 2 trovo delle difficoltà. Quando una pubblicazione è poco originale? Forse quando s'inserisce all'interno di un serrato dibattito? Oppure quando si omette di citare altri autori e si finge che quel che si dice sia opera propria, peraltro originale? E se anche fosse, sino a che punto è lecito "copiare" senza dichiararlo? La scientificità di un lavoro andrebbe premiata, e non punita con la votazione di "scarsa originalità", no? Ma v'è un retro-pensiero che proprio non riesco a reprimere, e cioè: per dire che un'opera è originale ci vuole il serio e paziente impegno di lettura e valutazione, che significa leggere a fondo la pubblicazione e collegarla con i luoghi imprescindibili dell'argomento diretto e, sullo sfondo, al settore scientifico di riferimento. Ora, se tutto ciò non viene fatto e ci si limita a dire che la pubblicazione è "poco originale" mi vien da pensare che non vi siano stati né lettura né valutazione e che i revisori si siano limitati a scorrere "superficialmente" la/le pubblicazione/i, giungendo infine, in ciò influenzati dalla mancata conoscenza pubblica del correlativo autore, alla sentenza di "poca originalità". Non è così? Non è probabile che sia accaduto proprio così? Peraltro, ciò mi induce anche a pensare, data la mole di candidature, che i commissari siano andati dritto agli autori che conoscevano, per sentito dire, per averne letto in passato qualcosa, o che conoscevano direttamente per i loro trascorsi universitari oppure conosciuti "per presentazione" proprio in vista delle suddette procedure ASN. E che tutti gli altri siano stati scorsi con sufficienza e/o fastidio. Così, i primi sono stati tenuti in maggior considerazione mentre tutti gli altri in qualche modo andavano eliminati. Intendo dire che, almeno nel mio caso, il giudizio sia più una giustificazione ex post della valutazione collegiale indirizzata da due considerazioni generali: a) "chi è questo qua?"; e, b) "cosa ha scritto questo qua?". E il non trovare riscontri ha condotto al giudizio negativo che, però, andava, e solo successivamente, motivato. Ecco, allora, profilarsi lo strumento sempre utile, in una valutazione non trasparente e del tutto personale, della "mancanza di originalità". E chi, specie un valutato, può contestare un simile giudizio? Semplicemente non può. E difatti, pur essendo tentato, non ho fatto ricorso, proprio avrei voluto evitare altro ridicolo dopo tanto discredito gratuito.
Veniamo al punto 3, però. Avendo davanti circa 60 pubblicazioni, tra monografie, articoli e recensioni, del sottoscritto, i valutatori hanno fatto ricorso allo strumento meritocratico per eccellenza: il numero di citazioni dell'autore e/o delle sue opere. Scoprendo così che il sottoscritto non ne ha molte, solo due o tre di due opere. Bene, allora il suo impatto è trascurabile, che parliamo a fare ancora? Tutto bene, si potrebbe concludere, perché mi dolgo? Non ci si lasci abbagliare dall'ingenuità dello strumento "publish or perish" (o Google Scholar, se più aggrada) perché al di là dei numeri di punteggio ("rank") non dice proprio nulla sul reale impatto dell'autore. Ma restiamo legati alla procedura in questione. Io scarso impatto. Altri candidati idonei impatti pure minori al mio. Io bocciato, Loro idonei. Come mai? Questo, vale a dire la discrepanza di conclusioni a parità di condizioni, è quello che andrebbe motivato nei giudizi singoli, e non limitarsi a concludere, confortati dai numeri statistici, che l'impatto è trascurabile, ergo il candidato non è idoneo. Ma la cosa buffa è che se sottoponiamo gli stessi revisori, vale a dire i chiarissimi commissari, a loro volta luminari accademici nei vari settori scientifici disciplinari, si scopre che il loro impatto, registrato con i medesimi strumenti, è generalmente pari a 0, o giù di lì. Allora, la domanda diviene: la registrazione di un impatto zero è uno strumento dirimente oppure è uno strumento confortante di un giudizio già deciso (e sulla base di ben altre e certo più meschine considerazioni)? Penso che nessun commissario mi risponderà mai. D'altra parte, sono chiarissimi!
Sotto con il punto 4. Da più parti ci si lamentava della mia assenza dal mondo accademico. Lasciamo perdere le motivazioni di ciò, e concentriamoci solamente sulla seguente considerazione: in cosa vantare contratti pregressi o in corso avrebbe modificato l'esito della valutazione? Tocchiamo qui con mano, a mio sommesso parere, un neo del sistema universitario italiano. Infatti, l'attendibilità scientifica di X passa non tanto, o meglio non solo, per la sua produzione scientifica, quanto per il credito accademico che può vantare. Un credito maturato attraverso presentazioni, contatti informali, convegni ... tutte occasioni di visibilità vis - a - vi, io accademico conosco te giovane studioso ... Il resto, originalità, impatto, mediane, merito, passa in secondo piano! Se ti conosco e il mio caro collega, luminare di ...., garantisce su di te, perché non dovrei essere "leggero" nel valutarti? Ecco, dunque, lo scandalo delle procedure ASN: la cooptazione universitaria non solo è sopravvissuta al cambio di procedure di selezione ai ruoli universitari, ma è stata addirittura istituzionalizzata dietro il paravento delle procedure oggettive e occultata meglio dietro l'opacità della "trasparenza" gettata addosso a chi cerca informazioni. Poteva uno sconosciuto come il sottoscritto ambire a qualcosa di meglio, dato il sistema delle relazioni personali informali interno al reclutamento universitario? Sinceramente, no.
Punto 5. Quello che mi fa più rabbia. Supero due mediane su tre, con un certo punteggio complessivo, ma vengo bocciato, Idonei conseguono un punteggio inferiore al mio e non superano più di una mediana, promossi! Come mai? A caldo non capivo, ora, invece capisco. Tutto cristallino, chiarissimo! Stanti i punti 1 - 4, cosa importa più se X supera due mediane su tre mentre Y una su tre, piuttosto che tutte e tre? X è bocciato, tanto chi lo conosce o cosa ha fatto d'importante?, Y, invece, è promosso, e merita tutto il bene di questo mondo.
A conclusione, pertanto, di tali considerazioni urge aggiungerne ancora una soltanto. Ci sono amici che mi criticano per queste stesse considerazioni ("quale accademico ti vorrà mai un giorno dopo il veleno che hai sputato loro addosso?") ma da parte mia posso solo rispondere che: grazie a Dio, non ho bisogno di prostituire la mia lingua e la mia coscienza per ambire un dì ad un precarissimo posto universitario! Mi tengo la gloria vana dei miei lavori, con l'annessa coscienza pulita! Degli altri non mi curo!
post scriptum
a scanso di querele, non intendo certo dire che tutti gli idonei siano stati raccomandati o aiutati, ve n'erano pure di grande prestigio e davvero meritevoli, ma solo che nel mio caso singolo il giudizio è stato un tantino più severo della media generale. Tutto qui. E d'altra parte, se si ha la coscienza pulita, che fastidio possono dare le mie parole? Urla di risentimento di un povero mentecatto sfigato (e senza santi in paradiso)?