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mercoledì 21 marzo 2018

Il senso e la scuola



"Il sensemaking viene messo alla prova in modo estremo quando le persone si trovano a vivere un evento talmente poco plausibile nel suo accadere che esitano a raccontarlo per paura di non essere credute"

(Karl E. Weick, Senso e significato nell'organizzazione. Alla ricerca delle ambiguità e delle contraddizioni nei processi organizzativi, Raffaello Cortina, Milano, 1997, p. 1)


(url: https://www.solutionsiq.com/wp-content/uploads/2016/09/WeickKarl-e1473286217684.jpg)


Trovo questo incipit davvero illuminante dal momento che sintetizza in maniera efficace, oltre che del tutto convincente, il paradosso che i docenti vivono nella scuola di oggi.

Infatti, al di fuori delle mura degli edifici scolastici poco o nulla si sa della vita organizzativa delle scuole. E la ragione di ciò è semplice, per quanto non sia anche paradossale: i docenti non raccontano i propri vissuti perché renderebbero conto di eventi talmente implausibili nel loro avere luogo da risultare non credibili. Ragion per cui, i docenti preferiscono tacere onde evitare di non essere creduti.

Eppure, a mio sommesso avviso, dovremmo uscire da questo equivoco e da queste paure, e render conto della vita scolastica per quella che è effettivamente, ovvero un contenitore impossibile di eventi tanto implausibili quanto reali! Solo così facendo, forse, o almeno mi auguro, renderemo un buon servizio alla collettività, rendendole nota l'effettiva condizione in cui versa la vita scolastica in quanto struttura organizzativa che eroga il servizio pubblico di educazione e formazione ...

Ne tengo conto in vista di un progetto editoriale futuribile!

domenica 12 giugno 2016

Zambrano su pensiero e poesia #2

"La cosa del poeta non è mai la cosa concettuale del pensiero, ma complessissima e reale, la cosa fantasmagorica e vagheggiata, quella inventata, quella che ci fu e quella che non ci sarà mai. Vuole la realtà, ma la realtà poetica non è solo quella che c'è, quella che è, ma anche quella che non è; abbraccia l'essere e il non-essere in ammirevole giustizia caritativa, giacchè tutto, proprio tutto, ha diritto ad essere, finanche ciò che non ha mai potuto essere"

(M. Zambrano, Filosofia e poesia, Pendragon, Bologna, 2010, p. 45)

E qui Zambrano illumina le peculiarità del sentiero poetico, quello che diverge nettamente dalla filosofia, ovvero la tensione che possiede il poeta nello sforzo commovente e pietoso di voler cogliere tutto, il possibile con l'impossibile, la realtà con l'assenza, l'unità con la molteplicità ...

Il filosofo distingue e separa, il poeta include ed abbraccia tutto, anche quel che non è, quel che non fu, quel che non sarà mai ...

Ma non è forse questo l'anelito ultimo dell'umano, ovvero il tendere a quel Tutto che innerva ciascun essere?


(url: https://libros.com/files_ck/images/16296081788_389f573486_o.jpg)

lunedì 29 settembre 2014

Il disagio della (sub)cultura pentastellata ...

Facile e sempreverde è il fenomeno delle sotto - culture, oggi tanto brulicanti a causa di una marcato disagio socio-culturale a comprendere e a saper gestire la nostra realtà complessa e pluricentrata.

Comunque, per chi ha occhi per guardare ed orecchie per comprendere, è divertente scoprire in quanti modi diversi sia possibile sprecare la propria intelligenza. 

Qui un elenco parziale delle fantascemenze dei pentastellati! Buona lettura e buon divertimento, seppure amaro!


(url immagine: http://www.ideativi.it/public/Blog/tastobufala.png)

domenica 3 novembre 2013

Realtà vs. reale



"La differenza tra reale e realtà spiazza il carattere rigidamente separativo di questa opposizione. Cosa è in gioco nel porre il problema della differenza tra realtà e reale? La realtà è la realtà del mondo, la realtà effettuale sulla cui esistenza nessuna – nemmeno l'ermeneuta nichilista più efferato – può dubitare. La realtà di una ciabatta nella stanza o della pioggia che cade sono fatti in sé, esterni, non sono né nella mia coscienza, né nel mio inconscio, né frutto di una interpretazione. La realtà ha le caratteristiche della permanenza e della regolarità indipendente dalla mia volontà, le quali, come mostra anche la psicologia evolutiva, vengono acquisite solo a un certo punto dello sviluppo cognitivo del bambino"

(M. Recalcati, Il sonno della realtà e il trauma del reale, in M. De Caro – M. Ferraris (curr.), Bentornata realtà. Il nuovo realismo in discussione, Einaudi, Torino, 2012, p. 196)

Eh, il mio caro non - realismo, il gioco si fa duro!

venerdì 5 luglio 2013

Aurea mediocritas

"la nostra conoscenza non concerne una presunta realtà in sé caratterizzata attualmente da un certo insieme di predicati inaccessibili al soggetto conoscente, ma la realtà da un certo punto di vista, vale a dire alla luce di quei predicati che la realtà manifesta a noi proprio per il fatto che, nella sua considerazione, assumiamo un determinato punto di vista. Così concepita la realtà […] presenta una struttura di tipo disposizionale, ossia non è caratterizzata da sole proprietà attuali […] ma è tale da manifestare certe proprietà solo se si realizzano le condizioni conoscitive relative all’assunzione di un determinato punto di vista. Naturalmente questa visione presuppone che non tutte le proprietà della realtà abbiano un carattere disposizionale, ma che certe modalità strutturali delle cose in quanto ci appaiono siano anche modalità strutturali del loro essere"


(S. Galvan, Non contraddizione e terzo escluso. Le regole della negazione nella logica classica, intuizionista e minimale, Franco Angeli, Milano, 1997, p. 156)


Forse la via terza rispetto ai nuovi realisti e agli irriducibili debolisti, il punto di contatto tra la dura realtà materiale e la soffice rappresentazione concettuale ...

giovedì 2 maggio 2013

Cantami, o Diva, della vilipesa realtà


Bentornata realtà.


Ovvero l'oscena illusione dell'antirealismo.


Quel che rea dietro e che, per vari motivi, avevamo dimenticato.



Problema: come mai suscita tanta reazione additare un qualcosa che esista "là fuori" indipendentemente da noi e dalle nostre possibilità di conoscerlo?




A parole, tutto è pacifico e/o ameno e/o scontato, ma quando poi si passa alla giustificazione delle tesi, cominciano i problemi ...




Distogliamo, allora, lo sguardo dai finzionalismi e dalle retoriche postmoderniste e/o costruzioniste, e diciamo ad alta voce:



Bentornata realtà! (ovunque tu, per colpa nostra, fossi finita)



mercoledì 3 aprile 2013

Triangolazioni

"la coincidenza tra segni scritti e discorsi orali riduce le parole a cose, fa del linguaggio un mondo e apre la strada all’emergere dell’idea stessa di rappresentazione, in cui l’antico evento sociale linguistico si spezza in due mondi autonomi, un “mondo di segni”, il linguaggio, convenzionale e interpretato da “regole”, che si lascia “scrivere” e “parlare” e che deve riflettere un “mondo di cose”, sordo e muto, la realtà, che invece si lascia “rappresentare”"

(L. Borzacchini, Il computer di Platone. Alle origini del pensiero logico e matematico, Edizioni Dedalo, Bari, 2005, p. 71)



L'importanza della semiotica è qui non trascurabile, e nemmeno per l'interesse proprio della logica la quale, primariamente, quanto inevitabilmente, si trova nel mezzo del guado tra pensiero e realtà, alle prese con quello strumento imperfetto che è il linguaggio.



Scivolando ora verso l'uno ora verso gli altri due angoli, la logica percorre del tutto i vertici progressivi del cosiddetto triangolo semiotico il quale descrive, ed esprime altrettanto bene, l'intera esperienza umana interna al mondo, sia pure nei termini di polarizzazioni differenti: 1) mente; 2) realtà; e, 3) linguaggio.



Rispettivamente, non tre mondi diversi, ma tre maniere complementari di rappresentare ordini differenti di oggetti: a) i pensieri; b) le cose; c) le enunciazioni.



Tanto (a) quanto (b) e (c) non fanno altro che fornire descrizioni possibili di enti diversi, siano essi attinenti alla mente, alla realtà oppure al linguaggio stesso.



Forse, la semiotica, più che essere una teoria dei segni, probabilmente incompiuta, e per forza di cose proprio così, appare essere lo strumento non della conoscenza delle cose del mondo, ma della loro interpretazione.



E questo tanto basta per liquidare le pretese postmoderne di sostituzione della realtà con la finzione, o della riduzione della prima alla seconda: per interpretare, e costruire, mondi, bisogna prima conoscere il mondo, averne cioé conoscenza.



Questo, ovviamente, indipendentemente dal fatto che comunque la conoscenza sia un processo attivo, e non passivo, di accesso al mondo e alle informazioni che se ne possono derivare.







(immagine tratta da: http://www.google.it/url?sa=i&source=images&cd=&cad=rja&docid=nLlLunji2ZB3cM&tbnid=XhHYIeXk6LCKZM:&ved=0CAgQjRwwAA&url=http%3A%2F%2Fwww.wikideep.it%2Flouis-hjelmslev%2F&ei=gDpcUZi0BIX74QT704HADg&psig=AFQjCNEk_yjViI6pTZYTjeamuY7HHyBOyg&ust=1365085184186877)



Alessandro Pizzo

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lunedì 4 marzo 2013

Bentornato Parmenide, oh caro vecchio!



Siamo debitori nei confronti di Parmenide, tanto rispetto al suo apporto alla filosofia occidentale quanto nei confronti della sua elaborazione culturale in merito agli usi del verbo essere. È vero che, generalmente, in filosofia le due cose vanno di pari passo, ma è bene in questa sede, almeno preliminarmente, tenerle separate al fine di far evincere al meglio la particolarità della novità speculativa costituita da Parmenide nei primi travagliati vagiti della riflessione filosofica occidentale.2 D'altra parte, come diverrà più chiaro in seguito, ci riferiamo al filosofo eleate come all'autore di una vera e propria "svolta ontologica", tanto rispetto ai filosofi precedenti quanto rispetto ad una data maniera di concepire il "mestiere" filosofico, il "fare filosofia", il pensare alla realtà circostante.




(continua a leggere)





(immagine tratta da: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/20/Sanzio_01_Parmenides.jpg)



Alessandro Pizzo

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mercoledì 17 ottobre 2012

Soggetto ... pensiero ... e realtà!


Rispetto alla verità i concetti e le filosofie hanno spesso l’effetto di reti lacerate da cui l’animale è fuggito. Le teorie del soggetto sono questa rete; in qualsiasi modo intessuta, essa resta il mezzo più idoneo per accostare la realtà

(S. Natoli, Soggetto e fondamento. Il sapere dell’origine e la scientificità della filosofia, Feltrinelli, Milano, 2010, p. 56)

Ma l'accostamento equivale alla comprensione?


(immagine tratta da: http://festafilosofia.xoom.it/virgiliowizard/sites/default/files/sp_wizard//usr/natoli.jpg)