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lunedì 26 agosto 2013

Amico, che grana che sei!

"A friend leaves me with a gun, saying that when he calls. He arrives in a distraught condition, demands his gun, and announces that he is going to shoot his wife because she has been unfaithful. I ought to return the gun, since I promised to do so – a case of obligation. And yet I ought not to do, since to do so would be to be indirectly responsible for a murder, and my moral principles are such that I regard this a wrong. I am in an extremely straightforward moral dilemma, evidently resolved by not returning the gun"

(E. J. Lemmon, Moral Dilemmas, “The Philosophical Review”, 2, 1962, p. 148)

Lemmon enuncia quello che la letteratura deontica chiama, e non a caso visto da chi, a sua volta, lo riprende anche il logico statunitense, "paradosso di Platone", benché, ovviamente, sarebbe più corretto chiamarlo "dilemma di Platone".

Ad ogni modo, esprime appieno la condizione propria di (quasi) tutti i dilemmi morali:


  1. due opposte possibilità fattuali;
  2. due opposte possibilità normative;
  3. due opposti corsi d'azione;
  4. impossibilità di mandarli ad effetto le due possibilità fattuali o le due possibilità normative o di realizzare i due opposti corsi d'azione;
  5. incapacità da parte del soggetto di optare per uno o per l'altro corso d'azione;
  6. inazione finale come risultato di (4) e (5);
  7. sensazione normativa comunque che spinge il decisore a compiere una scelta.

    Se fossimo nei panni di Platone, cosa faremmo? Restituiremmo la pistola oppure no?

    (per una più estesa ricognizione sul 'dilemma', vedi il mio recente post: http://alessandropizzo.blogspot.it/2013/08/intorno-al-dilemma.html)

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