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domenica 27 settembre 2015

Note sulla contraddizione

Finalmente pubblicato il mio ultimo articolo sulla contraddizione.



Al seguente link l'articolo completo (in formato pdf).

Buona lettura!

giovedì 17 settembre 2015

Un discorso jobico

"Il libro di Giobbe non è un testo di antropologia del dolore […]; non è un manuale di teodicea […]; non è un saggio etico sulla pazienza […]. Siamo, invece, in presenza di un discorso sulla fede autentica che esige il superamento di ogni concezione «economica» del credere, così come propongono le teorie retributive degli amici […]. La fede è libertà e non risponde a canoni schematici di giustizia e di ricompensa e di logica immediata"

(G, Ravasi, Questioni di fede. 150 risposte ai perché di chi crede e di chi non crede, Mondadori, Milano, 2010, pp. 159 – 160)

Cosa ci dice la narrazione biblica su Giobbe? Che fosse un bestemmiatore? Che fosse un peccatore? Che subisse ingiustamente disgrazie gratuite? Che non fu capito né da moglie né da amici? Cosa ci dice veramente?

Giobbe rappresenta in chiave lirica la dimensione stessa dell'umano, quel che siamo tutti noi, vale a dire uomini tentati dalla fatica di abitare questo mondo pur dovendo non distogliere mai lo sguardo dal ponte che collega questo opaco atomo del male al mondo di là ...

Le prove della vita abilitano la libertà nell'esperienza di fede jobica sino al punto di entrare in dialogo diretto con Dio, e, nello scambio vivo di battute e parole, riuscire a trovare lenimento per le proprie sofferenze terrene, consolazione per le proprie tribolazioni, incontro con la persona divina, al di là dei propri miseri dubbi, al di là della gretta tentazione mondana della moglie, al di là dello sterile correlare punizione a colpa commessa da parte degli amici ...

Giobbe esperisce sulla propria carne l'esperienza del malum mundi, ma non per questo la sua fede viene meno.

E di questa fedeltà trova premio presso Dio.

sabato 12 settembre 2015

Tra il "prima" e il "dopo" c'è il presente ...

"Il pensiero ebraico dopo Auschwitz è stato costretto ad interrogarsi su Dio e a cercare nuove categorie per situarsi nella storia. Hitler ha costretto gli ebrei a «pensare Dio», e a pensarlo come un problema. Li ha costretti a pensare alla propria diversità. E a mettersi alla ricerca di categorie diverse da quelle che Auschwitz ha corrotto: una nuova navigazione per metafore è richiesta, perché solo la metafora e il simbolo permettono di trasmettere la «parola segreta» dei sei milioni di ebrei uccisi, di reggere il silenzio di Dio davanti ai forni crematori, di dire l'indicibile e pensare l'impensabile"

(M. Giuliani, Auschwitz nel pensiero ebraico. Frammenti dalle «teologie dell'Olocausto», Morcelliana, Brescia, 1998, p. 31)

mercoledì 9 settembre 2015

Profili della scuola di oggi ... 10

"I dirigenti scolastici si trovano al centro dei complessi meccanismi della sussidiarietà verticale e orizzontale. Da un lato, rappresentano la prima linea nella gerarchia manageriale dell’apparato burocratico ministeriale, dall’altro dovrebbero porsi come punto di riferimento delle politiche di sviluppo locale che vedono coinvolta la scuola quale autonomia funzionale tra stato e società civile.
Trovandosi al crocevia di continue pretese riformatrici, subendo direttamente gli effetti delle politiche di tagli alla spesa pubblica, vivendo le contraddizioni di una governance che oscilla opportunisticamente tra accentramento e decentramento, sottoposti in prima linea alle complesse dinamiche di una società multiculturale, sotto la pressione di crescenti e variegate attese provenienti dalle famiglie e dalle comunità locali, i dirigenti scolastici rappresentano la figura singolarmente più importante per indirizzare realisticamente i processi di cambiamento della scuola"

(A. Paletta – L. Peccolo – C. Boracchi – C. Bonaglia, Introduzione, a: A. Paletta, Scuole responsabili dei risultati. Accountability e bilancio sociale, Il Mulino, Bologna, 2011, pp. 10 - 11)

Verrebbe da commentare "poverini!", ma se si pensa a chi manda avanti il lavoro "sporco" e a chi dovrebbe giovarsene, gli alunni, non si può che concordare sulla sintetica analisi iniziale, anche se, e chissà per quale oscuro motivo, è sempre orientata benevolmente nei confronti del (povero) dirigente scolastico di turno ...

E tutti gli altri attori che compongono la comunità scuola?

L'impressione è sempre la solita, vale a dire che quando esterni decidono di occuparsi di 'scuola', lo fanno concentrandosi esclusivamente sull'impressione generale e di sistema, in genere 'falsa', che quest'ultima offre di sé, peccando tanto di superficialità accademica quanto di miopia analitica e ipermetria dirigenziale.

Ma si sa come funziona: chi non sa fare, insegna, e chi non sa insegnare, ricerca e valuta come insegnano gli altri ...


(url immagine: http://www.wholeheartedleaders.com/wp-content/uploads/2015/01/accountability-business.jpg)



lunedì 7 settembre 2015

Discorso agli ateniesi

"Pericle, Discorso agli Ateniesi, 431 a.C.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così"

(Tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36)

Un discorso ad alto concentrato di retorica e di leadership, ma non tanto dissimile o distante dalla retorica pubblica in uso nei nostri paesi!

Bisognerebbe riflettervi sopra!

giovedì 3 settembre 2015

Dubbio ...


In questo video la descrizione (?) del dubbio di Cartesio.





In realtà, la narrazione finzionale sembra introdurre a qualcosa d'altro rispetto al metodo del dubbio di Cartesio, vale a dire alla via al soggettivismo moderno che proprio il filosofo francese aprì. Infatti, sottoporre ogni esperienza al vaglio della propria persona non significa altro che anteporre il  all'intera realtà e concepire il soggetto come unico e superiore garante delle conoscenze umane.

Inutile, forse, aggiungere, che sappiamo bene cosa capitò in seguito al Nostro ...