"Il pensiero ebraico dopo
Auschwitz è stato costretto ad interrogarsi su Dio e a cercare nuove categorie
per situarsi nella storia. Hitler ha costretto gli ebrei a «pensare Dio», e a
pensarlo come un problema. Li ha costretti a pensare alla propria diversità. E
a mettersi alla ricerca di categorie diverse da quelle che Auschwitz ha
corrotto: una nuova navigazione per metafore è richiesta, perché solo la metafora
e il simbolo permettono di trasmettere la «parola segreta» dei sei milioni di
ebrei uccisi, di reggere il silenzio di Dio davanti ai forni crematori, di dire
l'indicibile e pensare l'impensabile"
(M. Giuliani, Auschwitz nel pensiero ebraico. Frammenti dalle «teologie dell'Olocausto», Morcelliana, Brescia, 1998, p. 31)
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