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domenica 11 agosto 2013

Via italiana alla modernità ...

"la secolarizzazione della società consumistica, quella appunto in cui l’Italia si è tuffata negli anni Sessanta e Settanta, è fuori di quel mondo di valori; non è una fase ulteriore di quella evoluzione, ma una rottura; essa può apparire perfino estranea, in certe sue espressioni, ad ogni mondo di valori, quasi un salto in un vuoto etico che non ha riscontro in altri momenti o aree geografiche della storia europea"

(P. Scoppola, La «nuova cristianità» perduta, Edizioni Studium, Roma, 19862, p. 142)

Si tratta della più lucida denuncia nei confronti degli esiti deplorevoli della "modernizzazione" in Italia la quale, beninteso, non è stata affatto adeguamento ai livelli di socializzazione dei paesi occidentali, ma l'assimilazione superficiale, ossia agli aspetti più deteriori ed esteriori, a questi ultimi.

La via italiana alla modernità, dunque, è stato il consumismo.

Una spasmodica maniera di costruzione della propria identità individuale consumando quanto più possibile, e non solo fuori di sé.

Il consumismo ha cioè consumato dal di dentro gli italiani, svuotandoli progressivamente di valori e procedendo in fretta a spostare la lancetta dei rapporti tra pubblico e privato in direzione di quest'ultimo, espropriando di conseguenza la dimensione comune, del collettivo, sempre più di ambito, di ruoli, di pertinenze.

Ma vediamo solo oggi quel che siamo diventati a seguito del vuoto etico prodotto dal consumismo. Resta da vedere, invece, se esistano via di fuga o possibili strategie di correzione, sia pure parziale, degli immani errori prodotti.


(immagine tratta da: http://books.google.com/books?id=3T0vAAAAYAAJ&printsec=frontcover&img=1&zoom=1&imgtk=AFLRE72JTKIXAxAgJSFgCRVHLX89fiLsmcCMKgHalaXWpbbbWi5-TjY5rgFcw5Hum1Ka32g4CwlcZxRRBV57m_TEbFAif2K8mpCKyxoJalKvXfhs4rhOSuE)

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