"Si
possono rintracciare almeno tre scuole di pensiero che considerano il verbo essere,
per così dire, il nome di tre concetti diversi, in stretta dipendenza con il
modo nel quale la linguistica loro contemporanea interpretava la natura del
linguaggio in generale: il nome del tempo, il nome dell’affermazione e il nome
dell’identità"
(A. Moro, Breve
storia del verbo essere. Viaggio al centro della frase, Adelphi, Milano,
2010, p. 26)
Così, almeno a quanto pare, l'evoluzione moderna del verbo essere dal greco antico mette capo a tre differenti, ma forse tra loro relate, declinazioni:
1. uso temporale;
2. uso assertivo;
3. uso identificativo.
Com'è possibile osservare, pertanto, e senza tema di confondere troppo le idee, l'essere verbale funge da (a) identificazione delle coordinate temporali; (b) identificazione della funzione assertiva; e, infine, (c) identificazione degli elementi costitutivi una stringa enunciativa.
Detto altrimenti, il verbo essere consente di dare un nome alla successione temporale, alle affermazioni e, dulcis in fundo, alle identità.
Pregevole, a mio avviso, l'utilizzo, in chiave chiarificatrice, della linguistica contemporanea al fine di render conto dei molti, ma sempre contemporanei, usi del verbo 'essere'.
(url immagine: http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcT8Dyc0peZE0RlZ5bYrKn2lOZrZDp577svp1dL7tty-z2M3sTQYyA)
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