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domenica 17 aprile 2016

Qui Zambrano, a te Antigone



"Antigone non si salva dal supplizio del fuoco, il supplizio dello spirito che si nutre solo di se stesso, nell'abisso della solitudine e dell'abbandono. Convertita in "cespuglio ardente", simbolo dello spirito creatore, griderà contro i suoi dei. Faccia a faccia con loro, fiammeggiante, li insulta e li smaschera; smaschera, più che la loro fallacia, il loro limite terribile: quello di essere forme. Gli dei greci possedevano tutte le bellezze e tutti i limiti della forma; è fallacia la loro bellezza e soprattutto la loro superficialità di fronte alla profondità del destino e delle sofferenze che i mortali erano costretti ad affrontare da soli, senza il loro aiuto e senza la loro compassione. Loro infatti, forme gloriose, non trascendevano. Erano l'opposto dell'uomo, creatura trascendente, non chiusa nella sua forma anche se prigioniera di essa. Gli dei rimangono fissi nelle loro forme, e da quelle non possono uscire; e gli dei greci sono per loro essenza incapaci di trascendere. Per questo tutti i personaggi poetici o reali che trascesero, come Antigone e Socrate si trovarono soli e portarono a compimento un'azione che non era nelle loro intenzioni: smascherare gli dei"

(M. Zambrano, All'ombra del dio sconosciuto. Antigone, Eloisa, Diotima, Pratiche, Milano, 1997, p. 86)



(url: http://www.glistatigenerali.com/wp-content/uploads/2015/01/Ant_gona_papeles.jpg)

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